Stress test Ue al via da giugno. La Svizzera dice addio all’atomo

Partiranno il prossimo primo giugno gli stress test sulle 143 centrali nucleari europee decisi dall’Unione Europea in seguito all’allarme creato dalla catastrofe di Fukushima. Ad annunciarlo è stato il commissario Ue all’Energia, Guenther Oettinger, dopo l’intesa araggiunta con le autorità nazionali di regolamentazione dell’energia nucleare sulle modalità e i tempi con cui reazlizzare le prove […]

Partiranno il prossimo primo giugno gli stress test sulle 143 centrali nucleari europee decisi dall’Unione Europea in seguito all’allarme creato dalla catastrofe di Fukushima. Ad annunciarlo è stato il commissario Ue all’Energia, Guenther Oettinger, dopo l’intesa araggiunta con le autorità nazionali di regolamentazione dell’energia nucleare sulle modalità e i tempi con cui reazlizzare le prove per verificare la tenuta degli impianti. L’accordo è stato possibile con la consueta tattica di aggirare gli scogli motivo di scontro. Nel caso degli stress test le divergenze tra Stati membri riguardavano l’opportunità di inserire tra i fattori da valutare anche la tenuta a fronte di un possibile attacco terroristico e di incidenti aerei. L’Ue ha stabilito quindi che le simulazioni di queste due casistiche in particolare "saranno gestite separatamente, dopo che gli Stati membri hanno evidenziato l’esigenza di riservatezza" di dati di questo tipo.

"Faremo tutti gli sforzi per assicurare gli standard di sicurezza più elevati sia negli impianti nucleari dell’Unione europea che in quelli vicini ai confini – ha detto Oettinger – Ora arriva la parte più difficile: far rispettare i criteri con tutto il rigore necessario". Il processo che parte il primo giugno prevede tre fasi: una preliminare, in cui le centrali dovranno fornire documentazione e rispondere a un questionario, poi un esame da parte delle autorità nazionali e infine una "peer review", attraverso gruppi multinazionali che controlleranno i rapporti delle autorità nazionali.

Le prove sulle centrali nucleari misureranno quindi la capacità di resistenza di fronte a catastrofi nucleari ed errori di origine umana; non considereranno invece la minaccia di attentati terroristici. Secondo l’accordo raggiunto tra i Ventisette, le misure preventive in caso di attentati saranno affrontate da un gruppo separato (perché le autorità di sicurezza nucleare – ha spiegato la Commissione Europea – non si occupano di questioni di sicurezza nazionale e i Paesi membri ritengono che le misure in questo ambito debbano rimanere riservate).

Intanto dopo Germania e Giappone, il club dei "pentiti" del nucleare si arricchisce di un altro influente membro. Il governo svizzero ha raccomandato infatti oggi al Parlamento confederale di rinunciare a sostituire le centrali nucleari una volta che queste avranno esaurito la loro vita operativa, intorno al 2034.

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