Carceri italiane, case di lusso e vasche con idromassaggio per i dirigenti

Non solo sovraffollamento. La nuova vergogna sono i super benefit dei dirigenti delle carceri italiane.

Le carceri italiane non fanno parlare di sé solo per il vergognoso stato di sovraffollamento.

Lussuosi appartamenti nel cuore di Roma a un costo di soli 6 euro al giorno con tanto di acqua, luce, gas e pulizie compresi nel prezzo, costosissime vasche idromassaggio, televisori da sessanta pollici, tappeti persiani e addirittura scopini da bagno pagati ben 250 euro l’uno.

Come leggiamo su L’Espresso, questa volta non si tratta degli assurdi benefit della casta politica ma di un altro gruppo altrettanto privilegiato, quello dei super dirigenti delle carceri italiane, i magistrati al vertice dell’amministrazione penitenziaria. E la cosa che più sconvolge è che a molti di loro è concesso mantenere questi scandalosi benefit anche a fine incarico.

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Tutto questo mentre le condizioni di vita dei detenuti all’interno delle carceri italiane diventano ogni giorno più insostenibili. Il vitto di un detenuto costa allo Stato meno di quattro euro al giorno, una cifra questa che dovrebbe garantire ben tre pasti quotidiani. Peccato però che le imprese che si aggiudicano gli appalti per cifre così irrisorie a volte non riescono a garantire la giusta quantità e qualità del cibo distribuito nelle celle.

Succede così che mentre lo Stato butta al vento cifre folli per il buon vivere dei super dirigenti, i detenuti sono costretti ad arrangiarsi con i viveri che ricevono dalle famiglie o con gli alimenti acquistati a caro prezzo negli spacci presenti nelle carceri italiane.

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Senza contare poi il fatto che questa è una situazione che riguarda la vita di oltre 65 mila detenuti che vivono in strutture che dovrebbero ospitarne al massimo 47 mila.

L’elenco di queste spese assurde è stato depositato ai pm di Roma e alla Corte dei Conti che hanno già avviato le indagini. Ma questo è solo uno dei tanti paradossi che caratterizzano il nostro sistema penitenziario.

Basti pensare che, ogni anno lo Stato destina due miliardi e ottocento milioni per l’amministrazione penitenziaria, ma l’88 per cento finisce negli stipendi del personale. Un altro 7,3 per cento viene impegnato per il vitto dei detenuti e così rimane meno del 5 per cento per qualunque altra necessità tra cui anche la manutenzione e le ristrutturazioni delle strutture molte delle quali chiuse proprio a causa della mancanza di questi interventi.

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Ancora una volta una nuova vergogna per il nostro Paese che butta al vento denaro pubblico importante che potrebbe invece utilizzare per sviluppare adeguati programmi di rieducazione e reinserimento sociale dei detenuti.

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