L’Europa vacilla? Mettiamola in versi

L’Unione europea cerca uno scrittore, particolarmente dotato per la poesia lirica, che possa mettere in versi la Carta dei diritti fondamentali. La speranza dei promotori e’ che in tal modo il contenuto della Carta acquisti maggiore rilevanza. Il nome dell’artista vincitore del concorso sara’ reso noto alla fine di ottobre. Non si tratta di una […]

L’Unione europea cerca uno scrittore, particolarmente dotato per la poesia lirica, che possa mettere in versi la Carta dei diritti fondamentali. La speranza dei promotori e’ che in tal modo il contenuto della Carta acquisti maggiore rilevanza. Il nome dell’artista vincitore del concorso sara’ reso noto alla fine di ottobre. Non si tratta di una burla goliardica, di uno scherzo come quelli che facevamo al liceo, scrivendo orrendi sonetti retorici e diffondendoli con la firma di un ignaro compagno di classe che veniva cosi’ esposto alle risate della scolaresca. L’annuncio e’ stato pubblicato sulla Sddeutsche Zeitung il 20 aprile 2010, seguito da una dichiarazione di Katerina Kombercova, portavoce dell’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali.

CRISI E FIORDALISI – Sono un fervido patriota europeo, convinto che l’Europa unita sia la nostra unica possibilita’ di un futuro accettabile e desideroso di vivere in un vero Stato europeo, federalista e decentrato, ma con leggi cogenti per tutti e con un presidente e un governo eletti da tutti. Tuttavia, leggendo quel comico trafiletto, mi sono per un attimo chiesto, reprimendo subito questo irriverente pensiero, se l’Unione europea sia una cosa seria? L’euro vacilla, la disoccupazione cresce, problemi di ogni genere investono in modi diversi tutti i Paesi dell’Unione, si rendono necessarie austere misure che abbassano la qualita’ della vita, si chiudono grandi istituzioni culturali, e qualcuno pensa di fare dell’Unione un’arcadica pastorelleria, in cui i parlamentari europei potrebbero assumere nomi poetizzanti come nelle accademie letterarie di un tempo, travestirsi in panni bucolici e mettere in rima crisi con fiordalisi per sentirsi tranquilli. Come accade sempre piu’ in ogni campo, la realta’ non si distingue dalla sua parodia; anche molti governanti sembrano spesso imitatori di se stessi in un avanspettacolo. Per risparmiare i soldi richiesti dall’organizzazione di quella tenzone letteraria e dal conferimento del premio, si potrebbe ricorrere a verseggiatori di altri tempi, le cui opere non godono piu’ dei diritti d’autore. Ad esempio la sacerta’ del matrimonio, cardine della vita sociale, potrebbe essere espressa, anche nel codice, da un’illustre e nobile quartina ottocentesca: e sull’ara genuflessi/nel delirio dell’amor/benediva i due promessi/un ministro del Signor. La vittima dell’involontaria presa in giro non e’ solo l’Unione europea, ma anche e forse ancora di piu’ la poesia, degradata? a seconda del temperamento lirico del vincitore? a enfatica trombonata o a leziosa bomboniera.

KITSCH – Se c’e’ una funzione essenziale della creazione artistica, e’ quella di non indorare mai la pillola, di non agghindare la favola di strepito e furore raccontata da un idiota, come Shakespeare definisce la vita. Ma la prima colpa di questa caricatura risiede talora nei letterati stessi, nella loro sopravvalutazione dei propri riti, delle proprie cerimonie e delle proprie etichette. La societa’ letteraria – con i suoi premi, le sue manovre, le sue riverenze e le sue caute cattiverie – e’ spesso sterilmente lontana dalla vita come quell’esilarante concorso ora bandito dall’Unione europea. L’arte e’ certo un sale essenziale dell’Europa, ma non se mette in rima il testo di un ordine del giorno o di un bilancio di spesa, bensi’ se racconta la vita, le passioni, l’odissea degli uomini, contribuendo cosi’ in misura essenziale alla formazione di una civilta’, di cui essa e’ insieme madre e figlia. Altrimenti e’ un penoso ornamento kitsch. Come avevano ragione i grandi vecchi scrittori triestini a disprezzare quella cosa ridicola e dannosa, scriveva Svevo, che e’ talora la letteratura…

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