Tassati e contenti: la storia in Usa dei ricchi devoti al fisco

di Giovanna Faggionato   Vogliamo pagare di più. L’appello accordato è arrivato al Congresso americano da un gruppo di multimilionari. Non uno sparuto gruppetto un po’ sopra le righe: sono circa 200, si fanno chiamare patriotic millionaires e ne hanno le tasche piene. In senso letterale. Stanchi di vedere la nazione indebitata, hanno firmato una […]

di Giovanna Faggionato

 

Vogliamo pagare di più. L’appello accordato è arrivato al Congresso americano da un gruppo di multimilionari. Non uno sparuto gruppetto un po’ sopra le righe: sono circa 200, si fanno chiamare patriotic millionaires e ne hanno le tasche piene. In senso letterale.
Stanchi di vedere la nazione indebitata, hanno firmato una petizione, poi diffusa con un certo seguito anche su internet, che diceva più o meno così: «Caro presidente, cari parlamentari, per piacere fate la cosa giusta: aumentateci le tasse».
ISPIRAZIONE DEMOCRATICA. Secondi solo all’ex ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa in quanto a coming out sadomasochista, i patrioti del bigliettone verde hanno iniziato la loro campagna nel novembre 2010. Durante una cena organizzata a San Francisco dall’avvocato e senatore democratico Guy Superstein, è nata infatti l’idea che Barack Obama, per rattoppare la malconcia economia statunitense, dovesse rimediare al taglio delle tasse ai super-ricchi, regalato nel 2001 dalla precedente amministrazione di George W. Bush.
MILIONARI BENEFATTORI. Così Superstein si è rivolto a Erica Pain, la lobbista e stratega politica nota ai vip dell’area democratica per aver organizzato una serie di colazioni a tema economico con la partecipazione di star quali il Nobel Paul Krugman. La Pain e l’amico ingegnere David des Jardin, finanziere e noto benefattore che fu nella prima squadra di dipendenti Google, hanno contribuito a raccogliere una quarantina di miliardari decisi a sacrificarsi per la nazione.

La ricetta presentata al Congresso: due nuove imposte

Oggi il numero è salito a 200. E, nel decennale della riforma fiscale voluta da Bush il giovane, i patriot millionairs sono tornati alla carica, chiedendo ai deputati repubblicani di sposare la causa dell’aumento delle tasse. Sul loro sito a inizio giugno hanno pubblicizzato due diverse lettere da indirizzare al Congresso, una da far firmare ai milionari che vogliono unirsi al gruppo, e la seconda alla gente comune che vuole esprimere sostegno all’iniziativa.
LA MANOVRA BUSH HA PREMIATO SOLO L’1%. In effetti per i parlamentari non deve essere stata una gran sorpresa scoprire che l’istituto di ricerca Center on budget and policy priorities calcola in 1.700 miliardi la diminuzione delle entrate statali tra il 2001 e il 2008 dovuta alla manovra Bush. Secondo il Tax policy center, a beneficiare dei tagli alle tasse del 2001 e del 2003 è stato solo l’1% della popolazione.
PIÙ TASSE PER CHI GUADAGNA OLTRE 1 MILIONE DI DOLLARI . Non più tasse per tutti, dicono quindi i patriot, ma solo per noi che in un anno guadagniamo più di 1 milione di dollari e che finora siamo stati sempre avvantaggiati dalle riforme fatte. Oggi chi guadagna un milione o anche 20 milioni di dollari paga la stessa cifra di chi ha entrate per 380 mila dollari in un anno. Quello che vorrebbero i guerrieri della giusta imposta è avere una nuova imposta al 45 % per i redditi superiori al milione di dollari e al 49% per i redditi sopra il miliardo.

La fatica della spesa. Storia e curiosità dei miliardari generosi

D’altra parte, la banda dei 200 Paperon de’ Paperoni testimonia di dover affrontare serie difficoltà nel tentativo di scialacquare i propri soldi. Loro, spiegano, hanno provato a risollevare l’economia americana utilizzando i propri capitali e senza disturbare l’establishment repubblicano con proposte redistributive, ma proprio non ce l’hanno fatta.
SOLDI DI TROPPO. Paul Egerman, fondatore di una società del settore medicale, intervistato dall’Huffington Post, ha calcolato di aver risparmiato circa dieci milioni di dollari e confessa di non averci fatto assolutamente nulla. Frank Patitucci, amministratore delegato di una società di placement, ha detto di aver viaggiato più del solito. Mentre l’imprenditore Dennis Mehiel ha provato a sostenere l’industria nautica, comprandosi una barca più grande di quelle che compra di solito. Putroppo senza contribuire a creare un solo posto di lavoro  per l’economia americana, visto che si trattava di un’imbarcazione made in Italy.
IL MECENATE DI PULSBO. Solo Dal La Magna, fondatore dell’azienda di prodotti di bellezza Tweezerman, è riuscito a ottenere un qualche successo. Dopo essersi riempito  la casa di roba inutile e aver fatto costruire una pista da ballo in casa, può vantarsi di essere diventato il motore propulsivo del tessuto economico della cittadina di Pulsbo nello Stato di Washington. Se vi sta a cuore il destino della nazione, sembrano dire in coro, siate clementi e aiutate noi poveri miliardari a spendere le nostre ricchezze in maniera più sensata.

 

 

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