Grazie al Politecnico di Torino si limiteranno gli sprechi di acqua

Il wireless salva gli acquedotti “nuota” nei tubi, svela le perdite. Il progetto, sviluppato dal Politecnico di Torino, e’ stato premiato in Qatar. Consente di limitare gli sprechi grazie alla tecnologia senza fili UN DISPOSITIVO in grado di “nuotare” nelle condutture dell’acqua e “ascoltare” ogni piccola perdita, per poi “comunicare” i suoi rilevamenti tramite onde […]

Il wireless salva gli acquedotti “nuota” nei tubi, svela le perdite. Il progetto, sviluppato dal Politecnico di Torino, e’ stato premiato in Qatar. Consente di limitare gli sprechi grazie alla tecnologia senza fili

UN DISPOSITIVO in grado di “nuotare” nelle condutture dell’acqua e “ascoltare” ogni piccola perdita, per poi “comunicare” i suoi rilevamenti tramite onde radio. Sembra fantascienza, ma non lo e’. Si tratta di uno strumento ad alta tecnologia sviluppato dagli iXem Labs del Politecnico di Torino, premiato con un milione di euro dallo Stato del Qatar. L’invenzione, infatti, ha tutte le carte in regola per trasformarsi in un prodotto vincente: e’ “eco-friendly”, “social-oriented” e poco costosa (cosa che non guasta mai). Il principio di base e’ quello del wireless, da anni al centro delle ricerche del team torinese. L’innovazione, in questo caso, consiste nell’utilizzare la potenza delle onde radio per risolvere la piaga degli sprechi di acqua potabile. Un problema molto diffuso in tutto il mondo, che rappresenta un significativo fattore di costo ambientale.

Gli sprechi. Goccia a goccia, ogni giorno enormi quantita’ di acqua potabile si perdono per strada, sia nei paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo. Guasti, buchi, superfici interrotte che rimangono tali per anni, senza che nessuno riesca a fermare le perdite di questo enorme patrimonio. In Italia una quantita’ enorme di acqua si disperde tra la sorgente (laghi o pozzi) e il destinatario (i nostri rubinetti). Negli ultimi anni all’impatto ambientale si e’ aggiunto anche il costo economico, che si sta facendo sentire in tutti i paesi del mondo. A causa del riscaldamento climatico, infatti, le risorse idriche di base si stanno progressivamente impoverendo, e questo fa dell’acqua un bene ancora piu’ prezioso.

Le sfide. Intervenire per riparare le perdite non e’ facile: puo’ essere molto costoso e i risultati, fino ad ora, non sono assicurati. Per questo, nella maggior parte dei casi, si preferisce ignorare il problema, a meno che l’emorragia non sia talmente grande da poter andare a colpo sicuro. I tubi, infatti, scorrono sotto terra, spesso lungo percorsi non noti. Scavare “alla cieca” non conviene a nessuno, ne’ in aperta campagna (dove i costi dei lavori sono maggiori), ne’ tanto meno in citta’ (dove il rischio e’ quello di intasare il traffico per nulla).

L’invezione. La grande novita’ della “creatura” inventata dagli ingegneri di iXem Labs consiste nel ridurre al minimo la possibilita’ di errore. E lo fa grazie ad un sistema che consente di “ascoltare” i rumori delle perdite e “comunicare” le informazioni relative. L’oggetto “nuota” liberamente all’interno dei tubi, capta i suoni che li popolano e li trasmette sotto forma di dati tramite le onde radio. In superficie, decodificando questi rumori, e’ possibile riconoscere il luogo, l’entita’ e la consistenza delle perdite. La tecnica basata sull’ascolto dei rumori prodotti dall’acqua non e’ nuova, ma normalmente viene applicata solo su distanze brevi, perche’ necessita della presenza di un cavo per riportare i suoni in superficie. Il nuovo strumento, invece, si affida alle onde radio e non ha bisogno di alcun cavo: un aspetto decisivo per poter svolgere al top la sua funzione di “ispettore dei tubature”.

Il premio e la partnership in Qatar. Il risultato della ricerca e’ stato premiato dallo Stato del Qatar nell’ambito del National Priorities Presearch Program: un premio di circa un milione di dollari, che andra’ al Policlinico di Torino e alla squadra degli iXem Labs. Un’altra occasione in cui l’eccellenza italiana si e’ fatta notare, questa volta in un emirato mediorientale. Una punta di amarezza, pero’, resta, leggendo le parole che il professor Daniele Trinchero scrive dal Qatar: “Una volta strutturato il progetto, abbiamo provato a proporlo in Italia, ma non abbiamo riscosso immediato interesse. Visto che ci credevamo, ci abbiamo lavorato nei rimasugli di tempo, con materiale di recupero. Forse anche grazie a questo e’ stato possibile realizzare un oggetto a basso costo”. L’universita’ del Qatar, dal canto suo, ha gia’ siglato un accordo con il Politecnico di Torino, e il centro di ricerca sulle comunicazioni wireless del Qatar si e’ detto intenzionato ad una industrializzazione del dispositivo.

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