Lo spreco degli indumenti non conosce pause. I nostri guardaroba sono spesso ingombrati da abiti che non indossiamo, e sprechiamo, abbandonandoli, o perché non li mattiamo più (magari non sono “di tendenza”, come si dice nel gergo della moda) o semplicemente per il fatto che presentano qualche difetto, quasi sempre rimediabile. Si calcola che un terzo di ciò che viene conservato negli armadi degli italiani, durante tutto l’anno, non venga mai utilizzato.
Una volta fatta la ricognizione, arriva la domanda, che vale per tutti, donne e uomini: “Che cosa si può fare per dare una seconda vita ai propri abiti”? Le risposte utili sono diverse, ma hanno tutte in comune l’obiettivo di non sprecare vestiti e indumenti che, tra l’altro, rappresentano uno dei rifiuti più ingombranti e inquinanti.
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Riparare, sistemare, personalizzare
La prima soluzione prevede un intervento, anche banale, sull’abito. A volte può bastare cucire qualche bottone, fare un piccolo rammendo, accorciare maniche o gambe, e in poco tempo il nostro vestito torna a essere come nuovo. Pronto per essere indossato. La sistemazione dell’abito comprende anche la possibilità di aggiungere un tocco di novità, per personalizzarlo. Le toppe sulle giacche, quando si è consumata la stoffa all’altezza dei gomiti, rappresentano una soluzione che può dare eleganza e unicità al vostro look.
Riciclare e riutilizzare
Anche in questo caso, è tutto semplice e divertente, come in genere viene considerato l’upcycling (letteralmente: riciclo creativo). Un vecchio jeans, che per diversi motivi non indossate, si può trasformare in un paio di short, ma anche in una resistente busta per la spesa. Così come, in generale, tutti gli indumenti con materiale tessile si possono riciclare per fare dei panni per uso domestico, quelli che poi diventano indispensabili al momento delle pulizie di casa.
Scambiare dal vivo oppure online
L’esperienza dello swap party (in italiano: la festa dello scambio) è davvero unica, ed è anche un modo per costruire nuovi rapporti, nuove relazioni, magari con persone che abitano nel nostro palazzo e non abbiamo mai neanche conosciuto. Il meccanismo, grazie anche ai social, è molto diffuso e facile da applicare: si crea online un gruppo di persone interessate allo scambio di abiti, e anche di indumenti e accessori, e poi si stabilisce un giorno nel quale ci si vede, magari a casa di uno dei partecipanti allo swap party, con tutti gli oggetti pronti per essere scambiati. Quello che stavate sprecando, abbandonato in un armadio, può essere ceduto in contropartita di un vestito che diventerà uno dei più usati del vostro guardaroba stagionale. Inutile dire che gli swap party si possono organizzare anche soltanto online, ma il consiglio è di non rinunciare allo scambio dal vivo. Il piacere che si prova è quello di frequentare un mercatino affollato di persone che avete voglia di conoscere e di frequentare, e non solo per scambiare abiti.
Vendere nei mercatini oppure sulle piattaforme online
Anche la vendita, in fondo, è uno scambio, soltanto che in questo caso girano soldi. La seconda vita di un abito, attraverso la sua vendita, si materializza con dei soldi che si incassano con due possibili opzioni: in un mercatino di abiti e indumenti di seconda mano (ne esistono dappertutto e ci sono siti che indicano anche le località, regione per regione, i giorni e gli orari), oppure con una delle tante piattaforme specializzate per le vendite e gli acquisti di prodotti tessili usati via Internet.
Donare
L’ultima possibilità, in realtà, nella gerarchia delle soluzioni, dovrebbe essere sempre al primo posto. Anche perché si tratta solo di prendere accordi con una parrocchia, un’associazione di volontariato, un ente che svolge attività o servizi di assistenza ai bisognosi, sul territorio. Donare un vecchio abito, un indumento che non indossiamo ed è ancora in ottime condizioni, non è soltanto un banale gesto di generosità (e ne abbiamo sempre bisogno…), ma anche un piccolo esercizio che ci aiuta a guardare gli altri, ad accorgerci che qualcuno di abiti ne ha così pochi che non può certo permettersi il lusso di sprecarli.
Tanti stilisti, anche famosi, e industriali della moda si spacciano per creatori di capi “sostenibili”, ma sono esattamente il contrario. Inquinano, e innanzitutto sfruttano la manodopera, cosa assolutamente contraria ai valori della sostenibilità. Storie, personaggi e racconti di una grande bufala italiana: la moda sostenibile. Tutto in questo libro.
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