Ma Maroni non diceva: non esiste mafia al Nord?

Secondo l’ex ministro degli Interni e leader della lega, Roberto Maroni, la mafia al Nord non esiste, è solo un’invenzione del giornali. Eppure leggendo questa notizia, con i relativi dati, pubblicata sulla cronaca di Milano di Repubblica a firma di Alessia Gallione, sembra vero addirittura il contrario: siamo arrivati a un attentato ogni dieci giorni […]

Secondo l’ex ministro degli Interni e leader della lega, Roberto Maroni, la mafia al Nord non esiste, è solo un’invenzione del giornali. Eppure leggendo questa notizia, con i relativi dati, pubblicata sulla cronaca di Milano di Repubblica a firma di Alessia Gallione, sembra vero addirittura il contrario: siamo arrivati a un attentato ogni dieci giorni firmato dalle cosche. E l’ultima relazione del comune di Milano traccia la presenza delle ‘ndrine all’Ortomercato come una vera e propria "presenza storica". Qualcuno ricorderà che tutto iniziò con la descrizione degli affari delle mafie nel Nord Italia, fatta da Roberto Saviano alla trasmissione "Vieni via con me": Maroni rimase così indispettito, anche dalle accuse fatte alla Lega, che chiese di intervenire in tv per smentire lo scrittore. Tra la malafede e l’ignoranza, propendiamo per la seconda ipotesi a carico del leader del Carroccio: la prima, infatti, sarebbe una spiegazione troppo grave.

Nel mirino c’è Expo, con le sue gare milionarie. Ma non c’è bisogno di attendere quell’orizzonte per trovare la mafia a Milano. La mafia e i tentativi dei clan di infiltrarsi sono già lì, e non solo nei cantieri e nell’edilizia, ma anche nel tessuto commerciale e turistico. In una mappa della città che hanno tracciato gli esperti del sindaco mettendo in fila soltanto gli episodi più clamorosi, quelli finiti sui giornali dall’inizio del 2011: 53 tra incendi, intimidazioni, un omicidio. Quasi tre al mese. Uno ogni dieci giorni.

Expo rimane il sorvegliato speciale. Tanto che, è l’allarme del Comitato antimafia presieduto da Nando Dalla Chiesa (e composto da Umberto Ambrosoli, Luca Beltrami Gadola, Giuliano Turone) che ha presentato al sindaco il suo primo rapporto semestrale, c’è il timore che se le “famiglie” trovassero davvero una barriera, potrebbero arrivare a «reazioni anche sanguinose». Ma la violenza è già qui. «Perché la ‘ndrangheta ha avvertito Dalla Chiesa è cresciuta indipendentemente da Expo». È in quella mappa che abbraccia l’hinterland e che dalla periferia della città arriva al suo cuore dove, neanche due settimane fa, è bruciato Ciardi, ristorante a due passi dal Duomo. Perché sono proprio gli incendi, 39 nell’ultimo anno e mezzo, la spia più preoccupante. La mafia ha lasciato il suo marchio quasi ogni dieci giorni in 17 mesi. E lo ha fatto allungando l’ombra non solo su settori tradizionali come l’edilizia, ma verso il commercio e il turismo, dove la presenza è più alta che nel resto d’Italia e il monopolio della ‘ndrangheta è spezzato da camorra e Cosa Nostra. Una relazione che, per Giuliano Pisapia, «purtroppo conferma la presenza del fenomeno mafioso e l’aumento di intimidazioni».

IL COMMERCIO, IL TURISMO, GLI ALBERGHI. È cresciuto soprattutto lì, l’interesse della criminalità organizzata, in questa fetta di “mercato” che dà anche la possibilità di riciclare denaro: negozi, alberghi, ristoranti. Secondo una ricerca di Transcrimine, se queste voci rappresentano a livello nazionale il 28% degli “investimenti” mafiosi (al primo posto in Italia le costruzioni), in Lombardia si supera il 50% delle confische. Ci sono gli incendi a denunciarlo. E non solo: «Sono state segnalate al comitato dicono gli esperti presenze e movimenti sospetti e di una certa intensità nelle zone del Ticinese, di corso Garibaldi, di via Washington e di Bruzzano». Una prima misura potrebbe essere l’incrocio dei dati che il Comune avvierà con il database “antievasori”. Anche se il Comitato si augura che, per le licenze commerciali, i poteri del sindaco possano essere ampliati.

EXPO E CANTIERI. Hanno studiato, gli esperti. Anche con «audizioni di testimoni privilegiati», «informazioni riservate» e missioni. Come quella, a Torino, per capire le difese preparare per le Olimpiadi, «che è stata la constatazione purtroppo non hanno impedito del tutto le infiltrazioni». Ai cantieri, e in generale ai sistemi d’appalto, è dedicato un capitolo. Conclusione: per Expo servono sopralluoghi anche di notte. E servono più uomini, gruppi interforze. Ma è partendo dai protocolli di legalità che arriva l’allarme: se i “soggetti esecutori” del 2015 «dovessero creare problemi alle “famiglie” attenendosi scrupolosamente agli impegni presi con il protocollo di intesa, sarebbero del tutto prevedibili le reazioni violente, e anche sanguinose, dei gruppi mafiosi interessati». Ecco, quindi, l’appello: bisogna essere presenti sui cantieri per vigilare, e chi gestirà i lavori e realizzerà Expo non può essere lasciato «solo a subire le rappresaglie criminali».

L’ORTOMERCATO E I CONTROLLI. I riflettori restano puntati sull’Ortomercato dove si registrano «presenze storiche». Da via Lombroso arriva una denuncia forte: «Risultano essere intervenuti in difesa di operatori fuorilegge il direttore di un telegiornale nazionale, un importante esponente politico e un consigliere comunale. Così come è risultato che le ispezioni della Polizia locale fossero, almeno presso alcuni locali notturni, preannunciate da elementi del personale dipendente, anche al di fuori delle più note zone della movida». È anche per questo che il Comitato consiglia al Comune «di avviare un processo di selezione e formazione di contingenti scelti per qualità morali e professionali con cui garantire l’esercizio dei controlli di polizia locale, evitando che si possa accedere a questa funzione cruciale anche per effetto (come il Comitato ha appreso) di raccomandazioni politiche o sindacali, in almeno un caso dimostratesi il cavallo di Troia degli interessi ‘ndranghetisti».

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