Università, aumenti solo ai prof migliori

L’idea e’ chiara: aumentare la qualita’ dell’insegnamento universitario (piu’ laureati, meno dispersi, meno frammentazione dei corsi di laurea), gestire meglio i soldi (bilanci piu’ trasparenti, maggiori finanziamenti cercati nel privato), mettere al primo posto gli studenti (quindi non una universita’ pensata per i professori, le loro carriere i loro figli), valutare rigorosamente e premiare (anche […]

L’idea e’ chiara: aumentare la qualita’ dell’insegnamento universitario (piu’ laureati, meno dispersi, meno frammentazione dei corsi di laurea), gestire meglio i soldi (bilanci piu’ trasparenti, maggiori finanziamenti cercati nel privato), mettere al primo posto gli studenti (quindi non una universita’ pensata per i professori, le loro carriere i loro figli), valutare rigorosamente e premiare (anche in soldi) solo chi merita, sia esso ateneo o professore. Sono queste le linee ispiratrici di Mariastella Gelmini come ministro dell’Universita’ che, a questo proposito, ieri ha annunciato due importanti provvedimenti strettamente connessi tra loro: l’istituzione dell’Agenzia di valutazione delle universita’, che sara’ portata in Consiglio dei ministri tra una decina di giorni, e il varo, in autunno, di un organico ddl di riforma dell’universita’. Ecco le novita’ salienti.

Governance
Verra’ adottato un codice etico per evitare incompatibilita’, conflitti di interessi e camarille parentali e amicali. I rettori non potranno piu’ essere dei feudatari: massimo otto anni di mandato. Nelle varie sedi universitarie, Senato accademico e Consiglio di amministrazione hanno ruoli spesso sovrapposti o in conflitto. Il ddl mette pace in questa materia: il Senato si attiene alla vita accademica e scientifica, i Cda agli aspetti gestionali. Inoltre viene messo un tetto ai membri di questi due organi: 35 massimo al Senato, 11 in Cda. Oggi si viaggia tra il doppio e il triplo.

Conti in ordine
Basta con la frantumazione eccessiva delle sedi universitari e dei piccoli atenei (oltre 350 sedi e circa 70 universita’). Le universita’ potranno fondersi o federarsi, risparmiando cosi’ sulle spese. I bilanci, inoltre, dovranno essere redatti secondo un criterio uniforme indicato dal ministero. Incentivi economici (il 7% del fondo di finanziamento) agli atenei piu’ virtuosi. Inoltre, le are disciplinari, che diventano altrettante vere e proprie lobby, saranno dimezzate rispetto alle attuali 370 e per esistere devono avere almeno 50 ordinari.

Reclutamento
Oggi ogni ateneo puo’ assumere chi vuole. Il guaio e’ che molti docenti nascono e muoiono nella stessa sede. Inoltre si creano delle sacche di potere per cui molte cattedre sono ereditarie. Ora, invece, ci dovra’ essere una abilitazione nazionale che verra’ stabilita da una commissione a cui partecipano anche esperti stranieri. Le universita’ potranno scegliere ma solo tra gli abilitati. I professori dovranno lavorare 1.500 ore annue di cui almeno 350 per docenza e servizio agli studenti. Avranno aumenti stipendiali solo legati alla valutazione della didattica, della ricerca e delle pubblicazioni. Chi non passa non prende aumenti.

Studenti e dottori
Piu’ studenti negli organi di governo. Una delega al ministro consentira’ di rivedere la legge sul diritto allo studio (mense, alloggi, bonus per vari servizi eccetera). L’obiettivo e’ di dare di piu’ ai singoli studenti e meno alla struttura organizzativa. I dottorati, inoltre, diventeranno un vero e proprio terzo step della formazione universitaria.

Valutazione
Nasce, finalmente, l’Agenzia nazionale di valutazione, un soggetto terzo, con membri esterni e anche stranieri, che misura annualmente efficienza e qualita’ delle universita’. Un progetto che porto’ a termine gia’ Fabio Mussi ma che l’attuale governo ha voluto rivedere. In sostanza, ha spiegato il ministro. L’Agenzia servira’ per fare chiarezza e introdurre trasparenza. Quindi non piu’ denaro a pioggia per alimentare sedi distaccate inutili, corsi di laurea che producono disoccupati, ma fortissima attenzione a qualita’ e merito.

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