Lotta agli sprechi, Premi alle buone idee

Perché un premio Non sprecare? Perché con il sito www.www.nonsprecare.it abbiamo pensato che fosse giusto riconoscere e valorizzare le buone pratiche orientate a capovolgere un paradigma del tempo contemporaneo, lo spreco appunto, con le sue insopportabili ingiustizie, con un Nord e un Sud del mondo sempre più distanti. Con l’aiuto di una giuria (della quale […]

Perché un premio Non sprecare? Perché con il sito www.www.nonsprecare.it abbiamo pensato che fosse giusto riconoscere e valorizzare le buone pratiche orientate a capovolgere un paradigma del tempo contemporaneo, lo spreco appunto, con le sue insopportabili ingiustizie, con un Nord e un Sud del mondo sempre più distanti. Con l’aiuto di una giuria (della quale fanno parte  Lucio Cavazzoni, Sergio Estivi, Cristina Gabetti, Jacopo Giliberto, Enrico Giovannini, Mons. Vincenzo Paglia, e Tristram Stuart) alla fine del prossimo mese di ottobre premieremo, all’interno del programma del Festival della Scienza a Genova, il personaggio, l’associazione, la scuola  e l’azienda che si sono impegnati nel ridurre lo spreco e hanno trovato una soluzione percorribile da tutti.

La lotta allo spreco quotidiano e automatico non può però essere delegata, con un cinismo pari alla rassegnazione, a un manipolo di uomini e donne coraggiosi, mentre noi alziamo le mani e ci arrendiamo. Per Non sprecare abbiamo bisogno di riscoprire il piacere di cose semplici, come la leggerezza della sobrietà, per esempio, con la quale noi italiani in un recente passato abbiamo cavalcato l’onda lunga del boom economico, della crescita e dell’approdo al regno dei paesi ricchi. Oppure come l’arte della manutenzione, che significa innanzitutto riconoscere il valore delle cose, prima di eliminarle con l’alibi dell’usura del tempo che copre, attraverso una finta necessità, l’ingiustificata rincorsa all’inutile, al superfluo. Non sprecare, lo ha spiegato bene il cardinale Dionigi Tettamanzi, è un antidoto, genuino e salutare,  all’indifferenza. «Chi non spreca vede anche l’altro» mi ha detto l’arcivescovo di Milano. E, aggiungo, chi non spreca ha una possibilità in più di cogliere l’occasione, partendo da piccoli gesti, di pensare in grande a un’umanità meno avvilente per le contraddizioni e gli squilibri che noi alimentiamo con il nostro stile di vita. Non sprecare può significare perfino la scoperta di una bussola per uscire sul serio dalla crisi, derubricandola dalle leggi della statistica e dell’economia e afferrandola come un’autentica opportunità di cambiamento. Non sprecare è un dittico che se, per un miracolo della ragionevolezza, riuscissimo a sfilare dalla penombra delle buone azioni di minoranze attive, potrebbe diventare presto, per tutti, una nuova scelta di libertà, dalla schiavitù del possesso esagerato e inutile, e di responsabilità di fronte a una gigantesca umanità di ultimi, abbandonati al loro destino, che non saranno mai primi su questa Terra. In  fondo, basta veramente poco per non gettare un pezzo di pane in un cestino, anche se talvolta le decisioni più a portata di mano, sono quelle che prendiamo meno in considerazione. Basta poco, ma può significare tanto.

 

 

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