La legge è la legge, anche quando appare ormai superata. Così, fra le tante proposte che la commissione istituita dal ministro della Difesa Karl-Theodor zu Guttenberg ha formulato per rendere più efficiente la macchina del ministero e quella delle forze armate, l’unica che non sarà presa in considerazione è quella di spostare una volta per tutte la sede rimasta a Bonn nella nuova capitale.
L’idea è di buon senso: accorpare gli uffici, chiudere il doppione di Bonn e risparmiare un bel pacco di quattrini. In tempi di tagli al bilancio dovrebbe essere accolta senza troppe discussioni, ma il governo non intende aprire un nuovo fronte di polemiche. «La legge è la legge», ha tagliato corto zu Guttenberg, tanto attivo di questi tempi da aver cominciato davvero a insospettire la Merkel, «e bisognerà valutare lo spazio di manovra».
A Bonn resistono 14 ministeri
La questione, insomma, non è chiusa in principio. Almeno così spera il ministro. La legge di cui si parla è il famoso Berlin/Bonn-Gesetz varato nel 1994, in cui vennero definiti i trasferimenti del parlamento federale e di gran parte dei ministeri e del loro personale dalla vecchia alla nuova capitale, in altre parole da Bonn a Berlino.
Per far digerire meglio la decisione ai riluttanti burocrati che avrebbero dovuto abbandonare le dolcezze renane per le asperità della metropoli sulla Sprea, si decise di non trasferire tutti i dicasteri a Berlino. Alcune sedi si sdoppiarono, mantenendo rappresentanze e impiegati un po’ di qua e un po’ di là.
Risultato? A più di 10 anni dal trasferimento, la “piccola città nella Germania” (per riprendere il titolo di un famoso libro di spionaggio di John Le Carré) ospita ancora la sede principale di sei dei 14 ministeri, Difesa, Salute, Ambiente, Sviluppo, Istruzione e Agricoltura, più i distaccamenti degli altri ministeri spostati sulla Sprea, 250 uffici doppioni di quelli centrali e 8732 dipendenti: a Berlino ce ne sono solo 200 in più. Per intenderci, la sede principale del ministero di zu Guttenberg sarebbe a Bonn, anche se lì non ci mette quasi mai piede.
23 milioni di euro per burocrazia e spostamenti
Più che l’efficiente Germania, sembra la burocratica Unione europea, divisa anch’essa tra due sedi politiche, Bruxelles e Strasburgo. E come in Europa, anche qui lungo la linea Berlino-Bonn corrono tonnellate di carta più o meno bollata, per l’esattezza 751, e fiumi di soldi per finanziare le missioni nelle capitali vecchia e nuova: 132 mila biglietti all’anno gonfiano i bilanci delle compagnie aeree e prosciugano quelli del governo.
Insomma, a 20 anni dalla riunificazione la Germania resta ancora un Paese diviso nelle sue funzioni governative. E questo è solo il lato simbolico. Poi c’è quello economico, divenuto stringente da quando il governo è alle prese con la necessità di far cassa. Karl Heinz Däke, capo dell’associazione dei contribuenti, ha fatto due conti: pendolarismo, biglietti, tempo perso per gli spostamenti, affitti dei locali. Saldo, negativo ovviamente: 23 milioni di euro.
Ogni tanto ci si chiede: non sarebbe il caso di completarlo questo trasloco? A Berlino le autorità si dicono pronte: la città è in grado di accogliere tutti gli uffici e gli impiegati statali ancora presenti a Bonn, basta che il governo decida. Ed è esattamente quello che non avviene. Nonostante i ministri economici e finanziari siano alle prese con tagli alla spesa pubblica che incidono sul tenore di vita dei cittadini e sull’attività delle imprese, la voglia di porre fine al funzionamento sdoppiato e costoso della Bundesrepublik non pare fare breccia alla cancelleria.
«Il governo intende mantenere fede alle norme della legge del 1994», ha di recente ribadito il portavoce dell’esecutivo Steffen Moritz, «e nessun ripensamento è per ora preso in considerazione».
E arrivano anche i tagli alla Difesa
Opportunità e sensibilità storica si mescolano a una mancanza di pianificazione che sorprende ma non è nuova. Lo sperpero di denaro pubblico ha segnato spesso le vicende del trasloco da Bonn a Berlino. Ancora nella prima metà degli anni ’90, molti milioni di marchi furono spesi per una nuova aula parlamentare e per gli uffici centrali dei deputati a Bonn.
La decisione di cambiar sede venne presa nel 1991, con una votazione tirata risoltasi per una manciata di voti, il dibattito proseguì fino alla legge di attuazione del 1994, consentendo inutili investimenti nelle strutture della vecchia capitale.
Ora arrivano i suggerimenti della commissione voluta dalla Difesa. Certo, zu Guttenberg avrà di fronte anche problemi più urgenti, giacché le considerazioni piombate sul suo tavolo mettono in discussione carenze strutturali nell’equipaggiamento e nei sistemi di comunicazione utilizzati dalle truppe.
Ma ristrutturazione e ammodernamento richiedono anche da un robusto taglio degli apparati: metà dei 3 mila dipendenti e 70 mila degli attuali 250 mila soldati. Solo le forze di intervento rapido sono destinate ad aumentare di 7 mila unità. Ma non è necessario metterle di stanza a Bonn.