Magistrati fuori ruolo ma con due stipendi

Nicola D’ Angelo, 47 anni, romano, è consigliere dell’ Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom). È un giudice del Tar del Lazio e dal 2005 si è messo in aspettativa per svolgere il suo nuovo compito istituzionale. Oggi percepisce più di 15 mila euro netti al mese ma, se avesse voluto, avrebbe potuto continuare […]

Nicola D’ Angelo, 47 anni, romano, è consigliere dell’ Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom). È un giudice del Tar del Lazio e dal 2005 si è messo in aspettativa per svolgere il suo nuovo compito istituzionale. Oggi percepisce più di 15 mila euro netti al mese ma, se avesse voluto, avrebbe potuto continuare a prendere anche lo stipendio da magistrato, circa 6.500 euro netti mensili. Lui, però, a differenza di altri, non ha voluto «cumulare». «D’ Angelo – dice Linda Sandulli, presidente dell’ associazione nazionale magistrati amministrativi – è l’ unico ad aver rinunciato spontaneamente alla doppia retribuzione». L’ unico su 21 solo tra i giudici del Tar e del Consiglio di Stato. Ma il fenomeno è assai più vasto. Magistrati fuori ruolo e col doppio stipendio: l’ argomento sarà trattato questa sera anche da Milena Gabanelli, conduttrice di Report, in onda su Rai Tre alle 21.30, in un’ inchiesta dedicata alle Authority (Consob, Isvap, Agcom, Antitrust…) e intitolata appunto «Il debole dell’ autorità». «Questi giudici vengono dal Tar, dalla Corte dei Conti, dal Consiglio di Stato – racconta la Gabanelli – Sono autorizzati, s’ intende: perché c’ è una legge (del 1973, ndr) che consente loro di essere collocati fuori ruolo». E così vanno a occupare i posti più disparati: nei vari enti, nelle Authority, alla Presidenza del Consiglio, diventano capi di gabinetto, capi dell’ ufficio legislativo di un ministero, segretari generali di una Regione. Sono decine i fuori ruolo con questo doppio stipendio e alla fine, in totale, arrivano a guadagnare ciascuno in media anche 300 mila euro lordi l’ anno. «E spesso sono sempre gli stessi – chiosa amara la conduttrice di Report – che fino a 75 anni, età in cui vanno in pensione, passano da una poltrona all’ altra, qualche volta portandosi appresso uno stipendio per un mestiere che non fanno più. Qui però la scure di Tremonti non è calata. E questo è uno scandalo, perché poi invece si vanno a tagliare i mille euro degli insegnanti di sostegno ai bimbi disabili…». Bernardo Iovene, di Report, ha intervistato tra gli altri Antonio Catricalà, il presidente dell’ Antitrust. «Il mio stipendio – dice Catricalà – è paragonato a quello del primo presidente della Corte costituzionale ed è di 500 mila euro e rotti. Ha avuto per l’ anno prossimo la decurtazione del 10 per cento e io penso che sia giusto…». Ma Catricalà – fa notare Report – si porta a casa anche i 9 mila euro netti al mese in qualità di fuori ruolo dal Consiglio di Stato. Perché lui non ha fatto come D’ Angelo. «Un sacco di volte abbiamo già chiesto, anche a Palazzo Chigi, una legge che vieti il cumulo, che elimini la doppia retribuzione – conclude Linda Sandulli -. Questi sì che sarebbero tagli considerevoli, sprechi eliminati, altro che l’ aliquota del 10 per cento prevista da Tremonti a partire da gennaio sui redditi più alti… Ma la verità è che nessuno ci ascolta, perché il sistema riguarda tutti i dipendenti pubblici. E dunque sono diverse le categorie (politici compresi, ndr) che lucrano due retribuzioni lavorando per un solo datore di lavoro, cioè lo Stato. Soldi pubblici, che sborsa Pantalone…».

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