Pesci che muoiono per colpa della plastica

Nel 2050 avremo, negli oceani, più plastiche che pesci. Ma già adesso il 30 per cento dei pesci prima di morire, nel Nord Pacifico, ha ingerito plastica.

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Il sorpasso si avvicina: poco più di vent’anni e nei nostri mari, compresi quelli che frequentiamo, avremo più plastica che pesci. Ma in alcune zone lo è già adesso, come il Nord Pacifico,  dove un terzo dei pesci prima di morire ingeriscono residui di plastica.

PLASTICA NEI MARI CHE UCCIDE I PESCI

La crisi nei nostri oceani è sempre più allarmante. L’eccessiva quantità di plastica nei mari infatti oltre ad essere in costante aumento, rischia di distruggere del tutto numerosi ecosistemi sul pianeta. E tra i più minacciati spicca il Mar Mediterraneo, logorato dalle microplastiche in particolare. Vi stupirà sapere che l’Italia è il Paese che inquina di più dopo l’Egitto nel mare nostrum. Circa il 15% della plastica riversata in acqua infatti proviene dallo stivale.
A causa di questo scempio ambientale, oltre 130 specie tra pesci, mammiferi marini, tartarughe e uccelli, sono a rischio. A causa dell’ingestione di plastica, oltre il 90 per cento va contro morte certa. Pertanto, se non si interverrà attuando cambiamenti immediati, nel Mediterraneo si prevede che entro 30 anni i pesci saranno meno della quantità di plastica.
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QUALI SONO LE PLASTICHE PIÙ NOCIVE PER I PESCI

In Australia quattro ricercatori della Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation hanno cercato di confrontare diversi studi sull’inquinamento plastico negli oceani. E da questa ricerca è emerso che le plastiche nei mari che minacciano la vita marina in maniera maggiore sono:
  • buste di plastica
  • reti e scarti derivanti dalla pesca
  • rifiuti di gomma
  • palloni e palloncini
  • utensili

In questo studio, sono state analizzate ben 1.328 cause di morte di animali marini. I killer dei mari sono di sicuro i sacchetti di plastica che possono provocare blocchi intestinali a balene, delfini e tartarughe.

I pesci di piccola e media taglia invece sono flagellati da reti da pesca, rifiuti plastici e gomma. Quest’ultima è anche la causa di morte di molti uccelli marini.

CHE SUCCEDE SE I PESCI MANGIANO LA PLASTICA

La fauna marina ha subito un danno enorme per la plastica. I loro habitat sono diventati trappole mortali a cui i pesci non sono abituati. Il WWF avverte che oltre 700 specie animali sono state fino ad oggi interessate da questo abominevole fenomeno. E che 8 milioni di tonnellate di rifiuti plastici raggiungono il mare ogni anno. In totale si stima che siano oltre 100 mila gli animali a morire ogni anno a causa della plastica.
Questo è estremamente pericoloso non solo per la distruzione degli habitat marini, ma anche per le stesse specie che vivono sia dentro sia fuori dal mare. Le probabilità che un qualsiasi esemplare ingerisca plastica e muoia sono elevate. I fattori scatenanti sono differenti, tra cui blocco intestinale, soffocamento in rifiuti plastici, parti del corpo impigliate nelle reti da pesca ad esempio.

PERCHÈ LA PLASTICA È UN PROBLEMA PER GLI ANIMALI MARINI

La plastica è una piaga dei nostri tempi. I residui di scarto si decompongono alla luce del sole scomponendosi in parti più piccole: le micidiali microplastiche. Il problema però è a monte. Infatti, a causa dell’ingente quantità di plastica nei mari, questa diventa un pericolo sotto diversi punti di vista.

La plastica si deposita sui fondali, galleggia, viene ingerita dalla fauna marina, inquina la qualità dell’acqua e minaccia ogni aspetto della vita di cetacei, mammiferi marini, tartarughe e pesci di ogni genere. E non bisogna dimenticare che la plastica raggiunge i nostri piatti.

rifiuti e spazzatura nei mari e negli oceani

QUALI SONO GLI EFFETTI DELLA PLASTICA SULLA VITA MARINA

Il mondo oltremare è seriamente minacciato dalla plastica nei mari per ovvie ragioni. Sono diverse le immagini e i video che giungono a noi via social di tartarughe impigliate tra le reti da pesca, pesci impigliati in buste di plastica e animali incastrati in bottigliette d’acqua.
Lo scenario marino è oggetto di una vera catastrofe ambientale e i pesci saranno sempre più in pericolo. I residui plastici così come ogni altro elemento inquinante contribuiscono all’allarmante cambiamento climaticotrascinando l’intero pianeta in un baratro da cui possiamo uscirne. Ma solo se iniziamo ad agire da oggi.

CHI BUTTA LA PLASTICA NEI MARI

Cominciamo da vicino. Solo nel Mediterraneo finiscono 730 tonnellate di rifiuti ogni giorno. Il Parlamento Europeo denuncia infatti che il 27% di questi provengano da scarti della pesca e dell’acquacoltura.

Da uno studio pubblicato da Science invece si evince che oltre 5 milioni degli 8,8 milioni di tonnellate di plastica riversate nei mari ogni anno sono prodotti da cinque Paesi dell’Asia:

  • Cina
  • Filippine
  • Thailandia
  • Vietnam
  • Indonesia

Con un semplice calcolo si può comprendere come questi 5 stati siano responsabili per il 60% della plastica scaricata negli oceani.

A chiudere la Top Ten, per modo di dire, sono Paesi in via di sviluppo ubicati tra Africa e Asia. Ma non bisogna dimenticare che gli USA sono i maggiori produttori in assoluto di plastica. Nel 2016 ad esempio, per più della metà dei rifiuti raccolti, ha esportato circa 2 milioni di tonnellate di rifiuti plastici a partner commerciali, di cui quasi il 90 per cento non è in grado di smaltirli in maniera adeguata.

Per concludere, la produzione di plastica è in costante aumento, anno dopo anno. E in futuro i dati potrebbero raggiungere livelli critici impensabili. Buona parte della produzione, circa 300 milioni di tonnellate all’anno, non può essere riciclata, vuoi perchè usa-e-getta, materiali plastici particolari o per mancanza di strutture.

Questo si traduce in spazzatura accumulata tra discariche a cielo aperto e dispersione nell’ambiente per mancanza di senso civico. Sono poi gli agenti atmosferici, i fiumi e determinate condizioni ambientali a trasportare nei nostri mari tutti questi residui. La plastica che sta affogando il mondo marino.

PLASTICOSI

L’ornitologo Alex Bond, con alcuni colleghi del National History Museum di Londra, hanno coniato una nuova patologia che colpisce gli animali, specie quelli che frequentano il mare: la plasticosi. Si tratta di un malattia, che porta alla morte, legata agli effetti di piccoli pezzi di plastica (le micidiali microplastiche) sui tessuti interni. La definizione è nata esaminando lo stomaco di trenta berte morte dopo avere ingerito plastica sull’isola di Lord Howe, 6 mila chilometri al largo dell’Australia. Nel 90 per cento dei casi le berte avevano  lo stomaco infiammato, gonfio e con una diffusa fibrosi. Tutto per le ferite legate ai pezzi di plastica ingeriti.
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