Sprechi negli enti lirici: tre grandi riforme a costo zero.

  TEATRI LIRICI, DOPO IL PASSO DI TREMONTI TRE GRANDI RIFORME A COSTO ZERO L`assicurazione del ministro Tremonti di ripristinare il Fondo unico per lo spettacolo del 2011 su livelli inferiori al 2009 ma superiori, sia pur di poco, al 2010 rappresenta senz`altro una ciclopica aspirina per i teatri d`opera ma non cambia la percezione […]

 

TEATRI LIRICI, DOPO IL PASSO DI TREMONTI TRE GRANDI RIFORME A COSTO ZERO L`assicurazione del ministro Tremonti di ripristinare il Fondo unico per lo spettacolo del 2011 su livelli inferiori al 2009 ma superiori, sia pur di poco, al 2010 rappresenta senz`altro una ciclopica aspirina per i teatri d`opera ma non cambia la percezione di quale sia la politica del governo in materia di spettacolo:

quella cioè di mettere in atto una len- ta ma inesorabile selezione darwiniana. Chi sopravvive (soprattutto ora che non ci sono più «scuse»), bene;

chi annega, peggio per lui.

Sembra ingeneroso dirlo ora ma non si dimentichi che la sola Opéra di Parigi riceve dallo Stato francese poco meno di quanto ricevono, dallo Stato italiano, le nostre 14 fondazioni liriche tutte insieme.

Ci sono tre cose però che il governo potrebbe fare a costo zero e che recherebbero altri notevoli benefici al settore. La prima è di ripartire il Fondo in modo tale da abbassare le quote fisse (legate agli organici dei teatri) innalzando al contempo le quote, oggi minime, legate alla produttività.

Quest`ultima è misurabile e, se premia- ta, incentiverebbe la creatività della proposta culturale di chi ha l`onere/onore di redigere un cartellone artistico, mortificando chi produce poco o nulla. La seconda è di comunicare non di anno in anno ma ogni tre o, meglio, ogni cinque anni, quale sarà l`ammontare del Pus. Una programmazione a medio termine costa infatti molto meno di una programmazione annuale, perché i contratti con gli artisti possono essere ammortizzati su più produzioni. La terza è di esercitare come non ha mai fatto finora il diritto di controllare l`operato amministrativo (quello artistico, per carità di Dio, no) delle istituzioni finanziate, limitandone gli sprechi.

Non è bello che un governo costringa le istituzioni culturali del Paese che rappresenta a una guerra di sopravvivenza. Ma se selezione darwiniana deve essere, lo sia con regole chiare, che evitino che la vita delle fondazioni liriche dipenda dall`occasionalità di una visita del ministro nel camerino di un, sia pure illustrissimo, maestro.

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