Il Ministro delle Piccole Opere è sempre indaffarato, alle prese con i tanti provvedimenti che rendono la nostra vita quotidiana migliore e che spesso la politica tradizionale dimentica, imbarcandosi in opere faraoniche che nel migliore dei casi sono costosissime e nel peggiore anche inutili.
Il Ministro delle Piccole Opere ancora non esiste, se non nell’immaginazione di Marco Boschini, il coordinatore dell’Associazione nazionale dei Comuni Virtuosi, che ne ha scritto sul suo blog. Una provocazione, certo, ma non solo, perché le azioni che questo Ministro dovrebbe compiere sono in fondo quelle che già oggi hanno intrapreso molti tra i Comuni Virtuosi, una rete di enti locali impegnati nella promozione, dal basso, di nuovi stili di vita e nuove forme di politica. «Faccio un ragionamento molto pratico», spiega Boschini «negli ultimi vent’anni in Italia i comuni sono stati svuotati di risorse, funzioni e servizi, ma caricati di molti problemi. Eppure, ciò nonostante, molti hanno promosso tante azioni importanti: avremmo un gran bisogno di un Ministro che le estendesse a tutta la nazione».
Boschini conosce bene questi temi, cui ha dedicato anche il libro scritto insieme a Michele Dotti L’Anticasta: l’Italia che funziona. Su quali progetti dovrebbe cominciare a lavorare il suo Ministro? «Mettere in sicurezza il territorio è la priorità, perché i disastri sono all’ordine del giorno: una serie di tante piccole opere che messe insieme farebbero una Grande Opera. Poi dovrebbe dedicarsi alla rete idrica: si parla tanto di acqua come bene comune ma non si fanno investimenti né manutenzione da decenni. Va fatto un lavoro enorme, anche sotto il profilo energetico: un piano di riqualificazione di tutti gli edifici pubblici creerebbe occupazione, ridurrebbe l’impatto ambientale, e si ripagherebbe grazie ai risparmi energetici futuri». Una risposta a una politica dove si fanno molti progetti costosi, che spesso rimangono solo in fase embrionale, ma che danno visibilità e consenso, perché come recita la massima di Lao Tzu “fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce”. Il Ministro delle Piccole Opere, per Boschini, naturalmente farebbe anche meno inaugurazioni: «non inaugura, ma aggiusta. Non collauda, ma ripristina».
Anche il suo rapporto con i cittadini è opposto a quello di molti politici: Boschini scrive che «il suo primo compito è osservare, il secondo ascoltare, il terzo condividere. Parla anche molto, s’intende. Ma con la gente, non con le televisioni». Può spiegare meglio? «Bisogna sempre dialogare con le istituzioni locali, con le comunità e i cittadini interessati dai progetti. Non si può avere la presunzione di conoscere gli aspetti legati alle conseguenze di un’opera meglio di chi vive in quella realtà. Il mio Ministro parla con i cittadini, più che con le multinazionali, le banche e i costruttori. E siccome meno filtri ha, meglio è, entra in contatto con le persone viaggiando sui mezzi pubblici».
I candidati per una carica così prestigiosa ma impegnativa potrebbero essere molti, perché a dispetto di un pensiero disfattista molto diffuso, ci sono molti politici che praticano un’ottima amministrazione a testa bassa e lontano dai riflettori: «Tanti sono i compagni di viaggio dei Comuni Virtuosi», prosegue Boschini, «persone concrete, umili, piene di buon senso e di spirito di servizio, che amministrano il bene pubblico come la propria famiglia. Se devo fare un nome, il primo che mi viene in mente è Ezio Orzes, Assessore all’Ambiente nel comune di Ponte nelle Alpi, (provincia di Belluno) che in un paese normale opererebbe già a livello nazionale: per citare solo due provvedimenti tra gli altri, Ponte nelle Alpi ha raggiunto quasi il 90 percento di raccolta differenziata in due anni e ha ridotto del 30 percento i costi dell’illuminazione pubblica».
Viene da chiedersi se i cittadini creerebbero consenso intorno a questo Ministro delle Piccole Opere, visto il disincanto, ma anche la disinformazione e il disinteresse che avvolgono il rapporto tra politica ed elettori. Molto spesso sono proprio gli elettori a premiare i peggiori e a non dare fiducia ai migliori. Tutti si indignano davanti a scandali e sprechi, ma non molti decidono di conseguenza. «È vero, la protesta di solito ha una durata breve, ma ci sono tantissime persone che non ne possono davvero più di questo modo di amministrare il bene pubblico», conclude Boschini, «Le piccole azioni concrete danno un consenso trasversale, questo è sicuro, lo vedo negli incontri settimanali che faccio in giro per l’Italia: il Paese è ricco di uomini e donne che, senza gridare, si impegnano per fargli cambiare direzione». In fondo il Ministero delle Piccole Opere c’è già: è fatto di queste persone.