Salva ciclisti, legge bipartisan

Ha portato i primi risultati la mobilitazione italiana a sostegno della sicurezza nell’uso urbano della bicicletta. 61 tra deputati e senatori di ogni parte politica con l’esclusione della Lega hanno firmato il progetto di legge elaborato dal senatore del Pd Francesco Ferrante e chiesto dal popolo della rete sulla scia di una’analoga mobilitazione partita in […]

Ha portato i primi risultati la mobilitazione italiana a sostegno della sicurezza nell’uso urbano della bicicletta. 61 tra deputati e senatori di ogni parte politica con l’esclusione della Lega hanno firmato il progetto di legge elaborato dal senatore del Pd Francesco Ferrante e chiesto dal popolo della rete sulla scia di una’analoga mobilitazione partita in Gran Bretagna dalle pagine del Times.

Una campagna rilanciata anche da Repubblica, che è passato soprattutto attraverso un gruppo di sostegno su Facebook e il passaparola su Twitter.

I punti salienti del documento vedono l’inserimento del limite di 30 km/h nelle zone residenziali in cui non siano presenti piste ciclabili e la destinazione della quota del 2% del budget delle società dei gestori stradali e autostradali per la realizzazione di piste ciclabili.

In 11 articoli si prevede poi una lunga serie di cambiamenti soprattutto a carico del traffico automobilistico, che vanno dal "obbligo per gli autoarticolati di dotarsi di strumenti tecnici a tutela della mobilità ciclistica" ai test di guida che abbiamo obbligatoriamente "corsi di formazione, atti a migliorare la sicurezza per quanti usufruiscono della mobilità ciclista. La partecipazione ai corsi diventa requisito obbligatorio per il conseguimento della patente di guida".

La futura legge ha come obiettivo di "favorire la cultura del rispetto delle regole della circolazione stradale, dando maggiore tutela a chi utilizza la mobilità ciclistica, nonché ad incentivare esviluppare l’uso della mobilità ciclistica". Per questo, si legge ancora nel testo, il ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture entro 90 giorni, dalla approvazione della presente legge, realizza, senza oneri aggiuntivi a carico del bilancio dello stato, un’indagine nazionale per determinare il numero di persone che utilizzano la mobilità ciclistica, le aree interessate dalla mobilità ciclistica, il numero totale di chilometri di piste ciclabili e la loro dislocazione nelle diverse aree del Paese, nonché il numero dei ciclisti oggetto di incidenti.

Le altre notivà, oltre a quelle citate, riguardano la possibilità e l’incentivazione, per i privati, di creare "piste ciclabili e superstrade ciclabili anche attraverso l’attività di gestione di noleggi biciclette nelle suddette aree"; il raddoppio di alcune sanzioni pecuniarie a carico degli automobilisti; l’istituzione di un commissario alla mobilità ciclistica; l’installazione di impiantistica e strumenti tecnici agli incroci pericolosi.

"E’ giunto il momento di riconoscere – si legge nel preambolo della proposta di legge – ad ogni livello amministrativo e politico, la ciclabilità non solo come parte integrante della moderna mobilità quotidiana ma come soluzione efficace e a impattozero per gli spostamenti cittadini personali su mezzo privato. Deve essere riconosciuto l’elevato valore sociale della mobilità ciclistica. Il suo sviluppo e la sua tutela, nel nostro paese lungamente sottovalutati e anzi depressi dall’attenzione centrata sulla mobilità a motore gli attuali standardeuropei, già da anni a livelli altissimi e in Italia quasi inesistenti".

"La sicurezza delle persone che scelgono di spostarsi in bici – prosegue il prov vedimento – deve essere considerata una priorità, da raggiungere soprattutto e inprima battuta attraverso la limitazione e la moderazione del traffico veicolare a motore. L’attenzione del legislatore alla sicurezza si deve concentrare su decise azioni di limitazione della velocità in ambito urbano".

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