Intolleranze alimentari: i cibi più a rischio

La differenza con le allergie. Queste ultime dipendono da pochi cibi, come latte, uova e crostacei. Nelle intolleranze invece conta la dose del cibo assunto

ALLERGIE E INTOLLERANZE ALIMENTARI: COSA SAPERE

Solo una fetta molto contenuta della popolazione, pari al 5% dei bambini e a circa il 4% degli adulti è realmente interessata da allergie alimentari. Circa il 20% delle persone però ritiene di esserne affetta pur in assenza di diagnosi accertate. Per questa ragione, per evitare trattamenti inutili e dannosi o privazioni superflue, è necessario sapere come muoversi quando si sospettano dei sintomi riconducibili a questi disturbi

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COME RICONOSCERE ALLERGIE E INTOLLERANZE ALIMENTARI

Il campo delle allergie e delle intolleranze alimentari è complesso e porta con sé tutta una serie di sprechi che potrebbero essere evitati. Il problema indubbiamente esiste e guai a negarlo. Sintomi come mal di testa, sonnolenza, dolori addominali, vertigini possono derivare da una intolleranza o da un’allergia verso alcuni prodotti alimentari. Ma intorno a questo tipo di problematiche si sono create anche vere e proprie leggende, spesso prive di fondamento. Esistono per esempio molte incertezze riguardo l’esatta prevalenza delle intolleranze e delle allergie alimentari, dovute a varie cause come confusione nella terminologia, mancanza di procedure diagnostiche idonee, valutazioni fai-da-te sbagliate. Con quale risultato?

Si assiste a un proliferare di atteggiamenti errati, frutto più di suggestioni che di fatti, da cui nascono conseguenti sprechi. Migliaia di euro spesi per analisi inutili e presunti test diagnostici, in molti casi privi di validità scientifica. Assunzione di farmaci che non servono a nulla, consigliati da persone non qualificate. Esclusione di cibi che invece si possono consumare tranquillamente. Un enorme spreco, dunque, di denaro e di salute, poiché a forza di rincorrere intolleranze e allergie inesistenti, si rischia di rinunciare alla dieta giusta per la propria salute. Oppure, come accade in numerose circostanze, si ritiene l’intolleranza la causa di un aumento di peso, laddove invece il fattore scatenante è lo stile di vita sbagliato. Come districarsi allora nel complicato universo delle allergie e delle intolleranze alimentari? Imparando a conoscerle.

DIFFERENZA TRA ALLERGIE E INTOLLERANZE ALIMENTARI

La differenza principale tra allergie e intolleranze alimentari riguarda i meccanismi d’azione che sono diversi.

  • ALLERGIE ALIMENTARI

Le allergie alimentari sono delle reazioni avverse a determinate proteine, dette allergeni, presenti negli alimenti, dovute a un meccanismo immunologico. Il 90% delle allergie alimentari sono rivolte verso pochi cibi come latte, uova, e grano nei bambini e crostacei, molluschi, pesci, frutta secca, frutta fresca, sedano e sesamo, negli adulti. Teoricamente, tuttavia, si possono presentare reazioni allergiche nei confronti di qualsiasi alimento.

Nelle allergie alimentari la risposta può essere molto grave, anche assumendo una piccola quantità di cibo. La reazione allergica in questi casi dà luogo a sintomi quali: gonfiore e rossore cutaneo improvvisi, orticaria, prurito, gonfiore a labbra, viso o gola, nausea, vomito, crampi, vertigini, diarrea, ipotensione fino a sincope, ovvero perdita di coscienza.

La maggior parte delle allergie sono a insorgenza rapida. Compaiono cioè a distanza di pochi minuti o di un’ora dall’ingestione dell’alimento responsabile. Questo tipo di manifestazione risulta più facile da diagnosticare perché più immediato. In alcuni casi, però, il fenomeno allergico può presentarsi anche a distanza di ventiquattro ore dall’assunzione del cibo, risultando così di più difficile identificazione.

  • INTOLLERANZE ALIMENTARI

Le intolleranze alimentari hanno caratteristiche diverse dalle allergie, soprattutto per la modalità in cui si determinano. Si tratta di reazioni avverse a un alimento che si realizzano con meccanismi distinti da quello immunologico e sono dose-dipendenti. Al contrario di ciò che avviene con le allergie, quindi, nelle intolleranze l’entità della reazione avversa dipende dalla quantità di alimento ingerita. Piccole dosi danno luogo a reazioni lievi. In taluni casi, invece, non si manifesta persino nessuna reazione evidente. Oltre a essere meno gravi rispetto a quelli delle allergie, i sintomi delle intolleranze sono inoltre principalmente di natura intestinale (dolore addominale, meteorismo, nausea, vomito).

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TIPI DI INTOLLERANZE ALIMENTARI

Esistono diversi tipi di intolleranze alimentari:

  • Intolleranze farmacologiche. Si manifestano in persone che hanno una reattività particolare a determinate molecole presenti in alcuni alimenti. Appartengono a questa tipologia le reazioni all’istamina, alla caffeina e alla serotonina.
  • Intolleranze enzimatiche. Sono dovute alla presenza ridotta o all’assenza nel nostro organismo di un enzima necessario per metabolizzare un componente dell’alimento scatenante. L’intolleranza enzimatica più frequente è quella al lattosio, una sostanza contenuta nel latte. Appartiene a questo gruppo anche l’intolleranza al glutine o celiachia. Un altro esempio di intolleranza dovuta alla carenza di un enzima è il favismo.
  • Intolleranze agli additivi alimentari. Non è ancora del tutto chiaro se in queste situazioni si tratti di intolleranze o di allergie. Non esistono infatti prove evidenti che la reazione abbia basi immunologiche, ma le manifestazioni sono talmente variabili da non escluderlo.

SOVRAPPESO E INTOLLERANZE ALIMENTARI

Il dilagare globale dell’obesità e le difficoltà di raggiungere e mantenere una condizione di normopeso hanno condotto alla diffusa convinzione che il sovrappeso sia conseguenza di una presunta condizione di allergia o intolleranza alimentare. Il passo che, a partire da questa idea, ha condotto a una moltiplicazione di approcci terapeutici finalizzati al dimagrimento nonché allo sviluppo di un remunerativo mercato di prodotti per la perdita di peso, è stato breve. Siamo di fronte a un tema molto caldo, da cui deriva un inutile spreco di risorse e di salute pubblica.

A negare il legame tra queste problematiche alimentari e il sovrappeso sono tuttavia intervenute otto società scientifiche italiane che nel 2016 hanno redatto un “Position Statement” condiviso, dal titolo “Allergie, intolleranze alimentari e terapia nutrizionale dell’obesità e delle malattie metaboliche”. A sottoscrivere il documento sono state la Società italiana di Diabetologia, l’Associazione italiana di Dietetica e Nutrizione clinica, l’Associazione Medici Diabetologi, l’Associazione nazionale Dietisti, la Società italiana di Nutrizione umana, la Società italiana di Nutrizione pediatrica e la Società italiana dell’Obesità, evidenziando come “dalla analisi critica degli studi epidemiologici, etiopatogenetici e clinici disponibili sull’argomento, emergono evidenze solide per affermare che le intolleranze alimentari e l’obesità sono due patologie indipendenti tra loro”.

Gli esperti hanno puntato in special modo il dito sia contro test privi di “rigorose evidenze scientifiche” utilizzati per la diagnosi di allergie e intolleranze alimentari, sia contro diete restrittive e ad esclusione per dimagrire. Si tratta delle cosiddette “popular diets”, ossia “diete alla moda” che invece di garantire benefici possono aumentare i rischi nutrizionali e confondere i pazienti che devono realmente perdere peso.

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RIMEDI ALLERGIE E INTOLLERANZE ALIMENTARI

Ma come si affrontano allora le allergie e le intolleranze alimentari in modo corretto? Senza sprecare nulla e andando alla reale radice del problema, se e quando esiste? Ecco una serie di consigli molto semplici: seguendoli non ci sono rischi di commettere errori nella diagnosi ed è possibile affrontare i disturbi nel modo adeguato.

  • Scegliere il medico giusto. Il primo accorgimento per affrontare il problema di allergie e intolleranze alimentari, è quello di rivolgersi, dopo un rapido consulto con il medico di famiglia, a un Centro specializzato per avere una diagnosi davvero attendibile. Un Centro dove ci siano gli specialisti in grado di individuare il problema, fare una diagnosi corretta e prescrivere la cura giusta.
  • Attenzione ai sintomi. Una diagnosi diventa semplice, se così si può definire, quando i sintomi di allergia o intolleranza, netti e chiari, compaiono immediatamente dopo l’assunzione di uno specifico alimento.
  • Colpa dello stress. Alcuni studi ipotizzano che alla base delle intolleranze alimentari possa esserci lo stressemotivo e ambientale a cui ognuno di noi è sottoposto giornalmente. Queste tensioni indebolirebbero il sistema biologico nel suo complesso, causando con il tempo dei disturbi anche di tipo alimentare, che sfociano in intolleranze o allergie.
  • La durata di un’intolleranza dipende dalla natura dell’intolleranza stessa. Quando il disturbo è riconducibile a difetti enzimatici su base genetica, l’intolleranza è permanente. È il caso della celiachia. Il glutine va escluso del tutto e a vita dalla propria alimentazione. Esistono però intolleranze temporanee legate ad alterazioni gastro-intestinali, come malassorbimenti, o a particolari trattamenti farmacologici. L’uso di antibiotici può per esempio condurre a una transitoria intolleranza al lattosio.
  • Intolleranza a frutta e verdura. Può dipendere non tanto da questi alimenti di per sé ma dal fruttosio, uno zucchero contenuto principalmente nella frutta (da cui il nome) e in alcuni ortaggi. Per chi soffre di intolleranza al fruttosio diviene necessario escludere dalla propria dieta tutti gli alimenti che lo contengono. Qualora l’eliminazione di frutta e verdura porti a carenze di fibre o di nutrienti, il medico può consigliare l’assunzione di integratori specifici per compensare.
  • Le sensazioni non bastano. Diviene essenziale evitare l’autodiagnosi. Molte persone, infatti, ai primi segnali si fidano del proprio intuito e tendono a escludere del tutto dei cibi, che in realtà, eliminati, potrebbero sbilanciare una dietain precedenza equilibrata. Le diete di esclusione autogestite, inappropriate e restrittive, nei bambini possono persino comportare scarsa crescita e malnutrizione. Per questa ragione, prima di agire in maniera definitiva, è sempre necessario consultarsi con uno specialista, capace di valutare quali indagini prescrivere per formulare la diagnosi più corretta.
  • Attenzione agli esami “farlocchi”. Negli ultimi anni, in questo settore, si è diffuso l’uso di test dalla dubbia affidabilità. Molti di questi, si basano su metodologie diagnostiche prive di qualsiasi validità scientifica e che utilizzano i campioni più disparati: dalla saliva ai capelli. Il loro uso, però, può essere pericoloso indirettamente perché al momento non causano problemi, ma impediscono al paziente di scoprire con tempestività il reale problema. Per questa ragione è sempre meglio rivolgersi a uno specialista.
  • Evitare le diete fai-da-te. Il regime dietetico è una terapia e pertanto deve essere prescritta, gestita e monitorata da un professionista competente per evitare deficit nutrizionali.
  • Non eliminare il glutine dalla propria alimentazione. Prima di procedere è necessario sottoporsi a una diagnosi certa di patologia glutine correlata. Analogamente, non si devono escludere latte e derivati dalla dieta senza prima sottoporsi a controlli specialistici che confermino un’intolleranza al lattosio o eventuali allergie alle proteine del latte. La diagnosi di tali condizioni deve essere svolta in ambiti sanitari competenti, seguendo le linee guida specifiche.

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