Il monaco che, armato di scanner e computer, salva i libri antichi dall’Isis (foto)

Padre Columba Stewart è un benedettino sessantenne che, da 14 anni, è a capo di un’associazione no-profit che si dedica alla preservazione digitale di testi antichi in zone in cui imperversa la follia del fondamentalismo

SALVARE LA CULTURA

SALVARE LIBRI DALL’ISIS –

L’Isis brucia i libri e distrugge i monumenti, gli stessi nazisti amavano appiccare falò con volumi che consideravano non “consoni” al regime. Da sempre i fanatismi, per veicolare la loro visione del mondo, prendono di mira la cultura cercando di distruggere le fondamenta storiche e artistiche della comunità che vogliono colonizzare. Un crimine contro l’umanità, al quale, giorno dopo giorno, valorosi eroi – è proprio il caso di chiamarli così – pongono rimedio salvando centinaia di libri grazie alle nuove tecnologie. Si tratta dei monaci benedettini del Medio Oriente che dopo secoli passati a ricopiare a mano i preziosi manoscritti del passato, oggi hanno imparato a sfruttare al meglio il progresso tecnologico e armati di scanner e pc limitano i danni della follia di Daesh.

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PADRE COLOMABA STEWART –

A tenere le fila di questo vero e proprio esercito della salvezza è Padre Columba Stewart, un monaco benedettino di 59 anni che dal 2003 addestra tecnici capaci di fotografare e archiviare per salvare i tesori del passato. Tra questi ci sono manoscritti di inestimabile valore risalenti al VI e al VII secolo d.C., molti dei quali scritti in siriaco, la lingua delle più antiche comunità cristiane del Medio Oriente. Fino ad oggi la sua équipe ha digitalizzato oltre 50mila testi antichi, salvandoli da usura, furti, guerre o fanatici religiosi. Da 14 anni, infatti, Columba è a capo dell’Hill Museum& Manuscript Library (HMML), un’organizzazione no-profit con sede presso la Saint John’s Abbey and University di Collegeville, negli Stati Uniti, e dedicata alla preservazione digitale di testi antichi. Molti di questi oggi si trovano all’interno del monastero siriaco ortodosso di San Marco di Gerusalemme, dove vengono portati per salvarli contro quella che è diventa una corsa contro il tempo. A causa dell’Isis, infatti, ben 2mila dei 6mila documenti riprodotti dall’HMML in Iraq sono andati perduti per sempre. “Sarebbe ancora più doloroso se quelle opere non fossero state digitalizzate – ha dichiarato in una recente intervista Padre Columba – perché significherebbe averle perse per sempre”.

SALVARE LA CULTURA –

La digitalizzazione dei manoscritti avviene sempre in loco, in studi spartani equipaggiati di luci stroboscopiche e fotocamere ad alta definizione connesse a un computer. Oggi con più di 140mila esemplari, l’HMML ospita la più grande collezione al mondo di immagini di manoscritti. Libri salvati dall’Isis e al-Qaeda che negli ultimi decenni hanno devastato tesori inestimabili in Africa e Medio Oriente. Per evitarlo Columba si spostava tra Iraq, Siria e Mali addestrando tecnici locali a fotografare testi centenari per preservarli. L’obiettivo dell’Istituto è creare la collezione digitale di manoscritti più completa al mondo, accessibile online e gratuitamente. Ma per Columba la finalità più importante è favorire un riavvicinamento tra cristiani e musulmani in un momento particolarmente difficile. Tre anni fa, infatti, l’istituto ha preso la storica decisione di includere nel suo programma anche manoscritti musulmani. Perché la cultura non ha colori o religioni e parla una lingua universale.

Le foto sono tratte dalla pagina Facebook dell’Hill Museum& Manuscript Library

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