Gli sprechi all’Inpdap

Doveva essere uno dei fiori all’occhiello nell’ammodernamento della pubblica amministrazione. Si sta rivelando invece un’autentica catastrofe. Lo certifica lo stato di agitazione dichiarato dal personale per denunciare le difficolta’ riscontrate nel pagamento delle pensioni a causa dell’inattendibilita’ dei dati contabili e le altre inefficienze del nuovo sistema. Doveva costare non piu’ di 175 milioni secondo […]

Doveva essere uno dei fiori all’occhiello nell’ammodernamento della pubblica amministrazione. Si sta rivelando invece un’autentica catastrofe. Lo certifica lo stato di agitazione dichiarato dal personale per denunciare le difficolta’ riscontrate nel pagamento delle pensioni a causa dell’inattendibilita’ dei dati contabili e le altre inefficienze del nuovo sistema.

Doveva costare non piu’ di 175 milioni secondo i programmi piu’ trionfalistici e siamo invece arrivati a toccare quasi i 400. Doveva essere terminato da almeno un paio d’anni, invece i lavori non sembrano aver fine. Si tratta del sistema informatico dell’Inpdap, l’Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti dell’amministrazione pubblica, l’ente che liquida quasi tre milioni di pensioni. Le lamentele di qualche ex amministratore, una interrogazione parlamentare, ma soprattutto le proteste delle Rappresentanze sindacali di base (Rdb) stanno portando a galla la questione. “Siamo di fronte a un autentico scandalo”, afferma l’ex consigliere d’amministrazione dell’Inpdap Simone Gargano. “Le inefficienze del sistema che personale e utenza stanno pagando sono troppe”, rincara Massimo Briguori, del coordinamento nazionale Rdb, “ma soprattutto sono intollerabili visti i soldi spesi. Ci chiediamo perche’ la Corte dei conti non sia intervenuta”.

L’incredibile storia del nuovo sistema informatico dell’Inpdap, oggi guidato dal commissario straordinario Paolo Crescimbeni, inizia nel 2004, quando alla testa dell’ente arriva Marco Staderini, manager di fiducia e grande amico di Pier Ferdinando Casini, che non a caso lo ha voluto anche alla Rai. Una delle prime mosse di Staderini e’ proprio quella di bloccare gli investimenti programmati dal precedente vertice sul vecchio sistema nato dalla fusione degli apparati informatici di enti come Enpas e Inadel, confluiti nell’Impdap, e di affidare ad alcuni consulenti esterni un’indagine approfondita sui suoi pregi e difetti. Ne esce una diagnosi impietosa, che spinge lo stesso Staderini a mettere a punto un piano industriale basato sulla totale revisione del sistema informatico. Una delibera del luglio 2004 stabilisce che l’intervento dovra’ avvalersi del cosidetto principio del ‘riuso’, un criterio in base al quale per il rifacimento del sistema si dovra’ attingere a quelli gia’ in funzione in altre pubbliche amministrazioni, in questo caso soprattutto all’Inps.

Secondo i vertici Inpdap la scelta era da considerarsi particolarmente vantaggiosa sia sotto l’aspetto dei costi che dei tempi necessari a realizzare il nuovo sistema. Staderini e i suoi tecnici arrivarono a dire che grazie al ‘riuso’ si sarebbero spesi al massimo 175 milioni e che il nuovo apparato sarebbe entrato in funzione entro quattro anni. Una previsione infondata, considerando come sono andate le cose. Dopo quasi sei anni, infatti, mentre i lavori risultano tutt’altro che terminati visto, che le pensioni vengono ancora calcolate e gestite con il vecchio sistema, di milioni ne sono gia’ stati spesi circa 400, secondo le fonti interne consultate da ‘L’espresso’. Con molti interrogativi anche sulla trasparenza delle procedure. Nella pubblica amministrazione il ricorso a gare a evidenza pubblica dovrebbe essere la regola. Al contrario, l’Inpdap ha fatto ricorso ad affidamenti diretti in oltre il 70 per cento dei casi. Una scelta che ha finito per favorire un ristretto pugno di aziende come Finsiel, Eustema, Csi Management, Ibm, Almaviva, Kpmg, Elsag Datamat e Telecom Italia. E che oggi i sindacati mettono pesantemente sotto accusa.

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