Scaldiamo la crescita con le fattorie del sole

Un’esigenza centrale dell’Italia di oggi è quella di poter praticare linee di sviluppo economico che permettano contemporaneamente creazione di occupazione: dunque soluzioni di sviluppo sostenibile. L’esigenza è chiara e di fin troppo facile enunciazione, ma molto più difficile risulta l’individuazione di questo tipo di soluzioni. INTEGRAZIONE – È pertanto importante sottolineare come l’evoluzione della tecnica, […]

Un’esigenza centrale dell’Italia di oggi è quella di poter praticare linee di sviluppo economico che permettano contemporaneamente creazione di occupazione: dunque soluzioni di sviluppo sostenibile. L’esigenza è chiara e di fin troppo facile enunciazione, ma molto più difficile risulta l’individuazione di questo tipo di soluzioni.

INTEGRAZIONE – È pertanto importante sottolineare come l’evoluzione della tecnica, e le condizioni dei mercati finanziari, rendono oggi disponibile e praticabile un’opzione di sviluppo di reddito e creatrice di posti di lavoro su vasta scala, specie nel Sud Italia: la produzione congiunta e integrata di prodotti alimentari e di energia elettrica. Questa soluzione di sviluppo sostenibile ha oggi sia una base tecnica che una base economica. La base tecnica di questa linea è la produzione, con alta produttività, di prodotti ortofrutticoli in ambiente controllato assieme a energia elettrica fotovoltaica. Si tratta necessariamente di serre fotovoltaiche effettive, dove il termine effettive significa che deve essere garantito che la produzione elettrica non limiti in nessun modo la producibilità agricola. La normativa relativa deve, ovviamente, garantire in sede autorizzativa questa condizione, che scoraggi soluzioni «false», cioè le cosiddette serre buie.

SERRE FOTOVOLTAICHE – Un’unità agricola basata su serre fotovoltaiche effettive (fattoria solare) può mettere a disposizione del produttore alcuni importanti vantaggi, come una produttività agricola nettamente superiore — almeno 50 volte — al corrispondente terreno aperto con culture ad alta qualità e alto prezzo e inoltre numerosi posti di lavoro stabili (5-8 persone per ettari serra) con attività a chilometro «doppio zero» (produzione e consumi «distribuiti»). In prospettiva a questi vantaggi specifici, possono aggiungersi quelli di una integrazione con impianti a biomassa (cogenerazione), di uno sviluppo del valore aggiunto lungo la filiera agroalimentare e una valorizzazione azionaria del capitale-terra. E last ma non least la possibilità di nuovi e più moderni modi di lavoro agricolo (meccanizzazione).

ATTENTA ANALISI – Per contro a questi chiari vantaggi produttivi, la base economica della produzione fotovoltaica deve essere oggetto di un’attenta analisi. Come è noto, gli indubbi attuali differenziali di costo di produzione del KWh tra le soluzioni fossili e quelle fotovoltaiche sono stati oggetto di pesanti attacchi in relazione agli incentivi del Conto energia. Ma qui mi sembra necessario stabilizzare alcuni numeri che devono fare giustizia di molte superficialità. Con riferimento ai valori 2012, se è vero che il prezzo medio dell’energia elettrica di origine fossile è di circa 8 cent/KWh all’uscita della centrale, mentre quello del fotovoltaico può essere stimato in circa 21 cent/KWh (Centro-Sud), questo divario di circa 13 centesimi è più che assorbito, già da oggi, da una produzione integrata elettrica rinnovabile e agricola. Infatti possiamo innanzitutto stimare in circa 6 cent/KWh il maggior valore del KWh del fotovoltaico nel punto di consumo rispetto a quello fossile per: minori costi/perdite di distribuzione, premio per la CO2 non emessa e sostenibilità di approvvigionamento/prezzo per venti anni.

GRID PARITY – Rimane dunque un divario di circa 7 cent/KWh rispetto alla cosiddetta grid parity. Ebbene il valore netto della produzione agricola integrata può coprire questo divario permettendo così una Integrated grid parity già da oggi! Dimensionalmente sarebbe possibile, ad esempio, dimezzare le importazioni di energia elettrica riconvertendo il 20% delle attuali serre e generando circa 100 mila posti di lavoro. Oltre a ciò un’agricoltura intensiva basata su fattorie solari può essere un’importante linea per il progresso sociale del territorio. L’ampliamento dell’attività svolta sul territorio alla produzione di forme varie di energia comporta per la figura dell’agricoltore un profondo arricchimento di mestiere e non una semplice giustapposizione monetaria. Molto correttamente il ministero dell’Economia ha riconosciuto ciò definendo la produzione di energia in agricoltura come «attività agraria connessa».

ECONOMIE DI SCALA – Il secondo cambiamento è che le fattorie solari potranno aggregarsi in rete con un’unità comune in grado di produrre, per gli associati, economie di scala di acquisto e commerciali, oltreché di competenze specialistiche. È la proposta di una nuova forma associativa nel territorio: Agrinet, compatibile con la frammentazione delle proprietà agricole italiane. Dunque si apre oggi un’importante linea di sviluppo sostenibile in Italia e con grandi potenzialità di esportazione di soluzioni impiantistiche nei Paesi della Sunbelt mondiali (Expo 2015): bisogna ora metterla alla prova dei fatti, contando su una visione pubblica coerente come quella che è nelle mani dei nostri governanti.

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