«David, a rischio Tav»

Michelangelo lo scolpì per celebrare l’impresa della giovane Repubblica di Firenze, capace di liberarsi dal giogo dei “Golia” del tempo, quella famiglia dei Medici che per lungo tempo poi tornarono a governare la città. Dopo secoli, ora il David del Buonarroti, probabilmente l’opera più celebre al mondo del poliedrico artista toscano, sembra dover affrontare una […]

Michelangelo lo scolpì per celebrare l’impresa della giovane Repubblica di Firenze, capace di liberarsi dal giogo dei “Golia” del tempo, quella famiglia dei Medici che per lungo tempo poi tornarono a governare la città. Dopo secoli, ora il David del Buonarroti, probabilmente l’opera più celebre al mondo del poliedrico artista toscano, sembra dover affrontare una nuova battaglia. O almeno è questo il grido d’allarme lanciato da Fernando De Simone, architetto padovano ed esperto di costruzioni sotterranee. Che da tempo propone alla Regione e al Comune di trasferire il David dalla collocazione attuale, nella Galleria dell’Accademia, in un nuovo museo. Situato sotto terra.

Il motivo dell’agitazione? La tanto discussa Alta Velocità e, in particolare, il tunnel sotterraneo progettato per attraversare la città. «Il piano prevede dei tunnel che passeranno a circa 600 metri dalla collocazione attuale del David. Se, prima di iniziare i lavori di scavo, la statua non sarà trasferita, ci saranno dei seri rischi che crolli a causa delle vibrazioni». Il tutto a causa delle micro fessure che mettono a repentaglio la stabilità delle caviglie della statua. L’architetto padovano spiega inoltre che «il rischio di crollo sarà molto alto, soprattutto se alle risonanze causate delle macchine di scavo, si aggiungono anche le vibrazioni causate dal passaggio delle comitive di turisti e dal traffico nelle zone limitrofe». La soluzione sarebbe – fra virgolette – semplice: «Trasferire la statua in un museo appositamente costruito, in grado di proteggere l’opera anche in caso di terremoto».

De Simone si accorse del problema delle vibrazioni per il David alcuni anni fa, osservando cosa accadeva al treppiede della sua macchina fotografica: «All’arrivo di gruppi di visitatori, la livella a bolla, che segnala l’equilibrio – ricorda – non stava mai ferma, vibrava di continuo. Figuriamoci cosa può accadere coi treni; 600 metri sono pochi«. Il tema di una protezione globale del marmo del David, anche rispetto alla struttura che lo ospita, è da tempo stato preso in considerazione dalla soprintendenza al Polo museale di Firenze.

La questione chiama in causa in prima persona Cristina Acidini, soprintendente al Polo museale fiorentino. Che riconosce la necessità di approfondire la faccenda, senza però cadere in inutili allarmismi. Sulla Galleria dell’Accademia è infatti in corso uno studio finalizzato a stabilire il grado di resistenza a sollecitazioni sismiche dell’edificio. «Il lavoro di questo studio –spiega la stessa Acidini – va proprio nella direzione di comprendere con esattezza quale protezione dà l’edificio dell’Accademia alle opere che contiene. In futuro potremo allora, con maggiore cognizione di causa, valutare anche l’osservazione che viene fatta relativamente ai problemi causati dall’Alta Velocità».

Sul progetto infatti non si tornerà indietro. E questo è l’unico punto fisso che emerge dalle dichiarazioni di Luca Ceccobao. Rispondendo ad un’interrogazione dell’Udc, l’assessore ai trasporti ha infatti difeso la grande opera, ritenuta «strategica per avere un futuro ferroviario in Toscano». L’accento è posto in particolare sugli aspetti benefici che l’Alta Velocità avrebbe per la città. «Con il sottoattraversamento e con la stazione Foster, Firenze diventa un nodo e non un punto di passaggio. Si tratta di un processo di modernizzazione, che deve essere governato nei suoi aspetti problematici». I problemi non sussisterebbero quindi, nemmeno per i pendolari. «I binari di superficie saranno dedicati al trasporto regionale e metropolitano e potremmo aumentare di 124 treni al giorno l’offerta dei treni regionali». Nessuno stop. Anche se viene ribadita la necessità di un maggior coinvolgimento della cittadinanza: «Serve una vera e propria campagna di comunicazione che consenta ai cittadini di fare domande e aver risposte. Riteniamo che Ferrovie, in quanto soggetto committente, debba finanziare questo progetto di comunicazione».

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