Eolico in Italia: diminuisce la produzione

In Europa siamo solo settimi con la Germania al primo posto, seguita da Svezia, Finlandia e Francia. I motivi dei ritardi per questo tipo di energia rinnovabile

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Eolico in Italia: abbiamo l’ambizioso obiettivo di raggiungere il 27 per cento dei consumi entro pochi anni. Ma quanto vale l’energia eolica in Italia? Come procedono gli investimenti in questo settore? In quali regioni ci sono più impianti? A fronte di tanti annunci e tante promesse, parlano i numeri: l’Italia è soltanto al tredicesimo posto a livello continentale nella classifica relativa agli investimenti realizzati nel settore eolico nel corso dell’anno 2021. Dati che non combaciano con l’agenda sostenibile del Paese né con i piani internazionali. Ma qual è il contesto reale dell’eolico in Italia e a che punto del suo sviluppo si trova? Ecco una chiara panoramica di ciò che sta accadendo.

EOLICO IN ITALIA

L’eolico continua a crescere in Europa, ma con più lentezza rispetto alla tabella di marcia, e con sempre minori possibilità di centrare i target previsti dall’Unione pari a 120 gigawatt entro il 2030 e 300 entro il 2050. Attualmente siamo ad appena 30 gigawatt. L’Italia è particolarmente indietro, rispetto agli altri paesi europei in questo faticoso percorso. Secondo i dati di WindEurope, nel 2022 in Europa sono stati installati impianti eolici per 19 gigawatt e il paese che ha fatto di più  è la Germania, seguita da Svezia, Finlandia, Francia e Regno Unito. L’Italia è soltanto al settimo posto di questa classifica, e nel 2022 la produzione di elettricità dal vento è stata pari a 20,358 TWh. Meno del 2021, con un calo dell’1,8 per cento.
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ENERGIA EOLICA IN ITALIA

L’Italia oggi sarebbe nelle condizioni di raggiungere gli obiettivi prefissati entro il 2030 sulla transizione dalle fonti fossili all’energia rinnovabile. Ma purtroppo, i lenti processi burocratici e le manovre del governo ostacolano lo sviluppo dell’eolico in Italia. La potenza eolica presente sul territorio italiano è pari a 10,93 GW. Un risultato mediocre se si pensa che è da più di 20 anni che si investe sull’eolico nel Paese.

Eppure, nell’ultimo decennio sia gli investimenti che le autorizzazioni a tal proposito hanno subito un calo drastico, portando l’installazione degli impianti eolici, on-shore e off-shore, a livelli insufficienti e per nulla in linea con i progetti iniziali. Infatti, secondo i dati di WindEurope, l’istallazione di pale eoliche dovrebbe raggiungere una potenza di tutt’altra portata. Nello specifico, per restare in linea con l’agenda e il Green Deal, sarebbe necessario installare qualcosa come 8GW all’anno solo in Italia, ma nel triennio 2018 – 2020 ne sono state autorizzate appena 125 MW.

DOVE SI TROVA ENERGIA EOLICA IN ITALIA

Oltre ad un collasso evidente negli investimenti per l’energia eolica, il Paese si vede ancora una volta diviso a metà. E questa volta per gli impianti eolici, situati per oltre l’80% nelle regioni del Meridione d’Italia.

Le 6 Regioni con maggiore potenza eolica in Italia:

  • Puglia, 2.674 MW
  • Sicilia, 1.935 MW
  • Campania, 1.745 MW
  • Basilicata, 1.301 MW
  • Calabria, 1.173 MW
  • Sardegna, 1.111 MW

In pratica, l’energia eolica è prodotta prevalentemente nel Sud del Paese e produce circa 10 GW di potenza. E solo circa 1 GW è prodotto nel Centro Italia e in minima parte al Nord. Escluse regioni come la Lombardia, il Trentino Alto Adige, la Valle d’Aosta, il Veneto e il Piemonte che, a causa dei pochi impianti a disposizione, generano insieme una potenza inferiore ai 40 MW. Ma dove si trova il parco eolico più grande d’Italia?

QUAL É IL PARCO EOLICO PIÙ GRANDE D’ITALIA

Il parco eolico più grande d’Italia è stato installato in Sardegna e precisamente nei comuni di Baddusò e Alà dei Sardi, nella provincia di Sassari. Con 69 turbine e una potenza totale di 138 MW, l’impianto sardo si posiziona tra i migliori d’Europa. Pensate che in un anno può contribuire alla produzione di circa 330 GWh, aiutando diverse comunità ad usufruire di energia pulita e abbattendo le circa 180 tonnellate di gas serra che si riversavano nell’aria per la produzione di energia da risorse non rinnovabili.

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ENERGIA EOLICA IN EUROPA

Secondo WindEurope, in Europa nel 2022 sono stati installati nuovi impianti per circa 19 gigawatt complessivi di potenza. L’87 per cento di questa nuova capacità riguarda impianti onshore, mentre i parchi offshore hanno pesato per appena 2,5 gigawatt. In queste condizioni, e con questi ritmi, sarà impossibile raggiungere i target fissati per il 2030 e per il 2050 e attualmente l’eolico in Europa copre solo il 17 per cento del consumo di elettricità.

SVANTAGGI DELL’ENERGIA EOLICA

L’eolico in Italia è da molti considerati un problema a causa dell’eccessivo spazio di cui necessita, ma anche per il suo forte impatto visivo e per l’inquinamento acustico. Un parco eolico, ovunque esso sia costruito, ha bisogno di fondi ingenti per l’installazione. In genere, le aree con maggiore presenza di pale eoliche sono distanti dai centri abitati, ma il suono delle pale si propaga per centinaia di metri e può risultare fastidioso per chi vive nelle vicinanze. Inoltre, le turbine creano un contrasto con il paesaggio che spesso è poco apprezzato.

Un caso simbolo di questo genere di rischi, dopo tanti scempi che abbiamo visto tra gli uliveti della Puglia, arriva da Orvieto, dove esiste un progetto per sette pale eoliche, da duecento metri di altezza, che potrebbero deturpare un paesaggio, Duomo compreso, tra i più belli dell’Italia centrale.

CHI FRENA LO SVILUPPO DELL’EOLICO IN ITALIA 

Per concludere, gli investimenti e lo sviluppo dell’eolico in Italia dipendono direttamente dalla politica e dall’eccessiva burocrazia nel processo di autorizzazione e installazione degli impianti. Ed è per queste due ragioni particolarmente che il nostro Paese vive un declino nel settore. La difficoltà nel portare avanti i progetti e la politica restia a tal riguardo, rendono quasi impossibile procedere con i piani nazionali e internazionali. Inoltre, dalle ultime manovre del governo si evince come in realtà potrebbe anche esserci un coming back al carbone per ovviare alla crisi scatenata dalla Russia. Tutto ciò potrebbe solo allungare le tempistiche per l’attuazione della transizione alle rinnovabili.

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