Grecia: paghiamo il conto degli sprechi

Immaginatevi il peggio dell’Italia degli sprechi moltiplicato enne volte: questa e’ la Grecia giunta sull’orlo della bancarotta. Un Paese dove dal 2000 al 2007 il Pil e’ cresciuto in ben 5 anni su 7 di oltre il 4% all’anno. Ma come? Con un’enorme iniezione di denaro pubblico che e’ andata ad alimentare prestiti a fondo […]

Immaginatevi il peggio dell’Italia degli sprechi moltiplicato enne volte: questa e’ la Grecia giunta sull’orlo della bancarotta. Un Paese dove dal 2000 al 2007 il Pil e’ cresciuto in ben 5 anni su 7 di oltre il 4% all’anno. Ma come? Con un’enorme iniezione di denaro pubblico che e’ andata ad alimentare prestiti a fondo perduto per gli investimenti immobiliari e nel settore delle costruzioni durante il periodo delle Olimpiadi, una enorme proliferazione di false pensioni di invalidita’, baby-pensioni ed incentivi per i dipendenti pubblici (persino bonus per chi arriva in orario in ufficio anziche’ multe per chi arriva in ritardo), estensioni di ricche tredicesime e quattordicesime nel settore statale, la creazione di commissioni statali di ogni tipo.
Il tutto in un contesto dove la corruzione e’ stata imperante. Ma ora tutti gli sprechi andranno radicalmente tagliati per poter ottenere gli aiuti dell’Europa e del Fondo Monetario Internazionale, assolutamente indispensabili per evitare il default di Atene. Che lezioni ricavare dalla crisi della Grecia? Almeno due. La prima e’ che non solo la Grecia (che e’ uscita rovinosamente dai binari) ma l’Europa intera deve prepararsi ad un periodo di austerita’ in cui non ci sara’ piu’ spazio per gli sprechi di denaro pubblico e per i privilegi di caste di vario tipo alimentate con i denari dei contribuenti, visto che i deficit statali stanno andando alle stelle. Cio’ non significa la fine dello stato sociale, che e’ una grande conquista dell’Europa, ma la fine dello Stato sprecone ed assistenziale. Se l’Europa vuole competere con la Cina, dove milioni di persone sono fermamente determinate ad uscire dalla poverta’, deve fare piazza pulita di ogni sorta di spesa inutile e di privilegi e destinare le sempre piu’ scarse risorse disponibili allo sviluppo vero: alla ricerca, alle infrastrutture, alla scuola e alla formazione. La seconda lezione e’ che l’euroarea deve darsi regole piu’ incisive e chiare di convergenza e di trasparenza per consolidare il mercato e la moneta unica europea. necessario inoltre un coordinamento europeo della politica economica non solo in materia monetaria, finanziaria e fiscale ma anche nel campo della politica industriale perche’ l’Europa avra’ un futuro e non rischiera’ il declino come gli Stati Uniti solo se conservera’ forte la sua manifattura. Serve una Europa piu’ solida e credibile, che non perda per strada pezzi sia pur piccoli come la Grecia che non hanno rispettato le regole e fornito per anni false informazioni di contabilita’ pubblica. Una Europa simile, se i Paesi membri si riveleranno all’altezza della sfida, e’ tutt’altro che impossibile e puo’ rilanciare quel progetto di debito pubblico europeo che e’ l’unica strada, visti i gia’ alti debiti nazionali, per accrescere il volume di risorse da destinare agli investimenti e allo sviluppo.

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