La contaminazione da metalli pesanti dei terreni coltivabili, in tutto il mondo, non accenna a diminuire. Anzi. Secondo un recente studio pubblicato su Science circa il 20 per cento dei terreni contengono piombo (Pb), mercurio (Hg), cadmio (Cd), arsenico (As), e cromo (Cr), a livelli decisamente superiori a quelli considerati sicuri per la salute.
L’analisi ha riguardato quasi 800 mila campioni di suolo, raccolti una serie di studi precedenti, e i ricercatori sono arrivati alla conclusione che una popolazione di circa 1,4 miliardi di persone vive in zone ad alto rischio, per effetto della contaminazione dei terreni.
Le terre coltivate contaminate si concentrano in alcune aree dell’Asia, specie in paesi come la Cina e l’India, e in diversi paesi dell’Africa. Ma quali sono le cause che portano a una contaminazione così massiccia dei terreni destinati all’agricoltura? Sicuramente prevalgono le attività umane: l’industria, l’agricoltura pompata attraverso un uso sconsiderato di pesticidi e fertilizzanti, lo sfruttamento minerario, la pessima gestione dei rifiuti.
Quanto ai danni, i metalli pesanti possono interferire con i processi biologici nelle piante, come la fotosintesi, la crescita delle radici, e l’assorbimento di nutrienti. In alte concentrazioni, questi metalli possono ridurre la produttività agricola e compromettere la qualità del suolo e la sua fertilità. I metalli pesanti dei terreni agricoli possono compromettere la salute dell’uomo attraverso diverse patologie: danni ai reni e ai polmoni, al fegato, alla prostata e alla pelle.
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Foto copertina di Rachel Claire via Pexels
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