Il made in Italy, nella fascia del lusso, è sempre un’eccellenza dell’industria dell’abbigliamento. Molto apprezzata sui mercati stranieri, dove la creatività degli stilisti italiani è riconosciuta e pagata a prezzi molto alti. Ma i nostri stilisti, e non solo loro, continuano a coltivare qualche vizietto molto poco sostenibile. Per esempio, l’acquisto di capi di abbigliamento e la lavorazione in aree del mondo dove non esistono né regole né tutele per i lavoratori. Oppure l’uso di pellicce animali per le loro linee. Secondo un’indagine a campione della LAV, tra i brand che partecipano alle sfilate della moda a Milano, ben sette continuano a produrre pellicce di animali. E precisamente si tratta di:
- Fendi
- Philipp Plein
- Antonio Marras
- Calcaterra
- The Attico,
- Francesca Liberatore
- Husky
Hanno invece aderito alla scelta di produrre fur-free, ovvero senza utilizzare pellicce di animali come ermellini, visoni, visoni, conigli, scoiattoli, zibellini, i seguenti brand della moda:
- Ralph Lauren
- Tommy Hilfinger
- Coach
- Chanel
- Comme des Garçons
- Vivienne Westwood
- Hugo Boss
- Mickael Kors e Jimmy Choo
- Burberry
- Balenciaga
- Alexander McQueen.
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