Chi dona è felice nel dare (Aristotele)

Già nell'Antica Grecia, e ancora di più con l'arrivo del Cristianesimo era chiaro che il dare è un gesto di generosità che fa bene innanzitutto a se stessi. Senza aspettare contropartite.

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Per Aristotele donare significava arricchirsi. Non con il portafoglio o con il conto in banca, ma nello spirito: al punto che, secondo il filosofo greco, questo semplice gesto, che spesso sprechiamo, avvicina alla eudaimonia, l’autentica felicità. A conferma che lo stato di grazia, talvolta solo virtuale in quanto irraggiungibile concretamente, che chiamiamo felicità, non è legato al possesso, ma da come usiamo ciò che abbiamo. Nella luce della generosità o al buio dell’avarizia. 

  • Donare, senza eccessi e senza ostentazione, è un modo per condividere con altri quanto possediamo. È un messaggio infilato nella bottiglia: Sto con te, siamo un Noi. 
  • Donare rafforza i legami, i rapporti personali e anche il senso di una comunità.
  • Il vero dono non prevede e non attende contropartite, non cresce sulla sabbia del “do ut des”, ma è la quercia alla cui radici c’è un gesto libero e disinteressato. Chi dona, anche qualcosa che va oltre gli oggetti e investe i sentimenti, non aspetta, come si dice in un gergo anche piuttosto volgare, “l’ascensore di ritorno”.
  • Chi dona con generosità è destinato a raggiungere presto un equilibrio che non riguarda il corpo, ma la mente e il cuore.
  • Donare non è cedere, ma prendere. E condividere è sinonimo stretto di gioia. 

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