Tagliati i tempi delle risposte, ma gli uffici non lo sanno

Un mese. Cosa sono trenta giorni per ottenere una licenza di pilota privato, quando finora occorreva un anno intero? O perché il ministero della Salute rimborsi al datore di lavoro le spese sanitarie sostenute per il proprio dipendente all’estero, pratica per la quale potevano trascorrere anche 240 giorni? O ancora per conquistare il riconoscimento di […]

Un mese. Cosa sono trenta giorni per ottenere una licenza di pilota privato, quando finora occorreva un anno intero? O perché il ministero della Salute rimborsi al datore di lavoro le spese sanitarie sostenute per il proprio dipendente all’estero, pratica per la quale potevano trascorrere anche 240 giorni? O ancora per conquistare il riconoscimento di vino a indicazione geografica tipica, che fino all’altro ieri arrivava dopo sei mesi?

Un taglio netto dei tempi dei procedimenti delle pubbliche amministrazioni. E se non nelle sedi centrali, c’è da giurare che negli uffici periferici neanche sappiano di questa rivoluzione. Così come la ignorano di certo i cittadini. Per quanto l’operazione sia nata proprio per loro, perché abbiano a che fare con una burocrazia che invece di traccheggiare faccia viaggiare veloci le pratiche, incalzata da dirigenti consapevoli che pagheranno di tasca propria il mancato rispetto dei tempi.

Parola d’ordine: semplificare. Purtroppo, però, di semplice in questa operazione c’è ben poco. Quando un anno fa nasce la manovra taglia-tempi, le procedure non sembrano all’apparenza complicate: le amministrazioni (tutte, comprese quelle locali) devono rivedere – limandola – la tempistica di conclusione dei loro procedimenti. Tutto deve essere pronto entro il 4 luglio di quest’anno. Altrimenti scatta la tagliola: le pratiche lunghe più di 90 giorni, vanno automaticamente chiuse in un mese.

Solo otto amministrazioni hanno recepito il messaggio. Altre sette, seppure in ritardo, hanno preparato i regolamenti con i nuovi termini, ma manca l’approvazione definitiva di palazzo Chigi. Il resto della pubblica amministrazione non si è accorto della scadenza o fa finta di nulla, pur sapendo che la tagliola è già scattata. Forse confida nel silenzio che ha avvolto l’operazione. E nell’incertezza su quali siano i termini da abbassare a trenta giorni. Perché il taglia-tempi ha generato un rebus sul quale si interrogano i giuristi. Figurarsi i cittadini.

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