Sigarette elettroniche: cosa sono e come funzionano

Ormai abbiamo imparato a riconoscerle nelle mani dei sempre più numerosi utilizzatori che si vanno moltiplicando nelle città italiane. Ma cerchiamo di andare oltre il semplice colpo d’occhio e capire con precisione quali sono e come funzionano le diverse parti che compongono l’e-cigarette con la preziosa consulenza di Denis Gusev, gestore a Roma di due punti vendita per l’azienda eBreeze (da produttore a produttore ci possono essere ovviamente variazioni dell’assortimento).
La sigaretta elettronica è uno stelo cilindrico che, a seconda dei modelli, può ricalcare più o meno fedelmente l’aspetto di una “bionda” tradizionale. A un’estremità di questo tubicino c’è una cartuccia-filtro (o un serbatoio), mentre all’altra può esserci un led che accendendosi “simula” il colore rosso della brace.

Il corpo dell’e-cigarette è poi suddiviso in due parti, la batteria e il vaporizzatore (chiamato anche atomizzatore) collegati da un circuito elettronico. «Esistono modelli differenti – spiega Gusev – noi ad esempio ne abbiamo 5 che differiscono per dimensioni, aspetto, prestazioni, sistemi di vaporizzazione e autonomia delle batterie. Un kit completo è normalmente composto da due sigarette, la batteria, l’atomizzatore con eventuali ricambi, la copertura per il bocchino e il caricabatterie USB con anche l’adattatore per la parete. I costi variano dai 42 ai 95 euro, con l’atomizzatore che sottoposto a un consumo medio può durare tra le 3 e le 4 settimane mentre la batteria copre fino a un intero anno».

Il funzionamento è molto semplice. La batteria si attiva, a seconda dei modelli, manualmente con un interruttore o in maniera automatica col cambio di pressione dovuta all’aspirazione del fumatore; “tirando” perciò accade che il vaporizzatore riscaldi il liquido contenuto nella cartuccia vaporizzandolo e creando una soluzione gassosa che viene inspirata ed espirata dall’utilizzatore. Talvolta la cartuccia e il vaporizzatore sono integrati, ed in questi casi si parla di cartomizzatore.

Fondamentale, anche per stabilire l’eventuale nocività dell’e-cigarette, è quindi la composizione del liquido vaporizzato: «È una delle prime cose che mi chiedono tutti i clienti – prosegue Gusev – innanzitutto bisogna distinguere tra le soluzioni senza nicotina e quelle che invece la contengono. Queste ultime nel nostro caso possono avere una concentrazione della sostanza di 9 o 18 mg in boccette che sono da 10 o 20 ml. Il liquido è poi composto principalmente da propilenglicole, ampiamente utilizzato nell’industria farmaceutica, cosmetica e alimentare, e glicerina vegetale, con l’aggiunta poi di una piccola percentuale di acqua e aromi». Questi ultimi possono essere “tabaccosi”, cioè richiamare il sapore di diversi tipi di tabacco (come quello da pipa o il narghilè) o “sweet”, con un’ampia varietà che prevede gusti come liquirizia, rum e nocciola: «Il costo di una boccetta è di circa 5,50 euro e dura mediamente 6-7 giorni. Diciamo che nel complesso rispetto al fumo tradizionale bastano 2-3 settimane per ammortizzare la spesa iniziale del kit».

Ma chi frequenta questi punti vendita? «Sono al 99% persone che già fumano sigarette tradizionali – racconta Gusev – i pochi non fumatori vengono per provare i prodotti senza nicotina. Mediamente hanno tra i 25 e i 40 anni, anche se capitano anche soggetti più anziani. Noi non vendevamo i nostri kit ai minori neppure prima del divieto imposto dal Ministero della Salute, che ritengo giusto». E, ovviamente la prima domanda che fanno i clienti è quella sul grado di pericolosità dell’e-cigarette e sulla possibilità che servano per liberarsi del vizio: «Al riguardo cerchiamo di essere il più prudenti e trasparenti possibile, perché sappiamo che non esistono studi scientifici a lungo termine sull’argomento. Diciamo loro che, a livello di tossicità, nel breve periodo fanno meno male delle sigarette tradizionali e li invitiamo ad ampliare autonomamente le loro conoscenze leggendo documenti e ricerche, anche online».

Tutto questo in attesa di un quadro medico-legislativo più chiaro: «Siamo i primi ad avere interesse a dissipare tutti i dubbi. Spero solo che un’eventuale nuova normativa continui a riservare la vendita di questi articoli a centri specializzati, perché per ogni sigaretta occorre dare al cliente non solo spiegazioni approfondite ma anche dimostrazioni pratiche sul funzionamento e l’assemblaggio dello strumento. E non so se rivenditori più generici ne avrebbero il tempo o le competenze». Col paradossale obiettivo di vendere sigarette (elettroniche) sperando che spingano la gente a smettere di fumare del tutto: «Lo so che può suonare strano, ma io spero proprio che vada così e la gente abbandoni del tutto il fumo, anche quello elettronico. Si è diffusa una gran voglia di smettere e anche il successo dell’e-cigarette, legato soprattutto al passaparola, ne è una dimostrazione».

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