Acquari pensati per rubare. Ma si possono sprecare 120 milioni di euro per vasche di pesci mai aperte (foto)?

A Roma il caso più clamoroso: l’acquario «Sea Life» è un cantiere aperto dieci anni fa e mai chiuso. Intanto è costato già 120 milioni di euro. A Bari un acquario morto e distrutto è sulle guide turistiche. Anche a Napoli uno nuovo, mai visto.

SPRECHI DENARO PUBBLICO ACQUARI

Se ne parla poco, ma nel catalogo degli orribili sprechi del denaro pubblico stanno salendo di quota gli acquari. Spesso inutili, talvolta finti, e quasi mai terminati oppure abbandonati nel più completo degrado. Ho cercato di capire il senso di questa moda degli acquari e poi tutto mi è stato spiegato con estrema chiarezza: con gli acquari è facile imbrogliare. E rubare soldi pubblici.

Innanzitutto è un’opera classificata come una spesa green, dunque è di moda, fa tendenza e incrocia tutta la retorica sulla sostenibilità che i cinici usano solo per i loro affari. Poi si tratta di un’opera pubblica piccola, di impatto non enorme, dove i vari costi specifici possono essere facilmente gonfiati. Chi potrà mai contestare la spesa per una speciale vasca per le tartarughe? Chi avrà qualcosa da ridire su un particolare tipo di pavimento che serve per le vasche dei pesci? E così via. Morale: con l’acquario la truffa e lo spreco sono garantiti.

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ACQUARIO DI ROMA SEA LIFE

Prendiamo il caso dell’acquario di Roma, conosciuto con il roboante nome (ovviamente british) di «Sea Life», miraggio in quella terra di miraggi dell’Eur e dei suoi diversi nuovi cantieri, a partire dalla Nuvola firmata dall’architetto Fuksas.

Nel 2008 l’amministrazione comunale di Roma, già indebitata fino al collo, e l’Ente Eur, che spesso ha proprio i connotati del mini-carrozzone pubblico, mettono nero su bianco, e finanziano con lauti prestiti bancari, il progetto di un acquario romano con una caverna da scavare sotto il laghetto dell’Eur. Un’opera ovviamente, trattandosi di Roma, imperiale, con tanto di preventivi faraonici, come se si stesse pensando alle nuove piramidi sull’acqua. Un acquario con 30 vasche e cinquemila specie di pesci, un tunnel subacqueo e spazi espositivi sott’acqua, e un organico di 200 persone, comprese quelle da reclutare per il museo marino (che cosa ci azzecchi Roma con un museo marino è tutto da dimostrare…).  Nel pacchetto-imbroglio degli acquari infatti è sempre compresa anche la voce di assunzioni che poi i politici si possono spartire.

COSTI ACQUARIO DI ROMA

Di fronte a un progetto così mirabolante, i soldi escono immediatamente, e l’opera viene data per conclusa e consegnata in quattro anni alla modica cifra di 80 milioni di euro. Di anni, intanto, ne sono passati già dieci, l’acquario non è mai stato finito, e finora sono stati spesi 120 milioni di euro. Il più grande parco di acqua dolce d’Europa, che si trova a Losanna, è costato esattamente la metà, 67 milioni di euro, ed è stato regolarmente consegnato. Vi risparmio il lungo elenco di contenziosi tra le imprese che hanno fatto i lavori e reclamano ancora pagamenti, gli enti, innanzitutto la Eur SpA, che pagano, e l’amministrazione comunale alla quale arriva il conto finale e che minaccia di revocare la concessione per l’opera.

E poiché siamo a Roma la capitale dei tarocchi, dal confine sempre stretto tra il vero e il falso, l’acquario mai aperto viene puntualmente annunciato, mese dopo mese, ai turisti e ha già un sito che lo battezza come una delle più emozionanti attrattive della capitale. Totò e Peppino che volevano vendere la fontana di Trevi erano dilettanti rispetto a questi manipolatori dei megafoni del turismo romano.

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ACQUARIO DI BARI

Anche a Bari, l’acquario locale viene presentato dalle guide turistiche come imperdibile. Peccato che non esiste. O meglio: ne esistono macerie e scavi, per lavori di ristrutturazione mai partiti, nonostante finanziamenti stanziati e soldi spesi. Qui non è neanche chiaro chi deve fare che cosa. L’acquario era dell’amministrazione provinciale, poi è passato alla società che gestisce il Porto, ma intanto è considerato come un oggetto infetto: nessuno ci vuole mettere le mani sopra.

(Fonte: Repubblica.it)

ACQUARIO DI NAPOLI

A Napoli, un altro capolavoro della vulcanica fantasia locale, è il progetto, mai realizzato ma costato diverse decine di milioni di euro, di un acquario con tanto di ospedale per le tartarughe. Siamo in quella Bagnoli capoluogo dello spreco e dell’inerzia più totale, posto simbolo (qui veramente si potrebbe fare un museo) dello spreco del denaro pubblico tra bonifiche puzzano di corruzione, e progetti avviati e mai portati fino al termine. Come appunto l’acquario. 

(Turtle Point Bagnoli. Fonte: Napolitan)

COME UTILIZZARE CORRETTAMENTE IL DENARO PUBBLICO

Se restiamo solo allo sciagurato caso di Roma, potete avere un’idea di che cosa significhi rubare con l’acquario. Avete presente quante cose si possono fare davvero con 120 milioni di euro? Si possono costruire delle scuole, degli asili. Si possono finanziare aiuti alle donne in maternità che lavorano. Si possono acquistare tanti, tantissimi autobus nuovi e non fare bruciare quelli vecchi e pericolosi. La cifra di 120 milioni è pari all’intero finanziamento dell’Unione europea per superare il digital divide in Italia e fornire di hotspot wifi gratuiti tutte le regioni del paese. Ma per lor signori a Roma, Bari e Napoli, è meglio, molto meglio, sprecare i soldi con il miraggio degli acquari.

(Nell’immagine lo stato di abbandono dell’acquario di Bari. Fonte: Barinedita)

GRANDI OPERE: GRANDI SPRECHI

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