Atelier Riforma: la rete delle sartorie sociali che recuperano i vestiti e li mettono in vendita

Un meccanismo guidato attraverso un hub fornito di intelligenza artificiale. Due giovani donne torinesi protagoniste del progetto.

Lo spreco degli abiti è doppio. Da un lato finiscono nella spazzatura indumenti che si possono ancora utilizzare, dall’altro versante si ingolfa la complessa macchina dello smaltimento dei rifiuti con oggetti che potrebbero essere facilmente recuperati e nuovamente venduti.

ATELIER RIFORMA

Parte da questa premessa anti-spreco la storia della società Atelier Riforma, creata a Torino da due giovani donne: Elena Ferrero e Sara Secondo. Con una formazione molto diversa (più umanistica quella di Elena, più scientifica quella di Sara), ma con una stessa passione per il volontariato, le due socie hanno creato un network diffuso in tutta Italia che scommette proprio sul riciclo e sul riuso degli abiti. Su larga scala. Il meccanismo è il seguente: i capi vengono recuperati, catalogati e poi distribuiti a un network di 25 realtà sartoriali, per avere una seconda vita. Di queste sartorie fanno parte anche piccole realtà sociali, dove lavorano migranti, donne vittime della violenza ed ex detenute. Una volta che i capi tornano a nuova vita, vengono messi in vendita attraverso una piattaforma online e con un certificato che ne riepiloga la provenienza e la lavorazione. Il processo è governato attraverso un hub tecnologico, chiamato Re4circular che utilizza l’intelligenza artificiale per la raccolta, la catalogazione e lo smistamento degli abiti. 

Fonte immagine: Atelier Riforma – Facebook

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