Perché le donne guadagnano tanto meno degli uomini?

La media è un terzo in meno, eppure sono più istruite e preparate dei maschi. Nella classifica mondiale del gender gap siamo superati anche dall'Honduras e dal Montenegro

ruolo delle donne in italia

DONNE GUADAGNANO MENO DEGLI UOMINI

Non c’è alcuna buona notizia per le donne. Continuano a essere pagate peggio, molto peggio, degli uomini e la pandemia ha soltanto peggiorato la situazione. Il pay gap delle lavoratici italiane oscilla da 2.500 a 10.000 ero l’anno e l’aggravarsi del divario di genere sul  lavoro è legato a diversi fattori. Per esempio: le donne lavorano, mediamente, in aziende con paghe più basse; i capi dei reparti, per lo straordinario, gli incentivi e i premi preferiscono gratificare gli uomini senza alcuna motivazione plausibile; lo smartworking è sempre più una prerogativa femminile. Il 60 per cento degli stipendi delle donne lavoratrici sono al di sotto dei 1.500 euro netti al mese (per gli uomini questa percentuale scende al 28 per cento). E sotto i 1.500 euro di stipendio mensile ci sono il 65,6 per cento delle donne laureate rispetto al 27,6 per cento degli uomini con la laurea.

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DONNE GUADAGNANO UN TERZO IN MENO DEGLI UOMINI

Secondo l’Osservatorio sui lavoratori dipendenti dell’Inps le donne italiane, in media, ricevono un terzo in meno in busta paga rispetto agli uomini.In particolare, mediamente gli uomini dipendenti ricevono 23.859 euro rispetto ai 16.285 delle donne.

DONNE PIU’ PREPARATE DEGLI UOMINI

A fronte di una disparità di trattamento economico così scandalosa e immotivata, le donne si presentano ben più preparate rispetto agli uomini sul mercato del lavoro. Sono più istruite (il 35 per cento di quelle comprese nella fascia di età 25-34 anni ha una laurea, rispetto al 23 per cento degli uomini). E ottengono voti migliori rispetto agli uomini, in tutti i settori disciplinari e in tutti i gradini scolastici. Infine, si laureano prima rispetto ai maschi.Conclusione: la parola merito, tanto declamata in Italia, rispetto al gender gap, non viene neanche presa in considerazione.

PARITÀ DI GENERE

Si può parlare delle donne, del loro ruolo nella società, nel lavoro, nell’istruzione, nei circoli dell’establishment, senza cadere nei luoghi comuni, o nella retorica auto-celebrativa del sesso femminile, puntualmente smentita dai fatti? Si può, e noi vogliamo provare a farlo partendo dai numeri. Quelli veri e certificati. Quelli che ci dicono che l’obiettivo 5 dell’Agenda Onu 2030 per lo Sviluppo sostenibile (Realizzare l’eguaglianza di genere) in Italia è semplicemente impossibile da realizzare. Lontanissimo dal nostro orizzonte, innanzitutto in Italia, con uno spreco enorme per il Paese, tutto il Paese, quindi anche per gli uomini.

Vediamoli da vicino, alcuni numeri. Il Rapporto internazionale più attendibile è il Global Gender Gap Report che di fatto fotografa, punto per punto, la disparità di genere nel mondo, mettendo a confronto i dati di 149 paesi. A questo link trovate tutti i dettagli, che comprendono le diversità di salari e stipendi tra uomini e donne, come le differenze nell’accesso alla formazione, alle cure mediche, alle posizioni più alte nella scala della distribuzione del potere.

GLOBAL GENDER GAP REPORT

In generale, e numeri alla mano, possiamo dire che nel mondo, visto attraverso le postazioni di 149 paesi, l’eguaglianza tra uomini e donne, per esempio nei salari, avanza come una tartaruga. Nella metà di questi 149 paesi, uomini e donne guadagnano, a parità di ruoli, la stessa cifra. I progressi verso l’eguaglianza di genere, che l’Onu considera essenziale per un pianeta davvero sostenibile, ci sono, anche se molto, troppo lenti. Mentre parliamo, forse con eccessiva enfasi, di «un secolo delle donne», ovvero di un nuovo mondo nel quale le donne sono al centro del campo, e così riconosciute, secondo i calcoli del Global Gender Cap Report, serviranno almeno 108 anni, andando di questo passo, per arrivare al traguardo, fissato al 2030 dall’Onu, della parità di genere.

PER SAPERNE DI PIÙ: I numeri che ci fanno diventare rossi: il libro che racconta tutti i settori dove l’Italia è ultima, in Europa o anche nel mondo

CONDIZIONE DELLE DONNE IN ITALIA OGGI

Bisogna accelerare la marcia, e non si può pensare che siano solo e sempre le donne a farlo. Il caso dell’Italia è paradigmatico. La posizione del nostro Paese nella classifica del Global Gender Cap Report, è posto numero settanta. Metà classifica: meglio, potreste pensare, che stare in fondo come avviene per altri ambiti della vita sociale ed economica. Neanche per idea: essere al posto 70 su 149 paesi del mondo per la disparità di genere è semplicemente una vergogna, uno scandalo. Specie se considerate altri due aspetti, non proprio irrilevanti. Primo aspetto: l’Italia in questa classifica che sancisce lo spreco declinato al femminile, è messa peggio di paesi come Honduras e Montenegro, due nazioni che possono dire ad alta voce di trattare le donne meglio di noi. Di discriminarle meno dell’Italia. Secondo aspetto: nell’Europa occidentale, la nostra casa comune, in quanto a pari opportunità, tra uomini e donne, l’Italia è in fondo alla classifica e sono messi peggio soltanto tre piccoli paesi come la Grecia, Malta e Cipro. Intanto l’Europa occidentale, nel mondo, rispetto ad altri continenti e grazie innanzitutto alle nazioni del Nord Europa, e non per il contributo dell’Italia, è il luogo del globo dove le pari opportunità vengono più rispettate.

RUOLO DELLA DONNA IN ITALIA

D’altra parte, sempre restando alla legge dei numeri, che Platone nella sua Repubblica definiva «essenziali per capire e per governare, in quanto aiutano a ragionare e a dare una direzione», in Italia esiste una disparità salariale, di stipendi, di soldi guadagnati con il lavoro, davvero incredibile, a danno delle donne. A fronte di compensi che per i maschietti arrivano a 50.584 dollari l’anno, parliamo di un valore medio, le donne devono accontentarsi di 28.834 dollari l’anno. In una parola: fanno lo stesso lavoro e guadagnano la metà.

PER APPROFONDIRE: Donne, in 25mila lasciano il lavoro per un figlio. E in 5,5 milioni rinunciano alla maternità

OCCUPAZIONE FEMMINILE

L’occupazione continua, in modo inarrestabile, a privilegiare sempre gli uomini rispetto alle donne. Specie per il terrore che possano andare in maternità. Tra il dicembre del 2021 e lo stesso mese del 2022 sui 334 mila nuovi occupati, 296 mila sono uomini e solo 38mila donne.
In pratica l’88 per cento delle assunzioni ha riguardato gli uomini. E mentre la media europea dell’occupazione femminile si attesta al 62,7 per cento, in Italia siamo al 51,3 per cento. Oltre dieci punti in meno.

IMPORTANZA DELLA DONNA

Potremmo andare avanti all’infinito, ricordando la percentuale di donne disoccupate (nelle regioni meridionali lavorano solo tre donne su dieci); i conti della Banca d’Italia, secondo i quali la discriminazione delle donne sul lavoro per l’Italia si traduce in uno spreco, una perdita, di ben 6 punti di pil; la vergogna di 25mila donne che in Italia, ogni anno, devono lasciare il lavoro per fare un figlio. Tutto porta in una sola direzione: le donne continuano a essere considerate, sul lavoro, un genere inferiore, molto inferiore, rispetto all’uomo.  Discriminate sul lavoro e martiri in quanto a violenza domestica: circa 2mila donne assassinate,  negli ultimi dieci anni, all’interno di un ambiente familiare dove l’uomo domina, come sul lavoro, con la sua violenza più efferata.

PER SAPERNE DI PIÙ: Per fermare la strage delle donne, un femminicidio ogni 72 ore, non servono proclami

FONDI EUROPEI PER LA LOTTA AI FEMMINICIDI

Purtroppo, a fronte di tanta violenza e tanta pigra solidarietà, nella lotta contro i femminicidi non si fa la cosa più importante: mettere i soldi sul tavolo. Servono risorse per creare competenze, dare supporto alle donne attraverso i Centri anti-violenza che spesso esistono solo sulla carta, attrezzare risposte convincenti da parte degli apparati dello Stato in seguito alle denunce. E servono soldi per finanziare programmi specifici per combattere la violenza in famiglia. Dove prenderli? Un’opportunità importante arriva dal Recovery fund che non potrà ignorare questo capitolo di spesa pubblica.

RUOLO DELLA DONNA NELLA SOCIETÀ

Intanto l’unico settore dove le donne hanno un primato fuori discussione, in quanto a riconoscimento del proprio impegno ed a ruoli di gestione, è il volontariato. Un universo dove, fateci caso, ovunque c’è un’associazione che funziona, ovunque c’è una prova di generosità fuori dal comune, ci sono delle donne in prima linea.  Donne con tanti abiti, di mamme e di single, di benestanti e di povere, di laiche e di religiose. Viene sempre in mente, a noi di Non sprecare, l’immagine di suor Marianna durante i giorni di uno dei tanti terremoti che hanno colpito le zone del Centro Italia. Lei ha il volto macchiato di sangue, è stesa a terra con il suo umile abito di suora, circondata dalle macerie e dai cadaveri di tre suore che vivevano nel suo stesso convento, le Ancelle del Signore di Amatrice, crollato in seguito alle scosse. Ma solo un attimo dopo avere capito di essere salva, suor Marianna è già in piedi, pronta a riprendere la sua vita generosa, a combattere per aiutare gli altri, a spendersi al massimo delle sue ormai poche forze. Come fanno tante, tantissime donne, che l’Italia sembra non avere alcuna voglia di riconoscere per il loro valore.

QUELLO CHE SERVE DAVVERO ALLE DONNE:

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