Il Giappone ci prova. La Eco Marine Power, multinazionale del solare applicato alle imbarcazioni con base a Fukuoka, sta mettendo a punto prototipi di sistemi per far viaggiare le navi a energia solare. Il nome scelto per il modello, Aquarius System, è semplice. Ma è abbastanza pionieristico da far dimenticare i vascelli del passato. Sul ponte, al posto delle vele, si installano pannelli solari controllati dai computer che li fanno ruotare seguendo la direzione vento, senza opporgli troppa resistenza in modo che non si spezzino.
SOLE E VENTO PER NAVIGARE – Il tutto ha l’obiettivo di ridurre il consumo di carburante di più del 10 per cento con un notevole risparmio per gli armatori. E se il motore tradizionale rimane, rendendo l’Aquarius un sistema ibrido proprio come per le automobili, scopo dell’invenzione è limitare le emissioni di CO2, monossido di azoto e di anidride solforosa nell’ambiente marino e nell’aria. Ogni pannello è controllato da un computer e da un software che considera la velocità del vento per orientare la «vela» nella giusta posizione senza ricorrere all’elettricità. Inoltre l’energia che non viene utilizzata durante la navigazione può essere immagazzinata e spesa quando la nave è all’ancora in porto o in una baia. Poi, materiali riciclati o riciclabili, laddove è possibile, abbastanza resistenti alle intemperie marine, anche nelle condizioni più difficili.
UN’IDEA PER IL MARE? – Il progetto per il momento è un prototipo. La sua realizzazione su larga scala, superati i test definitivi, è prevista per il 2012 e non sono ancora disponibili i prezzi di listino. Nelle prime intenzioni della Eco Marine Power, l’Aquarius System sarà montato sulle navi da carico e sulle petroliere. Ma, se tutto va bene, i pannelli potrebbero arrivare anche sui pescherecci. Un’idea che limiterebbe i danni dei pescatori giapponesi, noti in tutto il mondo per lo scarso rispetto delle norme dei trattati internazionali in materia (solo qualche giorno fa si è rischiato un incidente diplomatico tra Tokyo e Pechino proprio per questo motivo). Inoltre, se l’industria nipponica (la seconda al mondo per introiti dopo la Cina) è in difficoltà in seguito al disastro di Fukushima e allo tsunami, i pannelli solari rappresenterebbero uno strumento intelligente per limitare l’inquinamento del mare giapponese già tartassato dagli scarichi delle industrie ittiche, dal mercurio e dalle contaminazioni nucleari di pesce e delle acque. Una goccia nel mare forse. Ma, almeno, un passo in avanti per la salvaguardia degli oceani.
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