A Casal di Principe, in un epicentro della lotta contro la malavita organizzata, un gruppo di donne sono riuscite a fare un miracolo: realizzare e far funzionare un Centro antiviolenza per le donne che svolge un’attività a tutto campo.
CASA LORENA
Casa Lorena, questo è il nome del centro, si trova in un immobile sequestrato ai clan locali della camorra, e come tutti i Centri antiviolenza ha rischiato la chiusura per i soldi sempre promessi dai governi, pronti a spendere parole e mai fatti a favore delle donne, e non pervenuti. Casa Lorenza fa parte di un network di sei centri antiviolenza (più tre case-rifugio e due laboratori di orientamento del lavoro) che funzionano a pieni giri grazie al motore propulsivo della cooperativa Eva, guidata da Lella Paladino, donna straordinaria per energia e concretezza.
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GHIOTTINERIE DI CASA LORENA
Le fonti dei ricavi di casa Lorenza, a parte le donazioni, sono due piccole attività a cavallo tra i servizi e l’artigianato. Un servizio di catering, molto competitivo per il rapporto tra qualità e prezzo, che ha tra i suoi clienti anche l’università di Napoli, Federico II. E alcuni prodotti alimentari, tra i quali marmellate e confetture, realizzati in loco e venduti online. Grazie a questi fondi, casa Lorenza non si limita a fare un servizio di ascolto, accoglienza, ospitalità e consulenza per le donne a rischio violenza, ma ha anche aperto uno sportello per orientarle a scelte professionale. L’autonomia economica, infatti, è uno dei requisiti essenziali per sottrarre le donne alla violenza e alla prepotenza dell’uomo.
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Fonte immagine di copertina: Agenzia DIRE – www.dire.it
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