Un anno dopo il violento terremoto che si è abbattuto su Haiti, la capitale Porte-au-Prince è ancora in stato di emergenza, con centinaia di migliaia di terremotati tutt’ora ammassati in tendopoli precarie ed il colera che imperversa. Ma la causa di queste tragedie è unicamente naturale? No, rispondono gli studiosi. I sismologi Nicholas Ambraseys (Imperial College di Londra) e Roger Bilham (Università di Boulder in Colorado) spiegano su Nature che in alcuni paesi non solo la povertà ma anche una dilagante illegalità, sono il vero nemico da combattere per difendersi dai terremoti. Gli esperti dimostrano con la statistica che il legame tra corruzione e numero di vittime non è solo un dato anedottico o materia per alimentare sospetti impalpabili, ma un fattore quantificabile.
Lo Studio. Bilham and Ambraseys hanno confrontato i dati sulle vittime dei maggiori sismi mondiali con il reddito pro capite e l’indice della corruzione percepita di Transparency 1, organizzazione internazionale no profit, basata a Berlino, che da 18 anni monitora e dununcia i casi di corruzione in tutto il mondo producendo un vero "barometro" annuale della corruzione. L’indice, che è ricavato da studi statistici, ordina le nazioni in base alla percezione di pubblici ufficiali e politici sulla diffusione della disonestà all’interno delle istituzioni. L’Italia si colloca immediatamente sotto al Ruanda e sopra alla Georgia. I sismologi hanno notato che negli ultimi 30 anni la maggioranza (83%) dei morti causati dal crollo di edifici ed infrastrutture si trova in nazioni più corrotte rispetto ad altre di pari reddito nazionale lordo pro capite (Gross National Income Per Capita, GNI).
"Il nostro scopo non era evidenziare il rapporto tra povertà ed incidenti mortali, che è ovvio", spiega Bilham, "ma vedere se la statistica ci permetteva di rilevare il peso della disonestà durante un terremoto, soprattutto sulla sicurezza degli edifici".
L’anomalia Italia. Se le nazioni più ricche possono permettersi di educare la popolazione al rischio sismico e realizzare edifici antisismici, è difficile comprendere come l’Italia (20mo posto per GNI) registri ancora tante vittime. "L’Italia ha ingegneri e sismologi di fama mondiale, è tra le nazioni più ricche al mondo, cosa le manca allora?", si interroga Bilham. Secondo lo studioso il nostro paese spicca per vittime e corruzione al fianco di Grecia e Russia, pure esse ricche per GNI ma anche per disonestà. Merito allora di una maggiore integrità, notano i ricercatori, se a parità di ricchezza la Nuova Zelanda è più preparata di noi a difendersi da un sisma. Perfino il Cile dimostra un livello di corruzione e, quindi di vittime, inferiori al nostro paese.
Colpa quindi di un sistema facilmente corruttibile se, come dice Carlo Meletti, sismologo all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, "in Italia paghiamo il prezzo di avere gran parte del patrimonio abitativo vecchio e non antisismico. È dopo il terremoto dell’Irpinia che si è avuta in Italia la prima normativa tecnica antisismica moderna". Troppo facile liquidare tutto con il leitmotiv della eredità architettonica antica, conclude infatti Meletti: "Strumenti e risorse ci sarebbero ma sono ancora pochi i casi di interventi preventivi, possibili anche su edifici antichi".
La ricerca potrà non stupire gli abitanti della penisola ma è il primo "strumento scientifico utile ad organismi internazionali e fondazioni per prestare maggior attenzione nella distribuzione di finanziamenti ed aiuti nei paesi con più alta incidenza di corruzione", dicono gli estensori del rapporto. Poca speranza, infine, per paesi come Haiti, Pakistan, e Iran, dove se anche la corruzione sparisse, rimarrebbero migliaia di edifici insicuri costruiti da mani corrotte.