Anche la regina Elisabetta si converte alle energie rinnovabili e dà il via libera a un impianto mini-idroelettrico che alimenterà il castello di Windsor. Con la possibilità di guadagnare anche qualcosa se il sovrappiù di produzione elettrica sarà venduto alla rete nazionale. Dopo l’ok di fine agosto, al castello sono arrivate mercoledì le due turbine a vite di Archimede, trasportate con chiatte sul Tamigi. Dovrebbero essere operative in novembre. Fonti del castello reale dicono però che difficilmente il monumento storico sarà alimentato da subito al 100% con le rinnovabili, probabilmente bisognerà aspettare il prossimo anno, però il primo importante passo è stato fatto.
ARCHIMEDE – Le due turbine a vite di Archimede sono state realizzate in Olanda e sono costate 700 mila sterline, alle quali va aggiunto un altro milione di sterline per opere accessorie per un totale di poco meno di 2 milioni di euro, come spiega il Daily Mail. Il progetto risale al 2007, ma ci sono voluti quattro anni tra vari stop and go prima di arrivare alla posa dei manufatti. La vite di Archimede – che si ritiene inventata dal grande scienziato greco di Siracusa, ma probabilmente era precedente – è utilizzata da migliaia di anni per innalzare l’acqua da una quota più bassa a una più alta. Ora viene impiegata come turbina per gli impianti mini-idroelettrici.
IMPIANTO – In particolare l’impianto del castello di Windsor solleverà l’acqua di due metri dalla presa sul Tamigi al generatore, le viti di Archimede – lunghe 12 metri e con un diametro di quattro – gireranno alla velocità di 22 giri al minuto. La produzione di energia sarà di 17 mila chilowattora all’anno, sufficiente per alimentare 400 abitazioni. Accando alle turbine saranno realizzati due tubature per consentire ai pesci del Tamigi, in particolare salmoni, di risalire la corrente e aggirare le prese d’acqua.