Dall’esercito digitale ai satelliti: gli sprechi della Difesa

Tre miliardi per satelliti spia e da comunicazione militare, oltre 600 milioni per finanziare due diversi programmi per la contraerea e ben 22 miliardi per il programma Forza Nec che prevede di trasformare tutto l’Esercito in un’unica rete digitale: sono le cifre folli spese dalla Difesa per finanziare tutta una serie di progetti militari ignoti […]

Tre miliardi per satelliti spia e da comunicazione militare, oltre 600 milioni per finanziare due diversi programmi per la contraerea e ben 22 miliardi per il programma Forza Nec che prevede di trasformare tutto l’Esercito in un’unica rete digitale: sono le cifre folli spese dalla Difesa per finanziare tutta una serie di progetti militari ignoti ai più ma che si traducono in miliardi a carico dei cittadini.

È l’Espresso che, grazie a un documento redatto dal governo Monti, ci elenca, uno dopo l’altro, i fiumi di denaro sprecati dalla Difesa per iniziative di dubbia utilità a cominciare dalle spese riguardanti l’attività spaziale.

Il nostro Paese ha già speso 2 miliardi in satelliti spia e da comunicazione militare. Evidentemente non sono sufficienti dal momento che si prevede di investire in queste apparecchiature un altro miliardo. Sei sono già in azione, gli altri arriveranno entro il 2016.

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Senza contare poi il programma Forza Nec che prevede di trasformare tutto l’esercito in un’unica rete digitale alla modica cifra di 22 miliardi di euro: una passione dell’ammiraglio Gianpaolo Di Paola che l’ha imposta nel 2006 quando era a capo delle forze armate, l’ha sostenuta poi dal vertice della Nato e come ministro tecnico l’ha salvata dalla spending review. Da qui al 2031 tutto quello che verrà comprato dall’Esercito passerà attraverso il programma Forza Nec. Fucili, elmetti, maschere antigas, autoblindo, fuoristrada, carri armati: verranno tutti “digitalizzati”. Spazio quindi a occhiali per la visione notturna montati sull’elmetto, mininavigatori gps piazzati sulla spalla, telemetri sul lanciagranate coassiale che correggono automaticamente il tiro. Per i comandanti è addirittura allo studio un tablet blindato con touch screen.

E non mancano i paradossi come la scelta di finanziare due distinti programmi per la contraerea. Dieci anni fa l’Italia è entrata contemporaneamente nel consorzio europeo per il missile Samp-T e in quello con Germania e Stati Uniti per il missile Meads: entrambi destinati a fare più o meno le stesse cose. Mentre il Samp-T adottato dall’Esercito è entrato in servizio, il più ambizioso sistema Meads invece non diventerà mai operativo.

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Infine, come non parlare del fatto che è da oltre dieci anni che generali e ammiragli vivono in una sorta di stato di autogestione senza indicazioni a lungo termine da parte dei governi. L’ultimo “Libro Bianco” della Difesa venne redatto da Antonio Martino e presentato il 20 dicembre 2001. Peccato che fu pensato in un altro mondo, che si godeva il boom economico e ancora doveva fare i conti con la guerra al terrorismo. Da allora spesso si prendono decisioni che rispondono più ai rapporti di potere tra le tre forze armate o alla visione del ministro in carica che non alle esigenze del Paese.

Il tutto come sempre, a carico dei contribuenti.

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