
Rassegnarsi alla stagnazione e’ una sventura. E non perche’ la crescita economica sia priva di costi. Sempre piu’ spesso lo sviluppo comporta danni irreversibili all’ambiente, perdita della ricchezza che proviene dalle diversita’ e pone di fronte al dilemma morale se sia giusto caricare i nostri nipoti dei costi del nostro benessere. Ma questo e’ solo un aspetto della crescita. La crescita non comporta solo vantaggi materiali. Aumenta opportunita’, tolleranza per la diversita’, mobilita’ sociale, rende piu’ facile perseguire l’equita’, rafforza la democrazia (Benjamin Friedman, Il valore etico della crescita, Universita’ Bocconi Editore, 2008). La stagnazione comporta costi morali altrettanto, se non piu’ gravi, della crescita perche’ in una societa’ statica non c’e’ mobilita’. Uscire dalla classe sociale in cui si e’ nati e’ piu’ difficile perche’ i privilegi si rafforzano, cio’ che conta e’ la rete di rapporti familiari, non il proprio merito. La mobilita’ sociale, che e’ la conseguenza piu’ importante della crescita, smantella la corruzione e le rendite.
L’Italia non cresce piu’ da quindici anni. Non e’ un caso se dopo una fase in cui corruzione e rendite sembravano recedere, esse oggi si rafforzino. Le liberalizzazioni del ministro Bersani avevano predisposto un punto di partenza. Invece nulla e’ successo e le corporazioni hanno avuto buon gioco nel riportare la barra verso la difesa delle loro rendite. Il ministro dell’Economia annuncia modifiche costituzionali per favorire il mercato: prima della Costituzione si potrebbero modificare alcune delle norme che il governo sta adottando. L’aspetto piu’ marcatamente anti- competitivo, scrive Fabiano Schivardi sul sito lavoce. info, riguarda la riforma dell’avvocatura.
Sono reintrodotte le tariffe minime, inderogabili e vincolanti, vietati accordi fra cliente e avvocato, la pubblicita’ e’ fortemente regolamentata, si estende la riserva di attivita’ degli avvocati, l’esame di abilitazione diviene piu’ oneroso, cosi’ come le condizioni di praticantato, senza riconoscere ai praticanti nessun diritto di compenso. Nel mercato finanziario le norme anti-scalata introdotte dalla Consob, con la benedizione del governo, nella fase piu’ acuta della crisi, sono divenute perenni. I provvedimenti a favore delle piccole e medie imprese, pur importanti, non centrano il problema. I confronti internazionali mostrano che in Italia non nascono meno imprese che altrove. Il problema e’ che poi non crescono. Piu’ che barriere all’entrata, bisogna interrogarsi sulle barriere alla crescita perche’ un Paese non cresce senza aziende medie e grandi che investono in ricerca e sviluppo, in marchi, in nuovi prodotti.
In Europa si fa a gara nel tagliare le spese. Bene, ma se questi tagli non sono accompagnati da concrete misure di liberalizzazione, ai nostri figli trasmetteremo societa’ stagnanti in cui cio’ che conta e’ dove sei nato, non quanto ti sei impegnato.