In Calabria il mare è meno blu che nel resto d’Italia. Lì, oltre la metà dei cittadini (il 60 per cento) scarica reflui non depurati secondo la legge. Non sono i soli. Anche in Campania e in Sicilia le acque marine vengono violentate dall’inquinamento microbiologico. Il resto d’Italia non è più virtuoso: ogni 51 chilometri di costa c’è un punto critico, cui si aggiungono 112 foci di fiumi a rischio. E poi allarme cemento da Nord a Sud e la minaccia di nuove trivellazioni. Ma ci sono anche le regine, quelle che hanno un mare sempre più blu, che se ne preoccupano, che lo valorizzano, che lo proteggono. E che sono state premiate con le 5 vele blu: Sardegna, Puglia, Toscana.
IL VIAGGIO – Sono i risultati di un viaggio lungo 55 giorni. Quello cominciato il 22 giugno dal porto di Genova con il veliero di Legambiente, Goletta Verde che ha battuto i 7 mila chilometri di coste del Belpaese, le ha osservate, fotografate, analizzate, ne ha prelevato acqua e liquami. E martedì 16 agosto ha presentato a Capalbio la fotografia del Mare Nostrum. Non c’è da stare molto allegri.
«SERVE GREEN NEW DEAL» – «Scarichi fognari illegali, cementificazione selvaggia delle coste e progetti energetici basati sulle fonti fossili sono i principali nemici del mare italiano, ha detto Stefano Ciafani, responsabile scientifico nazionale di Legambiente. Servirebbe «un green new deal – dice – per la tutela delle coste e per il rilancio dell’economia turistica del Belpaese, fondato sulla realizzazione di opere pubbliche davvero utili alla collettività. Si devono aprire nuovi cantieri per realizzare i depuratori per quel 30% di cittadini che ne è ancora sprovvisto, per migliorare un sistema fognario inadeguato a fronteggiare i picchi turistici estivi, per abbattere a colpi di tritolo gli ecomostri di cemento che deturpano le coste. Per non aggravare una situazione già complicata si abbandonino anche progetti insensati come la svendita ai privati delle spiagge con pericolosi diritti di superficie, la corsa alle trivellazioni off shore di petrolio o le ricorrenti proposte di condono edilizio, che costituiscono solo una seria ipoteca per la tutela dell’ecosistema marino e costiero, alla base del turismo di qualità, sempre più importante per il Pil del nostro Paese».
INQUINAMENTO MICROBIOLOGICO – Il viaggio di Goletta Verde ha rilevato che almeno 18 milioni di cittadini non usufruiscono di un sistema di depurazione corretto, il che porta a dei livelli altissimi di inquinamento microbiologico. I volontari di Legambiente hanno prelevato e analizzato acque e liquidi lungo le coste e alle foci dei fiumi: 112 di quest’ultime sono risultate off limits «a conferma che il problema della mancata depurazione riguarda in primo luogo i comuni dell’entroterra». Con 20, 19 e 16 punti critici emersi dalle analisi del laboratorio mobile di Goletta Verde, Calabria, Campania, Sicilia si distinguono a livello nazionale per presenza di scarichi illegali o impianti non a norma o mal gestiti, «nonostante l’indiscutibile bellezza dei loro litorali». Le regioni dal mare più cristallino sono invece la Sardegna, dove si è registra un punto critico ogni 346 km di costa, e la Puglia, una criticità ogni 96 km. Il monitoraggio scientifico, spiegano da Legambiente, «conferma il preoccupante quadro che emerge dalla procedura di infrazione europea nei confronti dell’Italia per il mancato rispetto della normativa comunitaria sulla depurazione degli scarichi fognari».
COSTE CEMENTIFICATE – Ma il problema riguarda anche le coste. Troppo cemento. Da Nord a Sud. Il podio è per la Sicilia, (682 infrazioni), seguita da Calabria (665) e Campania (508): insieme rappresentano il 53 per cento del totale nazionale dei reati sul cemento illegale. Solo nel 2010 le forze dell’ordine hanno accertato 3.495 infrazioni per abusivismo edilizio sul demanio, quasi 10 reati al giorno. Il discorso è nazionale. Perché anche al nord è tutto uno spuntare di progetti di darsene, porticcioli, residence, alberghi, villette. Dal Veneto, con progetti di nuove darsene, porti turistici e urbanizzazioni sulla costa in provincia di Venezia, al Friuli Venezia Giulia, con l’espansione urbanistica che riguarda la città di Grado (Go). Ma anche le Marche e l’Emilia Romagna, con la cementificazione costiera passata e recente, o il Lazio, con il nuovo porto a Fiumicino (Roma), «pagano sotto forma di ulteriore consumo di suolo il cospicuo prezzo della bramosia di costruttori e amministrazioni spesso compiacenti».
«GLI ECOMOSTRI» – E ancora sopravvivono «ecomostri» che Legambiente mette nella lista degli abusi edilizi da abbattere al più presto. Le ville mai finite costruite dalla mafia a Pizzo Sella, la «collina del disonore» di Palermo; le 35 ville abusive di Capo Colonna a Crotone che, nonostante una sentenza di confisca, sfregiano l’area archeologica; l’albergo di Alimuri a Vico Equense sulla penisola sorrentina; le «villette degli assessori» sulla spiaggia di Lido Rossello a Realmonte nell’Agrigentino. A completare il quadro della top five da abbattere al più presto il villaggio abusivo di Torre Mileto nel Comune di Lesina (Fg) in Puglia.
LE TRIVELLAZIONI – E poi c’è l’ultima minaccia: il petrolio. Cioè le nuove trivellazioni proposte dalle società petrolifere: «Il mare italiano – sottolinea Legambiente – è vittima di un vero e proprio assedio con 25 permessi di ricerca già rilasciati al 31 maggio 2011 al fine di estrarre idrocarburi dai fondali marini, per un totale di quasi 12 mila chilometri quadrati in mare, pari a una superficie di poco inferiore alla Campania». Secondo Goletta Verde, «dodici permessi riguardano il Canale di Sicilia, sette l’Adriatico settentrionale, tre il mare tra Marche e Abruzzo, due in Puglia e uno in Sardegna. Se ai permessi rilasciati, sommiamo anche le aree per cui sono state avanzate richieste per attività di ricerca petrolifera, l’area coinvolta diventa di 30 mila kmq, una superficie più grande della regione siciliana». Le aree di mare oggetto di richiesta di ricerca sono 39: 21 nel canale di Sicilia, otto tra Marche, Abruzzo e Molise, sette sulla costa adriatica della Puglia, due nel golfo di Taranto, e una nell’Adriatico settentrionale. «Ma il gioco non vale la candela: agli attuali tassi di consumo (73,2 milioni di tonnellate nel 2010) le riserve di petrolio presenti nei fondali marini – pari a 11 milioni di tonnellate secondo il ministero dello Sviluppo economico – verrebbero esaurite in meno di due mesi».
LE REGIONI BLU – Nel capitolo positivo delle rilevazioni di Goletta Verde ci sono però anche le tre regioni regine del mare pulito: Sardegna, Toscana e Puglia spiccano per la conquista delle cinque vele, massimo punteggio attribuito dalla Guida Blu. La Sardegna si conferma la regione con la media più alta di vele (3,5) migliorata ancora rispetto a quella dell’anno scorso (3,4) e vede anche una nuova entrata nella rosa delle 5 vele, Villasimius (Ca) che si aggiunge a Posada (Nu), Bosa (Nu) e Baunei (Og). Stabili la Toscana e la Puglia che, rispettivamente, si aggiudicano le 5 vele in tre e due località, Capalbio (Gr), Castiglione della Pescaia (Gr), isola di Capraia (Li), Ostuni (Br) e Otranto (Le).
SOS – Il viaggio 2011 si è concluso, ma Goletta Verde già rilancia quello per l’estate 2012. E con la campagna «Sos Goletta» invita tutti i cittadini a segnalare abusi, scarichi illegali, presenza di liquidi o sostanze sospette nell’acqua: «L’ambientalismo scientifico parte dal basso, i migliori conoscitori del territorio sono coloro i quali lo vivono ogni giorno».