Sprechi a Napoli: la nuova aula del Consiglio comunale non serve a nulla

Ritorno al castello. Dopo cinque anni, per il primo consiglio comunale di Napoli ha riaperto un museo, l’antica sala dei Baroni al Maschio Angioino. Resta invece deserta la sede consiliare (da 100 posti) del nuovo palazzo comunale di via Verdi. L’edificio – a pochi passi da palazzo San Giacomo, storica sede del Comune – fu […]

Ritorno al castello. Dopo cinque anni, per il primo consiglio comunale di Napoli ha riaperto un museo, l’antica sala dei Baroni al Maschio Angioino. Resta invece deserta la sede consiliare (da 100 posti) del nuovo palazzo comunale di via Verdi. L’edificio – a pochi passi da palazzo San Giacomo, storica sede del Comune – fu acquistato sei anni fa per 34 milioni dalla giunta Iervolino con una discussa (e contestata) operazione immobiliare nella quale fu coinvolto nel ruolo di intermediatore Alfredo Romeo, imprenditore napoletano coinvolto nell’inchiesta Global Service.
 
L’aula per le assemblee è piccola e scomoda. Condizioni che hanno reso inevitabile la scelta di trasferirsi.  Troppi i cittadini che hanno chiesto di assistere alla prima riunione dell’assemblea cittadina. Sebbene i consiglieri siano stati ridotti a 48 secondo la nuova legge e quindi si siano liberati 12 posti (l’area ne conteneva 60), un centinaio di giornalisti e di televisioni si sono accreditati e più di 400 cittadini hanno chiesto di assistere all’evento. Praticamente una folla oceanica per la nuova sede del Consiglio.  All’epoca fu un’operazione immobiliare discussa, costosa e rivelatasi oltretutto inadeguata, finita sotto la lente della Corte dei Conti. Oggi è un bel problema, visto che il sindaco Luigi De Magistris incoraggia la partecipazione dei cittadini e attira l’attenzione mediatica. Il primo Consiglio, giocoforza, è stato organizzato nella vecchia aula consiliare, anche gli altri diserteranno la nuova aula di via Verdi e sceglieranno il Maschio Angioino.

"È davvero un mistero capire cosa ha spinto all’acquisto di un immobile così inadeguato per una spesa così consistente – accusa il neo assessore al Patrimonio Bernardino Tuccillo – Come si fa a pensare di acquistare un palazzo come sede del Consiglio comunale e poi non avere spazio per l’assemblea cittadina? Chiediamo alla magistratura di fare luce sulla questione, chiederò informazioni sulla procedura d’acquisto. Chi ha sbagliato deve pagare. Ne parlerò oggi stesso con il sindaco Luigi De Magistris. Per la sede della Regione che è di 14 mila metri quadri sono stati spesi 27 milioni, per il palazzo del Consiglio comunale di 5.000 metri quadri l’investimento è di ben 34 milioni".

Di qui la decisione di spostare il consiglio nella vecchia sede, sebbene insufficiente. È  senza collegamenti internet, è poco attrezzata in quanto a temperatura confortevole e a servizi, ma almeno è spaziosa. Basta confrontare le due aule: 100 posti a via Verdi, 400 i posti a sedere possibili (solo per stampa e cittadini, esclusi consiglieri e giunta) nella Sala dei Baroni e più di 100 quelli in piedi. Ma il Maschio Angioino può essere usato solo in casi eccezionali e oltretutto è sottoposto ai vincoli della Soprintendenza.

Per ora, è andata bene. Ma siamo solo agli inizi. Il neo sindaco De Magistris non solo eredita uno dei paradossi dell’ultima giunta Iervolino ma dovrà provare anche a sbrogliarlo. La soluzione potrebbe arrivare da un’idea che circola in ambienti comunali: usare l’aula multimediale, attrezzarla per il pubblico potenziando l’aspetto informatico. Far partecipare i cittadini attraverso uno schermo è una delle poche alternative praticabili. Un po’ poco per un investimento così consistente.

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