Unesco, lo sviluppo sostenibile passa attraverso l’eco-mobilità

All’indomani dell’invenzione delle prime automobili in tanti erano dubbiosi. I più erano convinti che nessuna “macchina” avrebbe mai potuto detronizzare chi aveva il primato sulle strade dell’epoca, ossia il cavallo, e il perché è presto detto. Le strade non erano adatte alle auto (il problema sarà risolto solo con l’introduzione dei pneumatici e una diversa […]

All’indomani dell’invenzione delle prime automobili in tanti erano dubbiosi. I più erano convinti che nessuna “macchina” avrebbe mai potuto detronizzare chi aveva il primato sulle strade dell’epoca, ossia il cavallo, e il perché è presto detto. Le strade non erano adatte alle auto (il problema sarà risolto solo con l’introduzione dei pneumatici e una diversa urbanistica delle città), i primi modelli poi erano ancora in fase sperimentale, ma soprattutto gli equini avevano un posto ben definitivo nell’immaginario collettivo e nell’uso quotidiano. La mobilità, sappiamo, si è evoluta, e non è detto che non possa farlo ancora ripensando a nuovi modi per spostarsi.
Questo l’obiettivo dichiarato della Settimana dell’Educazione Sostenibile, una settimana che da cinque anni segna il progetto Dess – Decennio dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile coordinato dall’Unesco che iniziato nel 2005 finirà nel 2014. Quest’anno il compito per tutti, alunni, insegnanti, esperti e scienziati è ripensare la mobilità. Le esigenze del settore, dentro e fuori le nostre città, possono conciliarsi con il rispetto dell’ambiente, della salute e della qualità della vita? Quale contributo possono dare le politiche dei trasporti pubblici o gli strumenti di pianificazione urbana? Come la ricerca e l’innovazione nel settore automobilistico può aiutare a vivere meglio? E’ possibile infine promuovere forme alternative di mobilità? Questa la traccia, o le suggestioni, dell’Unesco che dal’8 al 14 novembre promuove convegni ed eventi per sensibilizzare e ragionare su come ci spostiamo ogni giorno.
Stessa traccia quindi ma diversi svolgimenti in tutt’Italia. L’Enea ad esempio il 9 novembre ha organizzato una didattica particolare rivolta agli studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori. Con la visita ai laboratori dove si studiano veicoli a basso impatto ambientale nel centro ricerche della Casaccia, e un seminario per presentare le principali innovazioni scientifiche nell’ambito della mobilità, dalla riduzione dei consumi alle applicazioni della telematica.
Se gli enti di ricerca fanno la loro non sono da meno quelli locali. In Emilia Romagna ci saranno oltre quaranta diverse iniziative durante tutta la settimana, organizzate dai Centri di Educazione Ambientale, dalle scuole e da comuni e provincie. Si punta ad una mobilità a misura di bambino, ripartendo proprio dai più piccoli, ragionando sui percorsi che ogni mattina si compiono per andare a scuola infatti nascono gli “scuolabus a piedi”. Un’idea presente anche in altre città, come Roma, e che prevede durante il tragitto anche lezioni frontali sull’ambiente.
L’Unesco vuole coniugare innovazione scientifica e comportamenti più eco-compatibili, quindi in questi giorni si parlerà di car-pooling, di veicoli a energia solare, di come gestire i flussi turistici e ridurre la loro impronta di carbonio e della logistica del servizio pubblico che vada incontro alle necessità dei cittadini. Al centro della mobilità del futuro c’è proprio la città, e quindi bisognerà ri-pensarla in chiave di sostenibilità, superando una visione ottocentesca, che sappia integrarsi con le tecnologie digitali.
L’obiettivo comune a tutte l’iniziative della Settimana dell’Educazione Sostenibile comunque è quello di pensare a nuovi modelli di mobilità. Che oggi magari sembrano, come un tempo è stata l’innovazione dell’auto, difficili da praticare, ma che renderanno più sostenibile la vita nelle città del domani; lavorando sulle tecnologie e sulle buone pratiche ambientali

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