Importanza del verde in città: con gli alberi diminuiscono furti e rapine

Piante e fiori non servono solo a contrastare l'inquinamento e ad abbellire i luoghi. C'è un effetto positivo sulla sicurezza. Dimostrato da alcuni studi scientifici

Non è solo un tema ambientale. Non ci sono soltanto i vantaggi di tipo estetico. No, il verde in città, e per questo non facciamo altro che sollecitare di piantare ovunque alberi nelle aree urbane, aumenta anche la sicurezza dei cittadini. E migliora il loro umore, al punto da combattere la depressione e la solitudine. D’altra parte non esiste luogo di maggiori relazioni umane, per una comunità, di un parco pubblico o di un giardino.

IMPORTANZA DEL VERDE IN CITTÀ

Il verde ci salverà, o almeno speriamo. Fino a oggi conoscevamo le virtù ambientali degli alberi in città: puliscono l’aria, regalano ombra, migliorano l’estetica. Sapevamo, per esempio, che un ettaro di bosco elimina 15 tonnellate di particolato l’anno. Ma adesso la ricerca internazionale ci sta facendo scoprire nuove e inedite qualità dei parchi in città che stanno portando a una diversa declinazione del verde urbano. L’Accademia dei Georgofili di Firenze ha presentato alcuni studi con sorprendenti novità. Gli alberi sono un prezioso deterrente contro la microcriminalità, rapine e borseggi, e rappresentano così un presidio per la sicurezza dei cittadini. A Melbourne, dove gli amministratori sono riusciti a piantare fino a tremila alberi l’anno, il tasso di omicidi è crollato al 3,1 ogni 100mila abitanti, contro una media mondiale del 6,2. Tigli, platani, oleandri, palme, tarassici: i viali alberati aiutano a combattere lo stress e la depressione.

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CITTÀ PIÙ SICURE GRAZIE AL VERDE: GLI ESEMPI

Una ricerca realizzata a Londra ha dimostrato che nei quartieri nei quali la densità delle piante ad alto fusto è più alta, il ricorso ai farmaci antidepressivi scende del 20 per cento. Il mercato immobiliare ha immediatamente metabolizzato il dato, e nelle zone alberate i valori delle case hanno avuto un’ulteriore impennata. In Giappone, un paese dove la malinconia è quasi endemica, come nel film Lost in Translation,  il governo ha finanziato, con quattro milioni di dollari l’anno, studi per accertare gli effetti dello Shinrin-yoku, ovvero una sorta di immersione nei parchi, come medicina preventiva per l’equilibrio psicologico della popolazione. Da qui si è certificata l’efficacia anti-stress e anti-depressiva del verde in città, legata a un principio scientifico di base: il fogliame degli alberi, infatti, rilascia sostanze volatili, i monoterpeni, in grado di influire positivamente sul nostro sistema immunitario. Così come è dimostrato che nelle zone con viali alberati gli incidenti stradali sono decisamente inferiori a quelli nei quartieri senza verde. Il motivo? Il guidatore, circondato dal verde, si rilassa, non spinge a tavoletta sull’acceleratore, non ha una fretta ossessiva, e rallenta. Cioè guida con la necessaria cautela quando si circola in città.

VERDE URBANO PER PREVENIRE FURTI E RAPINE

La nuova parola d’ordine, per gli amministratori e per gli architetti del paesaggio, sta diventando il verbo “vegetalizzare”, ovvero sfruttare qualsiasi porzione di spazio per allargare le reti degli alberi. «Stiamo scoprendo una nuova frontiera del verde in città, con elementi finora sottovalutati o perfino ignorati. Ci piace il colore, l’estetica, l’arredo, che arrivano attraverso la vegetazione, ma dobbiamo tenere conto anche di benefici più ampi, e degli indici di benessere e di felicità dichiarata che aumentano laddove i parchi crescono e sono frequentati» spiega Stefania De Pascale, ordinaria di Ortofloricultura all’università Federico II di Napoli. Un caso paradigmatico del rapporto solido tra la popolazione e gli alberi è quello di Stoccolma dove il 45 per cento dei cittadini frequenta un parco almeno una volta alla settimana. Con un importante effetto collaterale: nella capitale svedese continuano a diminuire i suicidi.

VALORE ALBERI IN CITTÀ

A fronte delle scoperte ci sono poi le potenzialità, urbanistiche ed economiche, legate a una politica di arredo urbano basata sull’aumento degli alberi piantati sul territorio. Le città ospitano appena il 5 per cento delle specie vegetali note, e dunque hanno enormi margini di crescita per contenere una maggiore quota di biodiversità. Non a caso si moltiplicano gli orti e l’agricoltura urbana, compresa l’apicoltura sui tetti; aumentano gli spazi verdi ceduti ad associazioni di cittadini che li gestiscono; è diventata di moda l’architettura dei grattacieli e dei grandi palazzi con la verticalizzazione del verde. Il cemento, insomma, viene avvolto dalle piante. Quanto all’aspetto economico il florovivaismo in Europa vale una superficie di 210mila ettari con un fatturato che sfiora i 3 miliardi di euro. E una volta tanto l’Italia non è in fondo alla classifica: il 12 per cento di questi spazi ricadono proprio nel nostro paese, e siamo terzi in classifica dopo l’Olanda e la Germania. «Si parla tanto dell’economia agricola made in Italy legata al vino ed ai vigneti, ma si dimentica che il florivivaismo vale oltre 100mila posti di lavoro nel nostro paese» ricorda la professoressa De Pascale.  E se anche non vogliamo imitare Melbourne, dove tutti gli alberi sono censiti per età e per condizione, certo possiamo alzare la quota di investimenti per il verde urbano. Sapendo che non ci darà solo il piacere di uno sguardo, un appagamento visivo,  ma anche la possibilità di evitare il conto dallo psicanalista.

ALBERI CONTRO LO SMOG

Gli alberi in città più efficaci contro lo smog sono l’olmo, il frassino, il tiglio, l’acero e il carpino. Un albero di acero, per esempio, nel corso del suo ciclo vitale, circa mezzo secolo, è in grado di immagazzinare qualcosa come sei tonnellate di anidride carbonica. Una quercia arriva a 5,5 milioni di tonnellate di anidride carbonica assorbita.

CITTÁ DAVVERO AMICHE DEL VERDE:

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