Merletto a tombolo: l’arte del ricamo

Richiede creatività, pazienza e precisione. Ventisette comuni italiani hanno sottoscritto un protocollo d’intesa per sostenere la candidatura del merletto italiano a Patrimonio immateriale dell'Umanità dell’Unesco

arte del ricamo a tombolo

È un’arte antica quella del merletto a tombolo, antichissima. Una tecnica tramandata di generazione in generazione e simbolo della cultura e della tradizione di tante regioni italiane, a partire dal Molise. Qui, ancora oggi, passeggiando per le vie di Isernia ma anche per i vicoletti caratteristici di Miranda, Ferrazzano, Tavenna, Sessano e Bojano è possibile ammirare dal vivo la realizzazione di raffinati merletti con cui impreziosire coperte, lenzuola ma anche tende, tovaglie e centrotavola. La particolarità che contribuisce a rendere rinomati, in tutto il mondo, i merletti a tombolo di Isernia, è la loro realizzazione con un filo di colore avorio, molto sottile, prodotto in Molise.

ARTE DEL MERLETTO A TOMBOLO

Pezzi unici realizzati a mano con precisione e pazienza. Un’arte da custodire gelosamente. Ed è proprio per valorizzare nel mondo questa tradizione così speciale che, ventisette comuni italiani a partire da Isernia (e a cui si aggiungono Varallo, Cuneo, Sampeyre, Cantù, Venezia, Chioggia, Gorizia, Chiavari, Rapallo, Portofino, Santa Margherita Ligure, Camogli, L’Aquila, Genova, Bologna, Meldola, Orvieto, San Feliciano, frazione del comune di Magione, Offida, Latronico, Bolsena, Maglie, Forlì, Mirabella Imbaccari, Bosa e Unione Montana dei Comuni della Valsesia) hanno sottoscritto un protocollo d’intesa per sostenere la candidatura del merletto italiano a Patrimonio immateriale dell’Umanità dell’Unesco.

DIOR: I MERLETTI REALIZZATI CON IL TOMBOLO

Un’arte nobile e raffinata: in passato, i preziosi merletti realizzati andavano a decorare il corredo delle spose. Oggi, la tradizione del merletto a tombolo è tra le più apprezzate, anche nel mondo dell’Alta Moda. L’antica tecnica del tombolo ha decorato alcuni abiti della collezione Cruise 2021 di Dior, presentata in piazza Duomo, a Lecce, durante il mese di luglio 2020.

Le farfalle, i fiori e le foglie realizzati a tombolo dalla ricamatrice Marilena Sparasci, 74 anni, e dal suo piccolo gruppo di lavoro, hanno impreziosito un abito della collezione e i copricapi indossati dalle modelle. La creazione di questi gioielli ha richiesto fino a quindici ore di lavoro al giorno. Un omaggio alla tradizione artigianale pugliese e al grande valore dei mestieri antichi che rischiano di scomparire.

Fonte immagini: Dior (Facebook)

COME LAVORARE A TOMBOLO

Come si evince dal nome, la lavorazione di pizzi e merletti avviene mediante lo strumento del tombolo, le cui forme e dimensioni variano a seconda delle diverse zone d’Italia. In genere si tratta di un tamburo di forma circolare appoggiato ad un apposito sostegno, un piedistallo in legno. Particolare quello tipico di Sansepolcro, in provincia di Arezzo, dalla forma appiattita. L’utilizzo di questo speciale cuscino-tamburo imbottito e, a volte, personalizzato con stoffe colorate, richiede tanta pazienza e precisione. È sul tamburo che si posiziona il disegno del merletto da realizzare. La trama del merletto viene poi lavorata con i fuselli attorno ai quali vengono attorcigliati i fili che compongono il merletto. Il disegno viene appuntato al tombolo attraverso l’uso di appositi spilli. Una volta terminato il lavoro, basta rimuovere gli spilli per poter ammirare la creazione ottenuta.

LA STORIA DEL MERLETTO A TOMBOLO

Le origini di quest’arte preziosa non sono ancora del tutto chiare. In genere, si tende a far risalire al 1400 la realizzazione dei primi merletti a tombolo in Molise e la tradizione vuole che, ad Isernia, siano state le suore spagnole del monastero benedettino di Santa Maria delle Monache a diffondere questa arte tra le loro educande. Con il passare del tempo e merletto dopo merletto, ogni zona d’Italia in cui veniva praticata quest’arte, forse importata dalla regione delle Fiandre, iniziò a definire la propria tecnica rispetto alle altre: si diffusero così il pizzo di Cantù, il Punto Venezia e il pizzo al tombolo di Scanno e Pescocostanzo, in Abruzzo.

ARTE DEL MERLETTO A TOMBOLO IN ITALIA

Anche l’origine del pizzo di Cantù, in Lombardia, è da ricercarsi in un convento: veniva realizzato dalle suore dell’Ordine delle Umiliate. Con l’uso abile e sapiente di fuselli e filo, creavano addobbi per l’altare e le vesti dei sacerdoti. A poco a poco, i merletti a tombolo iniziarono ad addentrarsi anche nella quotidianità e a decorare e abbellire vestiti e accessori.

A Cogne, in Valle D’Aosta, l’arte del merletto a tombolo venne importata dalla Francia nel lontano 1665: furono le monache benedettine provenienti dal monastero di Cluny a diffondere e tramandare il sapiente intreccio di fili di lino e fuselli. In particolare, ancora oggi, le ricamatrici valdostane portano avanti la tecnica chiamata “a fili continui”. A differenza del metodo artigianale tradizionale, in questo caso non si lavora a partire dal cartoncino con il disegno del merletto preimpostato. Proprio per questo motivo, si tratta di un sistema che richiede molta pratica ma anche pazienza e precisione.

In Veneto, a Burano, tra le caratteristiche case dai bellissimi colori pastello, è possibile scorgere anche i laboratori dove, con grande maestrìa, si porta avanti l’arte del ricamo. Un vero e proprio viaggio nel tempo, il “Museo del merletto” aperto nel 1981 lì dove una volta vi era la storica “Scuola dei Merletti di Burano”, fondata nel 1872 per valorizzare una tradizione secolare. L’archivio dell’antica Scuola, in cui sono presenti documenti e disegni, è stato riordinato e catalogato. All’interno del “Museo del Merletto” è possibile ammirare oltre 100 preziosi esemplari della ricca collezione della Scuola, oltre a notevoli testimonianze della produzione veneziana dal XVI al XX secolo. Senza contare la possibilità di osservare dal vivo la lavorazione dei merletti effettuata dalle ricamatrici.

Situata al centro del Golfo del Tigullio, Rapallo, in provincia di Genova, in Liguria, non è famosa solo per i suoi scorci mozzafiato, le ville e i palazzi storici ma anche per la sua storia strettamente legata all’arte del merletto a tombolo. Una tradizione che risale al 1500 e da cui discende il famoso pizzo a “Punto Rapallo” che richiede un cospicuo numero di fuselli e si caratterizza per la rappresentazione, nel ricamo, di rilievi tondeggianti e foglioline. Genova è, invece, famosa per il “Punto Genova”, caratterizzato, anche in questo caso, da rosoni e foglioline.

E poi ci sono i merletti di Scanno, in Abruzzo: i primi risalgono al 1700. Pizzi e merletti che è possibile ammirare nel “Museo della Lana” di via calata Sant’Antonio, in cui vengono custoditi con cura gli oggetti, gli accessori e gli attrezzi donati dagli abitanti di Scanno e risalenti al periodo compreso tra il 1880 e il 1930.

Passeggiando per Offida, nel cuore delle Marche, prima di correre a scoprire il ticchettio quasi ritmico dei fuselli nelle botteghe artigiane che rendono speciale questo borgo tra i più belli d’Italia, è possibile ammirare la Fontana delle Merlettaie, in cui si rappresentano alcune donne intente a lavorare il tombolo. Anche qui le origini di questa preziosa lavorazione risalgono al 1400 ad opera delle suore benedettine e delle monache di clausura. Nel corso del 1600, invece, la lavorazione del merletto diventa una vera e propria attività artigianale con una produzione fiorente e un commercio, a poco a poco, sempre più importante. Nel 1910, a Offida, nacque la prima scuola di Merletto.

Anche in Calabria, l’arte del merletto a tombolo è una tradizione dalle radici antichissime, diffusa ovunque e in particolare a Cropani, Tiriolo, Gerace e San Giovanni in Fiore. La lavorazione dei merletti avviene mediante il ricorso a fili molto sottili in seta o lino.

(Nell’immagine, una tovaglia realizzata nel caratteristico borgo di Cropani, in provincia di Catanzaro, con la tecnica del merletto a tombolo)

In Sicilia, a Mirabella Imbaccari, in provincia di Catania, si lavora a tombolo da oltre un secolo. Una tradizione artigianale talmente antica che ha permesso al caratteristico borgo di quasi cinquemila abitanti di fregiarsi del titolo di “Città del tombolo”. E questo lo si deve anche all’iniziativa di una nobildonna catanese, la baronessa Angelina Auteri che, in seguito ad una miracolosa guarigione, decise di donare in beneficenza tutto il suo patrimonio. Agli inizi del 1900, venne così istituita l’Opera del Tombolo, un’associazione in cui si insegnava questa arte preziosa. Dal 1986, Mirabella Imbaccari ospita una “Mostra Permanente del Tombolo” in cui è possibile ammirare merletti ma anche abiti e arredi realizzati con questa tecnica simbolo dell’artigianato locale e che si contraddistingue per la trama molto fitta e la presenza nel disegno di riccioli e rose.

Un’attività artigianale da salvaguardare l’arte del merletto a tombolo: un contributo arriva dai corsi, sparsi in tutta Italia, in cui si insegna e si diffonde questa lavorazione così preziosa. Non più un’eredità di un tempo ormai passato ma un tesoro prezioso fatto di ingegno, creatività e precisione, da custodire gelosamente.

QUANTO COSTA IL TOMBOLO?

È possibile acquistare il tombolo, i fuselli e i cartoni disegnati nei negozi specializzati nella vendita di ricami, merletti e creazioni realizzate a mano. Il tombolo, a seconda delle dimensioni, costa intorno ai 100 euro mentre una scatola con 12 fuselli ha un prezzo che si aggira intorno ai 30 euro.

Fonte immagini: Non sprecare (redazione), ad eccezione delle foto relative alla Collezione Cruise 2021 Dior tratte dalla pagina Facebook della Maison Dior

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