Mangia sano, compra clandestino | Non Sprecare
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Mangia sano, compra clandestino

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Primi piani sulla terra. Primi piani su volti e mani che lavorano. Zolle di terra e cipolle, zolle e scarpe infangate. Il ritmo è quello documentaristico che corre veloce, enuncia, denuncia. E si ferma per lasciare voce ai protagonisti della storia. Genuino clandestino è titolo del documentario, che si presenta il 6 luglio in anteprima a Napoli e il 15 luglio a Bologna. Ed è il nome del movimento di contadini (200 nella campagna romana, 100 a Bologna, una sessantina in Campania) che, da una decina d’anni, organizzano mercatini autogestiti anche nelle grandi città del nord come forma di resistenza ai mercati generali e alla grande distribuzione.

BUDGET COLLETTIVO – La regia è di nicola angrisano (minuscolo) identità collettiva di registi, filmaker, «medi attivisti» che usano la video-narrazione per fare un’informazione che produce insieme ai suoi protagonisti. Genuino clandestino è stato prodotto da insu^tv-produzioni dal basso, nata come telestreet partenopea e passata poi alla rete delle micro-webtv su Internet, e 500 persone che hanno pre-acquistato le copie del documentario creando quindi il budget necessario a produrre i 70 minuti di girato. Un modello su cui in Usa gruppi di interesse e persone qualunque, che vogliono maggiore informazione su argomenti specifici, si coalizzano intorno a gruppi di giornalisti creando collette per finanziare inchieste e servizi giornalistici e che in alcune città come Seattle ha preso il posto dei giornali locali che erano praticamente spariti.

CONTAMINAZIONE CONTADINI-CITTADINI – nicola angrisano e insu^tv usano la grammatica documentaristica e la tecnologia digitale per «contaminarsi con le esperienze dei singoli e delle comunità», dice uno degli anonimi del collettivo. Lo hanno fatto, nel 2009, con Una montagna di balle, docufilm sui rifiuti in Campania, che ha partecipato a diversi festival e continua a girare nei territori ancora coinvolti dall’emergenza. Strumento di racconto, denuncia, azione di resistenza. «Non ho mai fatto scelte agricole che abbiano pensato prima a quanto posso realizzare», dice un contadino laziale, «penso che cosa mi piace fare. E con la mia zappa mantengo la famiglia e sostengo la lotta ai diserbanti». «I nostri mercati si basano sull’alleanza tra contadini e cittadini», dice un produttore agricolo. «Uniti per il diritto a mangiare sano. E se passasse il nostro messaggio, verrebbe rivoluzionato il modello di produzione agricola e della trasformazione».

CICORIA DEMOCRATICA – In Genuino clandestino parlano giovani o meno per i quali la spesa alimentare è l’inizio di una catena di scelte consapevoli, quelli che la grande distribuzione definirebbe consumatori, ma che si definiscono co-produttori per sottolineare l’alleanza con produttori e trasformatori di materie prime che hanno data vita al movimento. E c’è la voce di coltivatori, allevatori, pastori e artigiani. Spesso non sono contadini di prima generazione ma precari, disoccupati, ex insegnati che hanno scelto di tornare alla terra con un progetto politico. «Bastano poche battute per capire che dietro anche a una testa di cicoria presente in uno di questi mercati si nasconde la volontà di resistenza di contadini che lottano contro politiche europee, l’agroindustria italiana e modelli di consumo incoerenti e anti-ecologici», dice ancora uno degli “anonimi” produttori del documentario. «Ma soprattutto contro il potere della grande distribuzione, dei marchi multinazionali che grazie alle economie di scala hanno fatto business perfino della cosiddetta “agricoltura biologica” stravolgendone spesso il significato».

AUTOCERTIFICAZIONE DI BONTA’ – Pani cotti al forno al legna, marmellate, insaccati. Lavoro della terra e trasformazione corrono nelle immagini per mostrare come un altro modello possa esistere. Un modello che ritorna, soprattutto per difendere la libera lavorazione dei prodotti, l’agricoltura contadina, il patrimonio di saperi e sapori della terra. Quella tradizione che a volte le leggi non contemplano. E che i “genuini” (riuniti in associazioni che si chiamano terra terra, a Roma, Campi Aperti, a Bologna, la Ragnatela Autoproduzioni a Napoli, Etain ed il mercatino itinerante a Gubbio e la Terra trema a Cosenza) rispondono bollando e autocertificando la loro ribellione all’omogeneità. Genuino clandestino è diventato il marchio dei loro prodotti

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