Shoppingland, l’altra dimensione dove la merce “mangia” l’uomo

La Grande Mela Shoppingland (Verona, New York o Timbuct, che importa…) In aperta campagna, in mezzo a terreni coltivati e pascoli verdi, si erge la “Grande Mela”, una specie di New York in miniatura. Mentre dalla macchina la osservi avvicinarsi, rimani rapito dalla mastodontica struttura, simile ad una gigante navicella spaziale in vetro, tante piccole […]

La Grande Mela Shoppingland (Verona, New York o Timbuct, che importa…)
In aperta campagna, in mezzo a terreni coltivati e pascoli verdi, si erge la “Grande Mela”, una specie di New York in miniatura. Mentre dalla macchina la osservi avvicinarsi, rimani rapito dalla mastodontica struttura, simile ad una gigante navicella spaziale in vetro, tante piccole lastre unite a formare il complesso.
Il parcheggio e’ sorprendentemente occupato da automobili in ogni momento della giornata e trovare posto e’ un delirio.

La porta a scorrimento automatico sorride e da’ a tutti il benvenuto. Divora famelica chiunque e qualunque cosa si muova, li trasporta in un’altra dimensione: il “dovunque”, l'”anonimo”. Potresti trovarti a Napoli, Roma, Bangkok, Pechino o Timbuctu’ e non rendertene conto. La tiepida brezza primaverile, il caldo afoso estivo o il rigido freddo invernale non penetrano le spesse mura: all’interno si mantiene una temperatura costante che oscilla tra i venti e i venticinque gradi. Solo i giubbotti in mano o i sandali ai piedi ancorano saldamente alla realta’ una piccola parte della tua memoria.

Davanti a te si sussegue una serie in apparenza infinita di vetrine: vestiti, gioielli, profumi, libri, gelati, piatti, bicchieri, televisioni, perfino animali. Non c’e’ prodotto che scampi alla gabbia di vetro infernale.
Tutti i corridoi confluiscono in un atrio centrale, adornato con fontane in stile liberty, palme, vegetazione di ogni specie e provenienza, videogiochi e carrettini ambulanti con dolciumi e zucchero filato.

Sollevi appena la testa e si materializzano altri quattro piani identici a quello in cui ti trovi. Brulicano di gente, come un formicaio dal “meccanismo invertito”: non si procurano le provviste per la stagione invernale, ma assaltano gli scaffali che si assopiscono solitari solo quando la penombra avvolge il centro commerciale.
I carrelli vuoti all’ingresso escono carichi di cianfrusaglie. Ti aggiri per i corridoi con aria trasognata, abbagliato dalle luci forti dei negozi e intontito dall’aria condizionata. Con un meccanico gesto della mano apri e chiudi il portafoglio e lo senti sempre piu’ leggero, senza chiedertene il motivo.
“Avvisiamo la gentile clientela che tra quindici minuti il centro commerciale chiudera’”. Ecco che i vermi abbandonano la mela, attraversano le stesse porte di… una, due, tre o sei ore prima…?

Settore C12. Il bagagliaio della tua auto apre la bocca e poi la richiude, piena. Rimetti a posto il carrello, vuoto. Monti in macchina, chiudi la portiera e solo allora ti rendi conto che dieci maglie, quattro paia di scarpe, due borse, un servizio da the e tre libri di ricette… forse non erano indispensabili.

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