Tutto viene spiegato con le leggi della statistica, dell’economia e della sociologia, e raccontato nel minestrone che mescola, in un unico pentolone, le nuove aspirazioni femminili e la crisi del maschio, la curva demografica che fa crescere gli anziani in buona salute e con la frenesia di cambiare vita anche quando la vita si sta per chiudere, la declinazione, da parte delle nuove generazioni, di forme di libertà che escludono oneri e onori troppo stringenti, come quelli che avvolgono, e talvolta stritolano, un matrimonio.
Per non parlare di un fattore comune a qualsiasi analisi: un progetto di vita, in due, e in futuro in più di due, costa. Si riducono, da una generazione all’altra, nell’arco temporale anche di pochi anni, le persone che possono permettersi facilmente le voci di spesa di un budget di coppia, a partire dalla casa, un miraggio considerando il capillare caro-alloggi. Al contrario, barricarsi nella dimensione del single, con il facile alibi del costo degli affitti e delle bollette, diventa una scelta facile, quasi naturale, per difendere i propri stili di vita riducendo al minimo indispensabile le rinunce per mancanza di risorse. Senza il progetto di un figlio, non parliamo di una famiglia con più figli, certo ci sono più soldi a disposizione per i viaggi di piacere come per i piaceri del tempo libero.
In queste analisi, però, manca quasi sempre un dettaglio, non proprio irrilevante, che si potrebbe racchiudere in una domanda: Ma siamo sicuri che un progetto di vita fondato sull’amore, con tutte le sue contraddizioni, i suoi alti e bassi, i suoi tira e molla, i dolori e le gioie, sia ancora immaginabile e invece non serve più?
A leggere le statistiche che arrivano attraverso i termometri sotto le ascelle della nostra società, la risposta è una sola: Sì, siamo certi, non abbiamo bisogno dell’amore per costruire il nostro percorso esistenziale. Anzi, in fondo si tratta di un intralcio, fondato su ipocrisie, rinunce, finto romanticismo, educazione sentimentale ottocentesca, violenze esplicite e implicite.
Sicuramente vi sarà capitato di ascoltare qualche giovane figlio (o figlia) e nipote che, a proposito di vite sentimentali con un partner (non pensiamo a un banalissimo quadro di padre, madre e figli, per carità…), tirano fuori il seguente verdetto: “Io non voglio finire come mio padre e mia madre”. E non sappiamo se si riferiscono a degli ergastolani, che dopo decenni hanno ancora un matrimonio in piedi, oppure a dei Grandi Bugiardi rispetto ai quali Pinocchio è un dilettante.
Oltre il 50 per cento degli under 35 considera “irrilevante” o anche “poco importante” convivere, sposarsi e fare figli (studio GenerationShip del 2024). Della serie: l’argomento non ci interessa, tanto meno se il carburante di questi progetti, tutti scartati a priori, è il fantomatico amore. Che oggi si può anche trovare facilmente navigando nell’oceano dell’Intelligenza Artificiale: ne sono convinti il 7 per cento dei giovani single, secondo sondaggi condotti in diversi paesi, tra i quali l’Italia. E ne era convinto Adam Raine, sedicenne suicida dopo le delusioni amorose ricevute da un chatbot, un ragazzo che forse potremmo considerare come il martire dell’Amore mai trovato e mai davvero cercato.
Il mondo è dei single (6,3 milioni di non vedovi solo in Italia, secondo l’Istat; in America la percentuale di giovani che vivono soli è raddoppiata in pochi decenni ) anche perché nessuno ha più voglia di tribunal (su chi prende l’iniziativa i rapporti si sono invertiti: sono le donne, e gli uomini devono fare attenzione a non esagerare con avanzar ormai catalogate come gesti violenti). Manca il tempo per tutto, tantomeno per innamorarsi e sognare un progetto di vita dove l’amore sia una garanzia di solidità e continuità, e siamo tutti prigionieri del presente, o anche schiavi del presentismo. E anche i sentimenti (per la verità, l’amore è anche un valore) sono diventati liquidi, estemporanei, impalpabili. Facciamo fatica persino a cogliere la differenza tra un beso, in bocca o sulla guancia, e un emoji o un emotion, i nuovi simboli dell’emozione (un tempo si osava dire batticuore…) violentata dalla tecnologia.
E il sesso, come il pudore, la privacy, l’intimità, sono ormai il pasto quotidiano delle belve che pullulano sui social in qualsiasi latitudine: cibo rispetto al quale l’amore è considerato un veleno.
L’enigma dell’amore (come sboccia? perché tramonta? davvero la sua distanza dall’odio è una striscia di sabbia?) resta un impasto nel quale, a parte il tempo per farlo lievitare, servono ingredienti naturali come generosità, responsabilità, premura, tolleranza, il desiderio di prendersi cura dell’altro senza se e senza ma e non aspettando alcun ascensore di ritorno. Metteteli in fila, e scoprirete che sono tutti sentimenti in ribasso alla Borsa dei valori attuali della vita, quelli che poi contano quando si tratta di decidere la direzione da prendere.
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