Taivè, a Milano la sartoria che impiega le donne rom

"La nostra è una sfida - spiega la coordinatrice Matilde Bornati - in questo periodo è difficilissimo trovare un lavoro, e lo è soprattutto per le persone che fanno parte delle fasce deboli della nostra società"

Nel quartiere Lambrate, a Milano, da quattro anni esiste un negozio che si chiama Taivè: tradotto, in lingua romanì, vuol dire “filo”. È una piccola sartoria e stireria, ma è anche un luogo di integrazione e di confronto. Perché qui lavorano 8 donne rom al fianco di 6 volontarie di nazionalità italiana, oltre ad altre tre persone, fra responsabili e coordinatori del progetto. L’iniziativa, nata 4 anni fa, è gestita dalla Caritas Ambrosiana e dalla Cooperativa Ies-Impresa Etica Sociale. Finanziata dall’8 per mille, nel corso degli anni ha ricevuto anche il sostegno della Fondazione Cariplo e del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.

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«Le donne che lavorano nel negozio hanno un contratto regolare – spiega la coordinatrice Matilde Bornati – Sono assunte qui da noi da due anni circa». Lo scopo di Taivè è quello di accompagnare le proprie lavoratrici in un ampio percorso di inserimento sociale. Fra le mura della stireria imparano tutti i segreti di un mestiere lavorando tutte insieme allo stesso tavolo. «È un progetto sperimentale – continua Bornati – che prevede per queste donne un periodo di lavoro limitato all’interno del negozio. Ogni signora lavora qui 15 ore alla settimana: è impensabile che questo possa essere un vero lavoro per loro, però facendo questo passaggio all’interno della stireria possono avere un’opportunità di crescita lavorativa per poi trovare altri impieghi fuori. La nostra è una sfida, in questo periodo è difficilissimo trovare un lavoro, e lo è soprattutto per le persone che fanno parte delle fasce deboli della nostra società. Ma queste donne stanno imparando un lavoro all’interno del negozio, quindi noi confidiamo che possano trovarne poi un altro, come ogni cittadino italiano».

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Merlinda Mehmedi, una delle 8 lavoratrici, ha 25 anni ed è arrivata dalla Macedonia: vive in Italia da più di dieci anni, qui ha studiato e si è sposata. Dopo aver perso il precedente lavoro, tramite la Caritas ha intrapreso l’esperienza di Taivè. «Cinquant’anni fa – dice – lavoravano soltanto gli uomini. Adesso le cose sono cambiate, non c’è lavoro, allora l’importante è che lavori almeno una persona in famiglia, il marito oppure la moglie. Per questo è importante che lavori anche la donna». Nella stireria di Lambrate i clienti chiedono piccole riparazioni sartoriali, ma possono anche acquistare corredi da cucina, abiti e borse confezionati a mano. Da qualche tempo Taivè offre, a prezzi contenuti, anche “Et voilà”, un servizio di stireria a domicilio.

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