LA CIPOLLA DI ALIFE
La cipolla alifana, un vero e proprio gioiello della produzione agricola della provincia di Caserta, rischiava di scomparire fino a quando, nel 2012, Antonietta Melillo ha voluto far rivivere la coltura di questo straordinario ortaggio. Per riuscirci si è rimboccata le maniche ed è diventata una vera e propria imprenditrice. Oggi ha trentanove anni, è mamma di due bambini di 13 e 9 anni, e nel suo paesino di settemila anime ha fatto istituire un Presidio Slow Food che tutela la produzione delle sue amate cipolle.
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PRESIDI SLOW FOOD CAMPANIA
Alife ha una lunga tradizione contadina che ha attraversato i secoli fino ai giorni nostri. Negli ultimi decenni, però, si è rischiato seriamente di perdere molti dei patrimoni gastronomici di queste terre a causa della continua migrazione verso altri lidi dei giovani della zona. A causa di questo allontanamento forzato, dovuto alle difficoltà economiche che purtroppo ancora attanagliano gran parte del Mezzogiorno, molti dei campi che per secoli erano stati rigogliosi e fonte di benessere, sono stati progressivamente abbandonati. Quindi anche la produzione di questa cipolla, che nonostante fosse molto apprezzata tra i ristoratori, ha rischiato di andare perduta. E sarebbe stato un vero sfregio alla tradizione perché quella di Alife è una varietà molto antica tanto che si racconta che già i gladiatori romani ne andassero ghiotti e che la utilizzassero anche per strofinarsi il corpo al fine di rassodare i muscoli. I Longobardi addirittura, per quanto erano considerate preziose, utilizzavano le cipolle per pagare gli affitti o come dono pregiato.
LAVORARE IN AGRICOLTURA IN ITALIA
Antonietta non è nata agricoltrice. Fino a cinque anni fa, infatti, gestiva il negozio di abbigliamento di famiglia che purtroppo ha cominciato a non andare benissimo ed è stata costretta a chiuderlo. Per questa ragione a trentatré anni si è dovuta reinventare e ha deciso di “buttarsi” sulla tradizione. Così ha puntato tutto sulle cipolle di Alife ma per riuscire nel suo intento ha dovuto superare un ostalo all’apparenza impossibile: trovare i semi. Come detto in precedenza, la coltura di questo ortaggio era quasi completamente scomparsa quindi Antonietta ha dovuto faticare molto per procurarsi la “materia prima”. Fortunatamente in suo soccorso è venuta un’anziana abitante del paese che prima di morire le ha donato i semi necessari per avviare la coltivazione. Così pian piano ha dato vita a un vero e proprio miracolo imprenditoriale smentendo tutti quelli che le avevano detto in continuazione: “di sole cipolle non ci si vive”. Oggi la caparbietà di Antonietta è stata ripagata e il mercato di Alife è tornato ad essere florido come una volta perché in tanti hanno seguito le sue orme e hanno incrementato la coltivazione locale.
Le foto sono tratte dalla pagina Facebook Cipolla di Alife Presìdio Slow Food -Antonietta Melillo
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