I test rivelano che le centrali nucleari europee sono insicure

Centrali senza difesa di fronte a un attacco terroristico condotto con un aereo. Analisi senza una stima dell’effetto prodotto dalla somma di danni a più reattori. Procedure senza criteri omogenei per calcolare il rischio nei vari impianti. E’ questo – secondo la denuncia di Greenpeace –  il panorama sulla sicurezza degli impianti atomici europei che […]

Centrali senza difesa di fronte a un attacco terroristico condotto con un aereo. Analisi senza una stima dell’effetto prodotto dalla somma di danni a più reattori. Procedure senza criteri omogenei per calcolare il rischio nei vari impianti. E’ questo – secondo la denuncia di Greenpeace –  il panorama sulla sicurezza degli impianti atomici europei che emerge dagli stress test decisi da Bruxelles dopo il disastro di Fukushima.

Gli ultimi dati devono ancora arrivare perché la richiesta dell’Unione europea era di pubblicare entro il 31 ottobre i risultati dei test ideati per misurare la capacità degli impianti nucleari di resistere a terremoti, inondazioni, mancanza di elettricità e crisi dell’impianto di raffreddamento. Ma sono già disponibili 10 mila pagine: una lettura decisamente poco agevole.

Greenpeace l’ha sintetizzata per mettere a disposizione dei cittadini europei una mappa facilmente consultabile, paese per paese, centrale per centrale. Si trova sul sito dell’organizzazione ambientalista: "Dallo studio che abbiamo fatto emerge un’analisi incompleta dei rischi e una preoccupante approssimazione sull’analisi dei dati", commenta il responsabile della campagna nucleare di Greenpeace, Salvatore Barbera. "Ad esempio, non sono state analizzate le conseguenze prodotte da danni contemporanei in più reattori, come è accaduto a Fukushima. Non è stata prevista la possibilità dell’impatto di un aereo contro una centrale nucleare. Non sono stati forniti i piani di evacuazione per le città e i paesi vicini alle centrali".

Inoltre, prosegue Greenpeace, in paesi come la Francia, in cui il controllore nazionale è indipendente da chi possiede le centrali, i test sono risultati più completi e rigorosi, mentre paesi come la Svezia e il Regno Unito hanno pubblicato dati più superficiali e parziali. Clamoroso è poi il caso della Repubblica Ceca, che con sei reattori sul proprio territorio ha presentato un rapporto di sole sette pagine.
Nei prossimi giorni arriveranno le analisi ufficiali delle agenzie e dei governi. E allora si potrà dare un giudizio più preciso. Ma da questo primo check la strada del nucleare sembra in salita. Anche perché la moltiplicazione dei rischi, e il conseguente aumento dei costi legato al tentativo di migliorare la sicurezza, stanno paralizzando il settore. Con un gruppo di paesi che ha già proclamato l’uscita dal club dell’atomo (Italia, Austria, Germania, Svizzera), un paese che ha dichiarato di non voler mettere un euro di fondi pubblici sulle nuove centrali (Gran Bretagna) e un gruppo di paesi dell’est che deve faticosamente chiudere i conti con una gestione ad altissimo rischio dell’atomo, anche la sicurezza francese comincia a incrinarsi: in un’Europa sempre più proiettata verso una riduzione del peso del nucleare una monocoltura energetica basata sull’atomo potrebbe rivelarsi piuttosto costosa.

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