Queste ore potrebbero essere cruciali per l’Amazzonia e per far sentire a Dilma Rousseff, presidente brasiliano successore di Lula, quanto, alla comunità internazionale, stia a cuore la salvaguardia della foresta. Dopo essere stato approvato alla Camera dei deputati, infatti, il disegno di legge che mira a snaturare completamente l’attuale Codigo Forestal do Brasil fin quasi a disapplicarlo, sta per essere approvato anche al Senato. E potrebbe essere davvero la fine per moltissime specie animali e vegetali e per le innumerevoli popolazioni indigene che, inascoltate, stanno cercando di far valere i propri diritti e quelli dell’Amazzonia stessa.
Nel frattempo, comunque, nello stato brasiliano è guerra. E guerra vera, se si considera che solo negli ultimi 20 giorni sono stati almeno tre gli attivisti massacrati sotto gli occhi dei propri familiari mentre, a vario titolo, stavano portando avanti campagne di sensibilizzazione per far conoscere al mondo la possibile tragedia che potrebbe colpire la foresta amazzonica in caso di vittoria dei latifondisti e delle multinazionali.
Più in dettaglio, le norme che potrebbero essere eliminate dal Codice forestale attualmente in vigore, sono le seguenti: il divieto assoluto per gli agricoltori e gli allevatori di sradicare un’ara maggiore di un quinto di foresta nei loro terreni; l’obbligo, per gli stessi, di mantenere intatta una parte cospicua di mata – compresa tra il 20% e l’80% a seconda delle zone – quale “riserva integrale” nei loro stessi terreni; oltre al veto assoluto di entrare per motivi diversi dallo studio nell’ambito delle PPA (le aree protette permanenenti) di maggiore pregio e dagli ecosistemi più fragili. Se queste norme – pur molto spesso eluse -dovessero essere ignorate nella riforma del codice, per le foreste sarebbe davvero la fine e questo nonostante il 79% dei brasiliani si sia dichiarato a favore del mantenimento delle norme ambientali attualmente in vigore e di una più puntuale protezione della mata. La possibilità più concreta, al momento, di scongiurare la catastrofe risiede nel diritto di veto presidenziale. In proposito, è possibile firmare una petizione per chiedere al presidente Dilma di fermare il disegno di legge e di dimostrare che sia possibile coniugare la crescita economica con la tutela della biodiversità.