Marina Jaber, la donna che sfida i divieti arabi. E gira soltanto in bicicletta (foto)

In molti paesi del mondo arabo e musulmano l'uso delle bicicletta è vietato alle donne. Ma questa giovane pittrice ha deciso di non arrendersi e ha cominciato una grande rivoluzione, postando i suoi tragitti sulle due ruote sui social. Ora è molto seguita e anche se spesso viene fatta oggetto di insulti e dispetti continua a pedalare

pedalare contro i pregiudizi

RIVOLUZIONE IN BICICLETTA

Quella di Marina Jaber, 26 anni, pittrice, è una rivoluzionaria in bicicletta. Un gesto che, da solo, spiazza le leggi della stupidità, dell’oppressione e della guerra. È il simbolo di una disobbedienza civile di una donna molto coraggiosa, che ha deciso di non sprecare nulla della sua vita. E di sfidare le ottuse chiusure del mondo arabo e musulmano, dove la donna è spesso considerata un essere umano inferiore rispetto all’uomo, con un’autentica provocazione: andare in bici, cosa vietata, in paesi come l’Iraq e l’Iran, alle donne. Al punto che, secondo la versione degli ayatollah iraniani, una donna che utilizza la bicicletta per spostarsi, in realtà sta sconfinando nel buio  della corruzione e perfino della prostituzione.

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MARINA JABER

Jaber, ecco il gesto rivoluzionario, se ne frega di questi vincoli, e gira in bici, nelle strade di Bagdad, come se fosse in una qualsiasi città del mondo occidentale. Fa la spesa, va a trovare qualche amico, entra ed esce dal suo studio. Tutto in bicicletta. Così un giro alla volta, una pedalata dietro l’altra ha cominciato, senza più smettere, a fare quello che nessuna donna nella sua città osava fare. E pensare che, come racconta Dina al-Shibeeb su Al Arabiya, per continuare ad andare in bicicletta è dovuta andare anche contro la sua famiglia, tradizionalista come tante. L’uso delle due ruote, in questi Paesi, infatti è ammesso fino all’età di 12 anni: da quel momento in poi è severamente vietato perché esiste il cosiddetto “tabù del sellino”, che secondo una vecchia credenza potrebbe addirittura togliere la verginità.

PEDALARE CONTRO I PREGIUDIZI

La sua rivoluzione è cominciata in maniera graduale. All’inizio ha cominciato a pedalare nei quartieri più “moderni”, come Mansour e Abu Nuwas, documentando la sua “impresa” con delle foto sui social, accompagnate da uno slogan in arabo: “Io sono la società”. Nelle settimane successive, contro ogni più rosea previsione,  il suo profilo Instagam “esplode” di follower con ben 30 mila iscritti. “Ci dipingiamo come vittime della società, ma siamo noi stesse ad accettare quel che ci viene imposto – ha dichiarato Marina in una recente intervista – Cos’è allora la società? La società sono io”. In questo modo, con un gesto apparentemente banale è riuscita a ribaltare l’inutile senso di vittimismo che spesso attraversa strati diversi delle società di tutto il mondo. Questa giovane ventiseienne, infatti, è convinta che la ribellione parte da lei perché è lei stessa la prima a censurarsi. La sua rivoluzione ovviamente non ha vita facile: nei quartieri più tradizionalisti, tipo Shora, la spingono giù, le sgonfiano le gomme, la offendono. Ma lei non si scoraggia e continua a pedalare.

Le foto sono tratte dalla pagina Facebook di Marina Jaber

ANDARE IN BICICLETTA COME STILE DI VITA

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