Turismo in Italia e beni culturali: due grandi occasioni sprecate

Il turismo cresce in tutta l'Europa, tranne che da noi. Ecco tutte le occasioni di crescita economica che sprechiamo.

TURISMO IN ITALIA: COME LO SPRECHIAMO. Nel 2013 il regalo lo abbiamo fatto alla Grecia. L’anno scorso, infatti, secondo i dati pubblicati da Eurostat l’Italia è ulteriormente retrocessa in Europa nel settore del Turismo con un calo dei pernottamenti pari al 5 per cento, mentre in Grecia le presenze sono schizzate dell’11 per cento. Si potrebbe pensare che la Grecia, in ginocchio di fronte agli effetti a catena della Grande Crisi, abbia beneficiato di una caduta dei prezzi parallela all’incalzare della recessione, e dunque abbia così attratto più turisti. In realtà il Turismo, abbinato ai Beni Culturali e alle bellezze naturali, tira in tutta Europa, con un aumento complessivo delle presenze, e della spesa dei visitatori, in tutti i paesi dell’Unione.

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Tutti tranne l’Italia, che pure se non sprecasse le sue potenzialità in questo settore potrebbe creare ricchezza, lavoro e buone prospettive di sviluppo economico visto che il Turismo già oggi vale il 13 per cento del nostro Pil. E invece nella classifica generale dei pernottamenti nei paesi europei siamo solo terzi (363 milioni di notti all’anno) dopo la Francia e la Spagna, che certo non hanno attrattive culturali e ambientali superiori alle nostre.

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TURISMO IN SUD ITALIA. In una parola, non funzioniamo. Al Sud, dove un intero patrimonio culturale, e non pensiamo soltanto alla tragedia degli scavi di Pompei, rischia di andare in rovina mentre non genera una significativa ricchezza sul territorio. Ma anche al Nord e al Centro dell’Italia, dove nonostante le eccellenze di tanti piccoli e medi imprenditori del turismo, il quadro del sistema è veramente desolante. Pochi giorni fa ero a Siena, un vero scrigno che dovrebbe vivere di turismo, e non di assunzioni clientelari alla banca (sull’orlo del fallimento) e alla fondazione del Monte dei Paschi di Siena. Ebbene: qui, nel cuore della Toscana amata e ammirata in tutto il mondo, non esiste un albergo di fascia alta degno di questo nome e di questa categoria, i collegamenti interni sono fragili e difficili (in pratica hai quasi l’obbligo di arrivare con l’auto privata), gli orari dei musei non hanno alcun coordinamento. E, ciliegina sulla torta, i prezzi, rispetto ai servizi offerti, sono folli: tutto sembra costruito per scoraggiare il turista invece di incentivarlo. Solo il parcheggio dell’auto, per un notte, in un garage esterno al centro antico pedonalizzato, costa 45 euro. Un salasso che ricorda molto da vicino i conti dei ristoranti a Venezia.

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TURISMO IN ITALIA: TUTTI GLI SPRECHI. D’altra parte, a proposito di iniziative per catturare i viaggiatori da tutto il mondo, la nostra Agenzia nazionale per la promozione del Turismo, l’Enit, è semplicemente un monumento dello spreco. Il fascicolo sulle spese assurde di un ente che, in queste condizioni, è semplicemente inutile, sono nel mirino della Corte dei Conti. Pensate che nell’era di Internet all’Enit si spendono 138mila euro l’anno per acquistare giornali e riviste, mentre una qualsiasi sede all’estero, come quella di Francoforte, ingoia 1 milione di euro l’anno di costi. Intanto i dipendenti (180 persone) dell’Enit, nella fascia dei dirigenti, si concedono viaggi di lavoro in alberghi a cinque stelle. Per loro il turismo, quello dello spreco, c’è e funziona, peccato che stia crollando quello che potrebbe risollevare.

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